Nazione: Kazakhistan
Anno: 1961
Durata: 110'


Dal momento che sono un materialista con Madre Giovanna degli Angeli ho fatto un'opera polemica nei confronti della filosofia idealista, ma non avevo alcuna intenzione di fare un film tendenzioso e anticlericale. Volevo che lo spettatore riflettesse non solo sui problemi della fede, ma anche su problemi più generali. Mascherare i sentimenti sotto abiti religiosi mi ha permesso di sottolineare le forze motrici della vita e di renderle più evidenti. Queste forze motrici sono i sentimenti; il film mostra il ruolo che essi giocano nella formazione psichica. La natura umana si svela non solo nella vita esteriore, ma anche nel subconscio, che rimane segreto. Per far rivivere questi processi latenti ho fatto Madre Giovanna degli Angeli.

Intervista con Jerzy Kawalerowicz, a cura di Konrad Eberhardt, "Image et Son", n. 170171, febbraiomarzo 1964


La proiezione serale ci ha riservato la sorpresa del primo, se non l'unico film degno di nota del festival, Madre Giovanna degli Angeli di Jerzy Kawalerowicz, opera che, personalmente, ritengo superiore anche a Il treno della notte. Si tratta dell'adattamento di un romanzo polacco, ispirato a sua volta ai famosi diavoli di Loudun e alla storia di Urbain Grandier. Siamo nel XVII secolo e le monache di un convento si credono possedute, in particolare la Madre Superiora che conta addirittura sette presenze demoniache: un vero concerto di musica da camera... Essa è gi` riuscita a far bruciare un curato e ne attende un altro, grande teologo e mistico che tuttavia lascer` poco a poco che dubbio e desiderio carnale gli si insinuino nella mente e nel corpo. Per liberarsi delle contraddizioni che lo lacerano, uccider` due innocenti. Sono certo che si faranno numerose congetture sul significato del film di Kawalerowicz. A mio parere, volervi vedere solo un intento antireligioso sarebbe certo riduttivo. È vero che preti e suore sono puniti proprio l` dove peccano. La carne si prende la sua crudele rivincita sulle continue privazioni e flagellazioni che le vengono imposte. Tuttavia, ritengo che le preoccupazioni dell'autore andassero ben oltre. Egli mostra infatti grande interesse per l'insondabile mistero dello spirito umano quando sconfina nell'ignoto e per l'inquietante resistenza della materia che, proprio quando la si crede sconfitta, riappare sotto una forma diversa o addirittura si fa spirito per imporsi in tutta la sua onnipotenza e reimprigionare gli esseri umani nella sua gabbia.
Nessuno è mai se stesso. È questo l'assunto che ispira costantemente la "messa in scena". Gli attori cambiano improvvisamente volto e comportamento, senza che nessun indizio precedente lo lasci prevedere. Si scoprono a un tratto altri da sé, così come la regia, dal canto suo, cambia repentinamente ritmo. Ci ritroviamo ad ogni passo nel regno del non formulato e del "nonsguardo". I personaggi ci voltano un attimo le spalle e, quando si girano, non sono più gli stessi. Dobbiamo comunque ammettere che questa arte, decisamente concettualeintellettuale, è in linea con le attuali tendenze europee (lo spirito di Kawalerowicz non si discosta molto da quello di Resnais, Bresson, Antonioni, Bergman, ecc. senza che si possa tuttavia parlare di vera e propria influenza: si tratta piuttosto di un comune clima estetico e metafisico, analogo a quello religioso che pervadeva l'Europa del XVII secolo). È un cinema che si schiera dalla parte dello spirito contro la carne e che osserva con pessimismo il potere coercitivo e sempre vincente della materia. Nonostante tutta la sua antireligiosit`, Madre Giovanna degli Angeli appartiene alla corrente spiritualista europea. Ma appartiene anche alla sua corrente estetica. Gli elementi plastici sono più elaborati di quelli dinamici in questo décor lunare, dai delicati toni del grigio, sorta di luogo chiuso che separa la locanda dal convento, sotto un cielo pesante che sembra condannato a restare cupo in eterno. E un cinema che induce alla riflessione attraverso il continuo rimandare, gli uni agli altri, personaggi , immagini, battute, motivi, attraverso una sorta di gioco degli specchi. Tutto ciò crea un clima opprimente, greve di erotismo, dietro al quale si avverte tuttavia anche tutta la fatica di un processo laborioso e la sensazione del procedimento.

Jean Douchet, Cannes 1961, "Cahiers du Cinéma", n. 120, giugno 1961

Biografia

regista

Jerzy Kawalerowicz

Regista, sceneggiatore. Nato il 19 gennaio 1922 a Gwozdziec. Nel 1946 si diploma al Corso di Preparazione Cinematografica di Cracovia; nel 1948 si laurea all'Accademia di Belle Arti. Dal 1955 al 1968 e poi dal 1972 direttore artistico del gruppo di produzione "Kadr". Dal 1966 al 1978 primo presidente dell'Associazione dei Cineasti Polacchi. Dal 1980 docente alla Scuola Superiore di Cinema di Lódz. Film: 1951: Gromada (La comune); 1953: Celuloza (Cellulosa); 1954: Pod gwiazda frygijskq (Sotto la stella frigia); 1956: Cien (L'ombra); 1957: Prawdziwy koniec wielkiej wojny (La vera fine della grande guerra); 1959: Pociag (Il treno della notte); 1961: Matka Joanna od Aniolów (Madre Giovanna degli Angeli); 1965: Faraon (Il faraone); 1969: Gra (Un fantastico gioco); 1970: Maddalena, Italia-Jugoslavia; 1977: Smierc prezydenta (La morte del presidente); 1980: Spotkanie na Atlantyku (Incontro sull'Atlantico); 1982: Austeria.

Cast

& Credits

Regia: Jerzy Kawalerowicz.
Soggetto: dal racconto omonimo di Jaroslaw Iwaszkiewicz.
Sceneggiatura: Tadeusz Konwicki, Jerzy Kawalerowicz.
Fotografia: Jerzy Wójcik.
Scenografia e costumi: Roman Mann, Tadeusz Wybult, Zdzisiaw Kielanowslki.
Musica: Adam Walacinski.
Interpreti e personaggi: Lucyna Winnicka (Madre Giovanna), Mieczyslaw Voit (padre Suryn), Anna Ciepielewska (Malgorzata), Zygmunt Zintel (Wolodkowicz), Kazimierz Fabisiak (padre Brym), Franciszek Pieczka (Odryn), Stanislaw Jasiukiewicz (Chrzaszczewski), Jaroslaw Kuszewski (Juraj), Maria Chwalibóg (cameriera), Lech Wojciechowski, Marian Nosek, Jerzy Walden, Marian Nowak, Zygmunt Malawski, Stanislaw Szymczyk.
Produzione: "Kadr".
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