2° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Retrospettiva - Nouvelle Vague

Les dernières vacances

The Last Vacation
di Roger Leenhardt
Nazione: Francia
Anno: 1947
Durata: 95'


L'idea iniziale della sceneggiatura è molto semplice, molto bella e delicata: un soggetto adatto a Giraudoux. Verso i quindici, sedici anni, una ragazza conquista, rispetto ad un ragazzo, una maturit` psicologica che egli, invece, conquister` solo qualche tempo dopo. L'arrivo di un giovane architetto parigino, incaricato dell'acquisto della propriet` familiare, fa, brutalmente, prendere coscienza a Juliette del suo destino di donna, allontanandola momentaneamente da suo cugino, Jacques, che avverte confusamente, nella sua puerile gelosia, che Juliette gli sfugge, per passare dal lato degli adulti, mentre egli, dal canto suo, intravede che il suo cammino per diventare adulto sar` più lento e doloroso. Queste "ultime vacanze" gli hanno insegnato a distinguere tra l'ultimo schiaffo di una madre e il primo schiaffo di una donna.

A. Bazin
("Ecran française", n. 135, 1948).


Non sono passato dal cortometraggio documentario al lungometraggio di fiction come si sale d'un gradino la scala professionale. Ho semplicemente voluto tentare di mettere in un film, con lo stile che avevo definito nei miei saggi sul cinema, un gusto dell'immaginazione e una sensibilit` personale che non ero riuscito a far passare in un romanzo. Insomma, avevo voglia di scrivere una sceneggiatura.
Il mio amico Pierre Gérin aveva lasciato la direzione dell'IDHEC per fare della produzione e aveva appena ottenuto un successo col primo film comico di Robert Lamoureux. I suoi finanziatori, seri industriali cattolici del nord, cercavano un soggetto di tono un po' familiare. Così fui indotto a proporgli dei casti amori di adolescenti in una propriet` di famiglia che stava per essere messa in vendita. L'originalit` di Dernières vacances sta nel fatto che il soggetto - un classico se non un luogo comune della letteratura francese dei primi del Novecento, il "romanzo del podere", diceva Albert Thibaudet - era inedito per lo schermo.
Partii per Villefranche-sur-mer a fissare nella solitudine la "continuit`" del film. Per lavorare bene uno sceneggiatore deve allontanarsi dal suo ambiente abituale e rifugiarsi in campagna, in albergo o presso amici. Man mano che terminavo una sequenza la mandavo, con un semplice schema di dialogo, a mio cognato Roger Breuil, cui avevo chiesto di mettere definitivamente a punto le battute di ogni scena. Verso la fine una sorta d'impazienza mi spinse a scrivere io stesso i dialoghi. Questa mancanza d'unit` non disturba. Il mio fraseggio è abbondante, decisamente parlato. Invece lo stile di Breuil, letterario senza essere teatrale, è conciso, più trattenuto, con dei passi d'una grazia incomparabile.
La sceneggiatura piacque molto a Pierre Gérin. Ma chi l'avrebbe girata? Avevo in mente due registi: Georges Lacombe, che aveva dato prova della sua sensibilit` in Jeunesse, e Henri Calef, che aveva da poco girato con intelligenza Jéricho. Lacombe fece un po' lo schizzinoso. Lo interessava di più un altro progetto. Calef ammirava i miei articoli e documentari. Di girare un film con me gli andava ma, letta la sceneggiatura, si sgonfiò.
"Eppure lei è un uomo di sinistra, come me!", mi disse pressapoco. "Quando il problema è quello di dar da mangiare ai poveri, un film poetico e tenero sulla grande borghesia di provincia ……
"C'è una critica sottile, sotto…"
"Tanto sottile che… No, davvero, non è il mio genere".
Riferii di questi rifiuti a Gérin, che allora mi suggerì di girare il film io stesso.
Certi giorni rimpiango di avere accettato. Les dernières vacances ha fatto si che venissi consacrato autore completo. Non è più stato possibile trovare un regista che accettasse di girare una sceneggiatura mia. Il mio giudizio di regista lo avrebbe messo in imbarazzo nel suo lavoro. È così che molti celebri sceneggiatori, tentati dalla regia, hanno fatto in tutta fretta e saggiamente ritorno al loro mestiere di autori. (…)

R. Leenhardt
("Avant-Scène", n. 255, 1980)


Per il grande pubblico, Roger Leenhardt non è uno sconosciuto, e ciò in seguito al suo recente documentario La naissance du Cinéma, opera perfetta, di gusto raffinato, a cui si associa una mirabile intelligenza tecnica, e che ha tutte le carte in regola per essere accessibile e goduta dagli spettatori del mondo intero.
Non nascondiamo di esserci un poco spaventati allorché Leenhardt accettò improvvisamente di girare un lungometraggio per il suo amico e produttore Pierre Gérin. (…)
Egli non aveva mai diretto attori, mai lavorato su un plateau, mai scritto un découpage. Sarebbe riuscito a salvarsi, armato solo della sua intelligenza, nella fossa dei leoni della tecnica?
Non era in causa solo la nostra amicizia, il tentativo di Leenhardt metteva in discussione un principio: il talento, e una notevole "intelligenza" nel campo cinematografico, erano ancora sufficienti, in Francia, per fare un film? Esistono senza dubbio dei registi-autori, ma un Becker aveva dovuto passare attraverso un lungo apprendistato, prima di poter scrivere le proprie sceneggiature. Leenhardt appartiene a quella categoria di registi-autori che risolvono i problemi tecnici solo con l'aiuto del loro stile; come un Cocteau, un Malraux, un Bresson. (…)
Ma veniamo ora a Dernières vacances. È un'opera discreta e penetrante, di cui si apprezza innanzitutto la finezza e la intelligenza, e che lascia nell'anima dello spettatore una sensazione così profonda tale da non lasciargli desiderare niente altro all'infuori di quello che è rappresentato sullo schermo. (…)
È curioso constatare come, ad eccezione di Jean Renoir in Règle du jeu, il cinema francese ha pressoché ignorato il tema del "dominio familiare", mentre la letteratura ci offre, in questo campo, opere come Dominique, Le Grand Meaulnes, o Isabelle, senza contare romanzi di secondo piano come quelli di Lacretelle o di Emile Clermont. Ma è ancora più curioso che il romanzo francese, da Balzac a Marcel Proust, a François Mauriac o André Gide, pur avendo apportato delle ricche testimonianze sulla vita e la morte della borghesia, non abbia ispirato al cinema che l'eterno e meraviglioso Règle du jeu. Sicuramente quindi, e se non altro per questo merito, Dernières vacances deve essere iscritto nella storia intellettuale del cinema francese. Vorrei inoltre far notare come Leenhardt abbia complicato le cose situando la scena tra il 1925 e il 1930, epoca a noi troppo prossima per non correre il rischio di ridicolizzare il costume di quegli anni, e di privare il film del soccorso di alcune referenze letterarie importanti.
Il regista si è trovato in una situazione ancora più difficile allorché ha dovuto procedere alla scelta dei protagonisti. Quindici anni è, per il cinema, l'et` ingrata per eccellenza. Non si può più contare sulla grazia tutta istintiva dell'infanzia, ma come si possono trovare degli interpreti, che pur così giovani, abbiano gi` una certa esperienza di recitazione alle spalle? Leenhardt è stato ricompensato per la sua audacia. Se Michel François, che non è sconosciuto sugli schermi, è eccellente, la giovane Odile Versois è semplicemente perfetta.
La sincerit` penetrante del tono, e la qualit` della emozione fornitaci, ci fa pensare a Vigo e a Radiguet (lo scrittore). Ma, al contrario degli eroi di Zéro de conduite e di Diable au corps, i protagonisti di Dernières vacances guariscono dall'infanzia, crescono. (…)
Ma l'intelligenza e la finezza dell'osservazione psicologica e sociale non acquista completamente il suo senso e il suo valore se non attraverso lo stile. Roger Leenhardt ha seguito fino in fondo l'ispirazione del suo stile. La sua "frase" cinematografica ha un ritmo e una sintassi discretamente personali. La sua chiarezza rischia di illuderci sulla sua originalit`. In possesso di un ammirevole senso della continuit` concreta della scena, Leenhardt sa rendere significativo il dettaglio senza rinunciare per questo ad una visione dell'insieme. Le sue migliori sequenze hanno la chiarezza luminosa di un'incisione. La danza sotto i lampioni nel giardino, per esempio, e la scena d'amore in barca non trovano il loro equivalente (per ragioni tecniche assai vicine) che in Renoir.
Leenhardt ha trovato la formula che fa di Renoir, di Malraux, Rossellini e Orson Welles la vera avanguardia cinematografica di questi ultimi dieci anni, e prepara una nuova soluzione stilistica per il découpage. (…)

A. Bazin
("Ecran française", n. 135, 1948)


Les dernières vacances fu un incontestabile successo. Questa cronaca d'una adolescenza era raccontata in uno stile che doveva tutto alla vita e non alle leziosaggini che accompagnano spesso le descrizioni di amori giovanili. Presentando a Cannes Adieu Philippine, Jean-Luc Godard lo citava come uno dei film più importanti realizzati in Francia dopo il 1945. Non gli dò torto. Non ci mettiamo a ripetere che Leenhardt è stato il "padre della Nouvelle Vague": è una formula che lo irritai e giustamente. Ma il suo rigore, di pensiero, la sua rettitudine di vita hanno avuto sullo sviluppo della nostra arte cinematografica un'influenza profonda e proficua.

G. Sadoul
("Lettres Françaises", 7 giugno 1962)

Biografia

regista

Roger Leenhardt

FILMOGRAFIA

LES DERNÈRES VACANCES (1947), LE RENDEZ-VOUS DE MINUIT (1961),

Cast

& Credits

Regia e sceneggiatura: Roger Leenhardt.
Soggetto: Maurice Junod.
Dialoghi: Roger Leenhardt, Roger Breuil.
Fotografia: Philippe Agostini.
Scenografia: Louis Barsacq.
Montaggio: Myriam.
Musica: Guy Bernard.
Interpreti e personaggi: Renee Devillers (Cècile), Pierre Dux (Valentin Simonet), Jean d'Yd (Walter Lherminier), Christiane Barry (Odette), Berthe Bovy (tante Délie), Odile Versois (Juliette Lherminier), Michel Frangois (Jacques Simonet), Raymond Farge (Augustin), Frederic Munie (Edouard), Marcelle Monthil (Amélie), Jean Varas (Pierre Gabard), Suzanne Demars (Emma), Liliane Maguy (Solange), Lucie Valnor (Jeanne).
Produzione: L.P.C. Pierre Gérin.
Distribuzione: Les Films Constellation.
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