Nazione: Francia
Anno: 1961
Durata: 102'


Una serie di circostanze che richiamano la condizione di Amleto - la morte del padre, le nozze della madre con lo zio - autorizzano Yvan a identificarsi con l'eroe shakespeariano e ad assumere un ruolo di giudice accusatore nei confronti dei familiari. Psichicamente instabile, il giovane tenta di riempire il vuoto della sua esistenza costruendosi un universo fittizio nei cui confini costringe la realt` quotidiana, vissuta perciò come irrealt`. Con la tenacia del mitomane, teatralizza la vita e fa delle persone che gli vivono accanto altrettanti personaggi di un nuovo Amleto. Così, la madre diventa la regina, lo zio diventa Claudio, la fidanzata Lucia diventa Ofelia. La proiezione di un film di contenuto grottesco serve allo pseudo-Amleto per accusare dell'assassinio del padre lo zio e la madre e, come a teatro, anche questo espediente non tarda a produrre i suoi effetti. Lo zio di Yvan, non sopportando il sospetto, si uccide proclamando la sua innocenza. Le sue ultime parole sono "mon fils" e rivelano che egli è il vero padre di Yvan, ponendo fine al gioco delle somiglianze, la vendetta ricade su chi l'ha pensata e attuata.

A. Moscariello
(Claude Chabrol, La Nuova Italia, Firenze 1976)


Non si tratta d'una trasposizione moderna della tragedia di Shakespeare: ritengo, per principio, che questo genere di adattamenti sia stupido, artificiale, e non possa dare che risultati desolanti. Si tratta dunque d'una apparenza di adattamento, ma ci sar` sempre uno scarto. Le farò un esempio assurdo: l'azione si svolge in un paese che si chiama "Ernelès" - questo nome è l'anagramma di "Elseneur", ma senza la 'u', quindi è un falso anagramma, come il mio adattamento è un falso adattamento. Lo spettatore rischia d'essere tratto in inganno. ma è precisamente questo tutto il soggetto del film: tra realt` e mito manca vero accordo. Da questo "non-adattamento" nasce il conflitto drammatico, alle frontiere tra reale e immaginario.
Il mio protagonista, Yvan, è un malato che rifiluta il mondo reale. Alla morte del padre si persuade di vivere l'avventura di Amleto, di essere Amleto, e cerca di modellare il mondo esterno a immagine della sua follia, di trascinare gli altri nel suo gioco. E poiché gli altri sono insoddisfatti della loro esistenza reale. accettano, tranne la donna che egli ha battezzato col nome di Ofelia e che incarna alla fine la ragione trionfante. Ho spinto molto oltre le analogie: Yvan-Amleto, ad esempio, gira un film in 16mm che sar` "il film nel film", come Shakespeare c'è "il teatro nel teatro" quando Amleto mette sotto accusa il suo patrigno. Ma queste analogie inquietanti saranno ingannevoli: in realt`, se vi sono coincidenze tali da sorprendere lo spettatore, è sempre Yvan che le ha provocate… Certe equivalenze sono grottesche. Così, il personaggio che ha accettato di essere Polonio ha la mania di snidare le ghiandaie. S'arrampica sugli alberi e saccheggia i nidi. Ma soffre di cuore, e un bel giorno che è su un albero e cerca di raggiungere un nido di ghiandaia, muore. Muore e resta appeso all'albero!
Su che tono tratta il film? È una farsa tragica?
Se c'è del comico, sar` piuttosto un comico alquanto atroce, mostruoso… Le racconterò l'inizio. Prima dei titoli di testa si vede la gente entrare in chiesa per i funerali del padre di Yvan. Alla fine dei titoli di testa la stessa gente esce dalla chiesa con gli stessi vestiti, ma con un garofano all'occhiello: è il matrimonio della madre di Yvan con lo zio di cui s'è invaghita. Ha l'aria d'una farsa, ma c'è della verit`: l'unica differenza tra un funerale è un matrimonio è un fiore all'occhiello. (…)

C. Chabrol
("Cinéma", n. 64, 1962)


Ophélia, si sente dire qua e l`, è un film piuttosto deludente, e in effetti c'è una certa distanza, non c'è dubbio, tra la forza un po' teorica del soggetto e la sua realizzazione. Le cause sono varie: uno scenario ad esempio (il castello), che non è quello inizialmente previsto da Chabrol, certe debolezze anche per quanto riguarda gli attori, la cui deformazione caricaturale rompe troppo i ponti, a tratti, con la credibilit` del racconto (Cerval). Tuttavia, nell'ottica della continuit` dell'opera di Chabrol che qui c'interessa, lo ritengo essenziale, a tal punto che la sua necessit`, per l'autore, ne maschera agevolmente, a mio parere, le mancanze. Certo, a questo soggetto a lungo accarezzato il regista ha forse dato vita troppo tardi, e l'antica esaltazione lascia passare in più d'una occasione la stanchezza; ma Ophélia ha il merito di dirigere la nostra attenzione con più precisione, giustamente su qualche chiave chabroliana.
Hitchcock. Che Chabrol non ripete, come lascia intendere una critica superficiale, ma di cui si serve a fini personali; così Ophélia, contrariamente alle apparenze, è forse più una sottile dissertazione su Vertigo che su Amleto. Dissertazione che, per il gioco dell'immaginario, rovescia tra l'altro gli elementi forniti da Hitchcock.
Hitchcock usava dell'immaginazione del suo personaggio per far sbocciare un mondo fantastico, la cui irrealt` era il frutto d'una lenta cristallizzazione poetica. d'una sublimazione. Anche in Chabrol c'è una cristallizzazione, ma una cristallizzazione nera, rovesciata, più cancro che deteriora e consuma le apparenze che ramoscello di Salisburgo.
E il personaggio di Jocelyn illustra quello che dicevamo prima sul ridicolo e il tragico. È il personaggio chabroliano per eccellenza perché:
1. Escluso, fatto che la regia sottolinea a volte troppo visibilmente: separato dagli altri all'uscita dalla chiesa; quando lascia la strada per camminare nei campi; i cancelli chiusi ecc.
2. Non sopporta l'apparenza dell'ordine attorno a lui e si d` delle giustificazioni morali.
3. Distruttore (tutte le scene di rapporti). "La gente confonde sempre le cose con la loro apparenza", dice, ma la gag del baro dei Godelureaux si sviluppa qui fino a divenire tutto il film, che è una gag tragica.
Uno dei meriti di Chabrol è osare portare fino in fondo certi principi della soggettivit` dei suoi eroi. "Se Faulkner fa scrivere la prima parte dell'Urlo e il furore a un idiota", dice, "perché non potrei far raccontare un film intero a un derelitto"? (L'oeil du malin). Ophélia, che è il dramma d'un individuo incapace di accettare le cose come sono, riprende questa idea. Per il personaggio di Jocelyn ci sono due categorie, che contemporaneamente lo racchiudono e gli servono da scudo: quella della sublimazione drammatica, tragica e shakespeariana e, all'opposto, quella del ridicolo, della farsa, del grottesco (di cui il film nel film, trattato a burla, d` la misura). Tra I due poli, nulla. Così, di fronte a questi eccessi, il personaggio di Juliette Mayniel appare per forza di cose lezioso mentre, unico a non cambiare, rappresenta la semplicit`. Il film racconta così il doloroso viaggio di un'anima complicata verso le cose come sono.

A. Fieschi
("Cahiers du Cinéma", n. 143, 1961)

Biografia

regista

Claude Chabrol

Claude Chabrol (Parigi, Francia, 1930) trascorre l’infanzia a Sardent nella Creuse e fin da giovanissimo mostra interessi per la letteratura poliziesca e per il cinema, fondando a 13 anni il primo cineclub del paese. Dopo la guerra si trasferisce a Parigi, dove si iscrive alla Facoltà di Lettere e dove ha modo di coltivare più a fondo la passione per il cinema. Entrato in contatto con i coetanei Truffaut, Godard, Rohmer e Rivette, inizia a lavorare come critico cinematografico per la rivista «Revue du Cinéma» e per i «Cahiers du Cinéma». In veste di critico, Chabrol ha modo di costruirsi una precisa posizione estetica, già con l’idea di diventare egli stesso un regista; fondamentale, a proposito, l’interesse per il cinema di Alfred Hitchcock, al quale dedica, insieme a Rohmer, una celebre monografia nel 1957. Al contrario dei suoi colleghi critici, tutti futuri autori della nouvelle vague, prima di diventare regista Chabrol non lavora come aiuto regista e non realizza cortometraggi, ma esordisce direttamente nel lungometraggio con Le Beau Serge (1959), realizzato grazie a un’inaspettata eredità della moglie. Nell’estate dell’anno successivo gira quindi I cugini, secondo titolo di una ricchissima filmografia che, sviluppandosi al ritmo di quasi un film all’anno, percorrerà 4 decenni e arriverà a comprendere oltre 50 titoli (l’ultimo è La commedia del potere, 2006).

FILMOGRAFIA

Le Beau Serge (id., 1958), Les Cousins (I cugini, 1959), À double tour (A doppia mandata, 1959), Les Bonnes femmes (Le donne facili, 1960), Les Godelureaux (I bellimbusti, 1961), Les Sept péchés capitaux (ep. L’Avarice, I sette peccati capitali, ep. L’avarizia, 1962), L’OEil du malin (1962), Ophélia (id., 1963), Landru (id., 1963), Les Plus belles escroqueries du monde (ep. L’homme qui vendit la Tour Eiffel; Le più belle truffe del mondo, ep. L’uomo che vendette la Torre Eiffel, 1964), Le Tigre aime la chair fraiche (La Tigre ama la carne fresca, 1964), Paris vu par (ep. La Muette, 1965), Marie-Chantal contre docteur Kha (Marie Chantal contro il dr. Kha, 1965), Le Tigre se parfume à la dynamite (La Tigre profumata alla dinamite, 1965), La Ligne de démarcation (1966), Le Scandale (Scandale - Delitti e champagne, 1967), La Route de Corinthe (Criminal Story, 1967), Les Biches (Les Biches - Le cerbiatte, 1968), La Femme infidèle (Stéphane, una moglie infedele, 1969), Que la bête meure (Ucciderò un uomo - Hallucination, 1969), Le Boucher (Il tagliagole, 1969), La Rupture (All’ombra del delitto, 1970), Juste avant la nuit (1971), La Décade prodigieuse (Dieci incredibili giorni, 1971), Docteur Popaul (Trappola per un lupo, 1972), Les Noces rouges (L’amico di famiglia, 1973), Nada (Sterminate «Gruppo Zero», 1974), Nouvelles de Henry James (ep. De Grey; Le Banc de la désolation, TV, 1976), Histoires insolites (ep. Monsieur Bébé; Nul n’est parfait; Une invitation à la chasse; Les Gens de l’été, TV, 1974), Une partie de plaisir (Una gita di piacere, 1975), Les Innocents aux mains sales (Gli innocenti dalle mani sporche, 1975), Les Magiciens (Profezia di un delitto, 1976), Folies bourgeoises (Pazzi borghesi, 1976), Madame le juge (ep. 2+2=4, TV, 1977), Alice ou la dernière fugue (1977), Les Liens du sang (Rosso nel buio, 1978), Violette Nozière (id., 1978), Il était un musicien (ep. Monsieur Liszt; Monsieur Prokofiev; Monsieur Saint- Saëns, TV, 1978), Histoires insolites (La Boucle d’oreille, TV, 1979), Fantômas (ep. L’Echafaud magique; Le Tramway fantôme, TV, 1980), Le Cheval d’orgueil (1980), Le Système du docteur Goudron et du professeur Plume (TV, 1981), Les Affinités électives (TV, 1981), M. le maudit (TV, 1982), La Danse de mort (TV. 1982), Les Fantômes du chapelier (I fantasmi del cappellaio, 1982), Le Sang des autres (Il sangue degli altri, 1984), Poulet au vinaigre (1985), Inspecteur Lavardin (Ispettore Lavardin, 1986), Masques (Volto segreto - Masques, 1986), Le Cri du hibou (Il grido del gufo, 1987), Une affaire de femmes (Un affare di donne, 1988), Les Dossiers secrets de l’inspecteur Lavardin (ep. L’Escargot noir; Maux croisés TV, 1988), Jours tranquilles à Clichy (Giorni felici a Clichy, 1990), Dr. M (Doctor M, 1990), Madame Bovary (id., 1991), Betty (id., 1992), L’OEil de Vichy (1993), L’Enfer (L’inferno, 1994), La Cérémonie (Il buio nella mente, 1995), Cyprien Katsaris (TV, 1996), Rien ne va plus (id., 1997), Au coeur du mensonge (Il colore della menzogna, 1999), Merci pour le chocolat (Grazie per la cioccolata, 2000), Les Redoutables (ep. Coup de vice, TV, 2001), La Fleur du mal (Il fiore del male, 2003), La Demoiselle d’honneur (2004), L’Ivresse du pouvoir (2006). 

Cast

& Credits

Regia: Claude Chabrol.
Soggetto: Paul Gégauff.
Sceneggiatura: Paul Gégauff, Claude Chabrol.
Fotografia: Jean Rabier.
Montaggio: Jacques Gaillard.
Musica: Pierre Jansen.
Interpreti e personaggi: Alida Valli (Claudia Lesurf), Claude Cerval (Adrien Lesurf), André Jocelyn (Yvan Lesurf), Juliette Mayniel (Lucie), Robert Burnier (André), Jean-Louis Maury (Sparkos), Lazlo Szabo (una guardia idiota), Attal e Zardi (due guardie), Serge Bento (François).
Produzione: Boreal Films.
Distribuzione: Lux.
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