Lo sguardo costante di una webcam coglie uno spazio devastato da un male invisibile come la radioattività, ma paradossalmente cattura anche la bellezza della natura dopo una catastrofe della portata di Fukushima. Gli addetti si muovono come astronauti nell’area deserta della centrale, dove l’unica presenza sembra essere quella delle sostanze radioattive che ondeggiando si disperdono nell’aria.
Una canzone folk e un rito pagano, una marcia religiosa e un tempio riflesso. Il blu del mare ci avvolge, siamo felici, nonostante stiamo tutti per sprofondare lentamente. «We Utopians are happy / This will last forever».
«La scomparsa dell’Uomo alla fine della Storia non è dunque una catastrofe cosmica: il Mondo naturale resta quello che è da tutta l’eternità. E non è nemmeno una catastrofe biologica: l’Uomo resta in vita come animale che è in accordo con la Natura o con l’Essere-dato. Ciò che scompare è l’Uomo propriamente detto…» Alexandre Kojève.
Alla fine del diciannovesimo secolo, Bernhard Förster e la moglie Elisabeth Nietzsche fondarono una colonia popolata da ariani “puri” dall’altra parte dell’oceano, in Paraguay. Più di cent’anni dopo, di quella colonia sono sopravvissuti solo i due fratelli Schweikhart: si cibano dei frutti che cadono dagli alberi e leggono la Bibbia e La volontà di potenza.
La forza dei sentimenti è un collage di forme e aforismi, un’enigmatica esplosione di emozioni che culmina nel Rigoletto verdiano. «Il film è irracontabile perché fatto di una miriade di racconti. Non è riassumibile perché non smette di riassumersi in corso d’opera. Ma è sontuoso, intenso, divertente». Serge Daney
Drexciya è una colonia sottomarina creata dai bambini mai nati delle donne incinte che venivano buttate a mare dagli schiavisti durante la traversata dell’Atlantico. Drexciya è un duo techno di Detroit la cui musica accompagna una riflessione su globalizzazione, capitalismo, mutamenti climatici e speranza di mondi nuovi.
Immersioni e pozzi di luce. C’è poesia nel ballo silenzioso dell’acqua e del suo popolo, mentre dall’altra parte del vetro, delle ombre osservano. «Comment tu as fermé les yeux ? Tu ne sais pas que dans l’eau on voit celui qu’on aime?» L’Atalante, Jean Vigo
Questo è un film sull’esistenza umana, sul teatro e sul cinema. Sul passato, il presente e il futuro, sul partire, sulla discontinuità e le cesure, sulla deformità, il vuoto e i buchi neri che si formano nello spirito. Questo è un film sulla cura e sulla ricerca dell’anima. Su dove molto tempo fa l’umanità possa aver perso la sua infanzia, perché anche l’umanità, come gli esseri umani, ha avuto un’infanzia.
A Fukushima, le viscere della centrale nucleare tengono a distanza gli esseri umani. Solo droni, robot e gru possono avvicinarsi. Questi macchinari riprendono quello che noi non possiamo più vedere.
«Siamo già tutti sirene, solo che ancora non lo sappiamo». Timothy Morton