39° TORINO FILM FESTIVAL
FUORI CONCORSO/L'INCANTO DEL REALE
GIOVANNA – STORIE DI UNA VOCE
di Chiara Ronchini
Da anni, Giovanna Marini racconta in musica la storia d’Ita- lia e le sue storie. Dal 1958 compone, raccoglie e interpreta canti della tradizione orale tessendo una cronaca «altra» del nostro Paese, fatta di voci, persone e percorsi dal mondo degli ultimi e degli esclusi. La sua voce è sorprendente, il suo per- corso artistico fuori da ogni schema o scuola. Seguendo il la- voro di Giovanna Marini, il film tesse una storia antropologica e sociale dell’Italia, tra immagini d’archivio e contemporanee, ricostruendo una memoria che nelle pieghe del passato scorge infinite possibilità per il futuro.
Biografia
regista
Chiara Ronchini
(Marino, Roma, 1976) nasce come montatrice, ma negli ultimi anni, seguendo le sue passioni e le sue intuizioni, si è cimentata soprattutto con la regia. Le sue ricerche sul materiale d’archivio sono tentativi di ragionare sulla ri-significazione del materiale audiovisivo, per riflettere a sua volta sulla contemporaneità in chiave politica, culturale e antropologica. La sua scrittura per immagini è sempre guidata da uno sguardo femminista, attento a cogliere la complessità delle storie che compone e racconta. Tra gli ultimi lavori come montatrice, e regista, Nessuno ci può giudicare (2017) e Bulli e pupe - Una storia sentimentale degli anni ’50 (2018), entrambi realizzati con Steve Della Casa. Nessuno ci può giudicare ha vinto anche un Nastro d’Argento.
FILMOGRAFIA
Nessuno ci può giudicare (co-regia Steve Della Casa, doc., 2016), Bulli e pupe (co-regia Steve Della Casa, doc., 2018), Giovanna, storie di una voce (doc, 2021).
Dichiarazione
regista
«Giovanna Marini è una figura complessa che sfugge alle semplificazioni. Musicista, interprete, compositrice, didatta, è una figura unica nel panorama sonoro. In quel particolare utilizzo della voce, nella postura, nel timbro, nella struttura ritmica c’è qualcosa che rompe fortemente con il sistema precostituito, con la chiesa, lo stato, l’economia, proponendo a chi l’ascolta una visione “altra”, meno sicura, meno semplice, “ineffabile”, per usare una sua parola. Lavorando con le immagini d’archivio mi appassiona il processo di ri-significazione e riutilizzo oltre la fonte storica. Il materiale visivo è custode di qualcosa di vivo, culturalmente e sociologicamente, strumento per una rilettura circolare del passato, delle rovine, delle culture subalterne del nostro paese. Lontane dall’essere morte o passate, queste culture conservano possibilità di riscatto per il nostro tempo, tra presente e futuro».
Cast
& Credits
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