«Nel 1980 il regista Emidio Greco propose ad Aberto un documentarietto
di montaggio di un'ora dedicato a Bunuel per una serie di Rai Due che si
chiamava "Uomini e idee del Novecento'. Alberto, che faceva il pendolare
su e giù da Trieste e che si preoccupava che io non avessi lavoro,
accettò a condizione di mettere dentro anche me. Incontrammo Fernando
Rey, Serge Silbermann, Jean-Claude Carrière e mescolammo le nostre
interviste al Buñuel dei Cinéastes de notre temps di André Labarthe e a
un réportage di Mario Foglietti.I programmi di montaggio con spezzoni di
film si facevano allora individuando le sequenze e mettendo dei fili
alle pellicole e ristampando «da filo a filo» gli estratti in 16mm. Lo
sviluppo a stampa veniva effettuato a Milano in Corso Sempione dove la
Rai aveva a piano terra un laboratorio interno che sar` poi smantellato
dopo I promessi sposi di Nocita cedendo le attrezzature a Bologna.
Nel giorno indicatoci, Alberto ed io calammo a Roma alla mitica
Persichetti per mettere i fili ai cinque film in bianco e nero di cui la
Rai doveva evidentemente possedere allora i diritti. Mi pare fossero El
bruto, Estasi di un delitto, L'angelo sterminatore e Viridiana.
Tutti e due avevano l'impressione di subire una violenza pazzesca nella
scadenza di selezionare gli estratti di cinque film, caricando e
scaricando venticinque rulli da una moviola in un giorno solo.
Ci demmo dentro. Finché verso le due, due e mezza, alla Persichetti con
un sorrisino di compiacenza verso di noi, giovani, operosi, indeflessi,
milanesi, fummo caldamente sollecitati a mangiarci un panino, a fare una
pausa. Tornando in moviola col panino nel gozzo la trovammo occupata.
Dopo un'ora di attese, dovemmo quasi venire alle mani per sloggiare
l'abusivo. Fu una delle poche volte che vidi vacillare la buona creanza
del mio amico.
In un giorno solo avevamo imparato a «mettere i fili», a «fare la
televisione», a «lavorare in appalto». Poiché si doveva per forza
doppiare Buñuel, Alberto propose che a dargli voce fosse il critico
italiano più amato dallo spagnolo, quello che a Venezia andava con lui
all'osteria: Ugo Casiraghi, critico di «l'Unit`», orso notorio e molto
fiero di non aver mai messo piede in una sede della Rai. Entrando in
corso Sempione, Ugo guardò Alberto e il sottoscritto e disse: «Lo faccio
solo per voi!»
Digerito grazie a Casiraghi il problema dell'oversound, rimaneva solo
quello titolo della trasmissione. Fattami una memorabile lezioncina
sulla più famosa di Un chien andalou, Alberto mi propose La mano di
Buñuel, felicissimo esempio di «metafora bassa» (anche se dev'essere una
metonimia) che ci illumina sull'arte del regista aragonese e
sull'intelligenza del critico piemontese. Poi aggiunse: «Vedrai che non
lo accettano...». E andò a finire proprio così: al nostro documentario
di Raidue fu dato il titolo Il rasoio di Buñuel.
Alberto naturalmente non se la prese. Sembrava che non se la prendesse
mai. Finché invece una volta fra i libri e le cassette sue non rinvenni
una mano mozza di legno, scovata evidentemente in un negozietto di una
delle citt` dove insegnava. E un altro giorno ancora un'altra mano...
Finché vent'anni dopo non lessi il suo magnifico libro su Buñuel. Ebbene
il critico gentiluomo che non se la legava mai al dito ritornava tre o
quattro volte su «la mano di Buñuel»
(T. Sanguineti, La mano di Alberto)
Biografia
regista
Alberto Farassino
Critico e storico del cinema, Alberto Farassino insegna alla facoltà di lettere dell'Università di Pavia e collabora, dalla fondazione, al quotidiano «La Repubblica».
Tatti Sanguineti
Tatti Sanguineti (1946) è uno dei quattro o cinque critici italiani che non battono i tacchi al passaggio del professor Nicolino Miccichè.
Mimmo Lombezzi (S. Sepolcro, 1950), collaboratore di RaiTre, tg4, tg5 e ItaliaUno; per Mediaset ha realizzato Isole Comprese, Istinti, Link e Mission - cartoline dall'inferno.
Cast
& Credits
Montaggio/Film editor: Guiomar Parada Hutter
Produzione/Production: Rai 2