Nazione: Italia
Anno: 1948
Durata: 110'


Chi fugge è Riccardo Torre, criminale di guerra, evaso di prigione. Gli sono stati procurati documenti falsi e un aeroplano. Ma l'aereo precipita e Torre, salvata miracolosamente la pelle, si rifugia in un collegio di religiosi dove il Rettore, suo amico d'infanzia, gli procura un abito civile e qualche migliaio di franchi. Purtroppo, in quel collegio, c'è il figlio di Torre, Fabrizio, il quale vuole ad ogni costo seguirlo. Torre e Fabrizio si recano, in treno, ad Oulx, paesello vicino al confine francese. Ad Oulx, con l'intenzione di espatriare per trovare lavoro, sono arrivati anche Gino e Tembien, operai, ed un avventuriero, suonatore di fisarmonica, detto il Tunisino. Nell'albergo di Oulx, una brutta sorpresa per Torre: l'inserviente dell'albergo, Pierina, bionda e bella ragazza, non è che la sua cameriera dei bei tempi. Torre, temendo che Pierina lo denunci (poiché una taglia di un milione pesa sulla sua testa), decide di sopprimerla. Pierina che ha intuito il pericolo, passa la notte con Gino. Ma, partito Gino all'alba, Torre s'introduce nella sua camera e la uccide. Poi lascia l'albergo con il figlio. Più tardi Torre e Fabrizio s'incontrano in alta montagna con Gino, Tembien e il Tunisino. Torre inventa la storia di un fallimento che lo costringe ad espatriare; allora i cinque decidono di proseguire insieme. Una grande simpatia si stabilisce tra Fabrizio e Tembien.
Ma nella "casermetta" in cui i cinque si sono rifugiati per difendersi dalla bufera, il Tunisino, dalla fotografia di un giomale illustrato, riconosce nell'ing. De Rossi (così Torre si era fatto chiamare) il criminale Riccardo Torre.
Questi tenta di estrarre il revolver, ma i due operai lo disarmano e lo legano; decidono di condurlo in paese e consegnarlo alla giustizia. Torre, allora, finge di cadere e di rompersi la caviglia; poi, mentre Gino e Tembien con Fabrizio vanno a cercare dei rami per fare una barella, Torre convince il Tunisino, rimasto a guardia con il revolver, a fuggire con lui. Torre e il Tunisino, passato il confine si rifugiano nella cabina del guardiano di una diga, donde Torre telefona al suo amico Martin di Grenoble affinché lo aspetti in serata. Intanto Gino e Tembien con Fabrizio, superato anche essi il confine, sorprendono i due nella cabina. Torre sta per uccidere i due operai con il revolver quando Fabrizio si interpone. Torre spara all'impazzata e fugge. Fabrizio rimane ferito.
Per Torre tutto sembra che vada per il meglio; ma mentre sta per partire con una macchina presa a nolo da un garage, sopraggiunge l'autoambulanza che porta suo figlio Fabrizio.
La polizia francese, dietro indicazioni dei due operai, lo arresta finalmente. Fabrizio, che non è ferito mortalmente, trover` in Tembien il nuovo padre.

Documentazione stampa d'epoca


Un'opera che andr` rivalutata rispetto al giudizio datone dai più in occasione della proiezione veneziana: qui il fatto di cronaca è servito utilmente a Soldati per cavarsi fuori (speriamo definitivamente) dal vicolo cieco del calligrafismo ottocentistico. Gli è accaduto peraltro di incorrere in certo (a lui caro) colorismo regionale piemontese, (gi` saggiato, in diverso senso, nel Travet. Ma il guaio più grave del film non consiste in questo: consiste nell'incredibile ingenuit` con cui Soldati, Musso e Flaiano hanno sceneggiato un soggetto che offriva qualche non disprezzabile possibilit` emotiva: la fuga in Francia di un criminale di guerra. Così anche i passaggi più felici di una regia non corrente sono stati introdotti attraverso situazioni mai giustificate in sede di sceneggiatura. Ad esempio, la scena dell'identificazione è sostenuta da un impeccabile contrappunto visivosonoro: uno dei fuggiaschi sta suonando la fisarmonica e accompagnando con il canto un motivo popolare napoletano, quando scopre un giornale con la fotografia del criminale, compagno casuale di fuga, il quale viene così da lui identificato. Un riso strano illumina allora il volto del giovane, mentre egli continua più vibrato il canto, cui l'assassino, preso dal primo terrore, si unisce cercando di mascherare la propria inquietudine. Qui il giuoco dei piani, nel montaggio, ha una funzione drammatica di prim'ordine, che il suono e il canto sottolineano puntualmente. Ma una simile soluzione è resa possibile soltanto dall'incredibile presenza, nella casermetta sperduta in mezzo alle Alpi, di una copia del più recente "Crimen".

Giulio Cesare Castello, "La Critica Cinematografica", n. 12, novembre 1948


Soldati ha lavorato una materia che a taluni parr` scottante, senza cadere nella polemica dei giudizi. I suoi personaggi sono uomini, non bassorilievi politici. Soldati ha posto un'attenzione enorme ai suoi personaggi, descrivendoceli con l'interesse di uno scrittore. Non ha lasciato nulla al caso. E ciò per riconoscergli che non ha inteso con questo film bruciare il granello d'incenso sull'altare del neo realismo e sentirsi così "moderno" con poca spesa, ma che ha voluto raccontare una storia che sapeva di poter raccontare meglio degli altri. I suoi libri sono una buona testimonianza, se ce ne fosse bisogno. I suoi racconti (ce n'è uno che porta lo stesso titolo del film), la sua particolare tenerezza per il vecchio Piemonte, l'attenzione che egli dedica come scrittore ai personaggi umili che il caso gli fa incontrare hanno contribuito molto alla riuscita di questo film. Diciamo anzi di più: che proprio in questo film Soldatiscrittore e Soldatiregista si stringono finalmente la mano. Con Fuga in Francia, Soldati a voluto indicare i limiti che il realismo cinematografico può raggiungere senza risultare fine a se stesso, cioè inutile e compiaciuto.

Ennio Flaiano in Almanacco del cinema italiano, 1948

Biografia

regista

Mario Soldati

Cast

& Credits

Regia: Mario Soldati.
Soggetto: Mario Soldati e Carlo Musso.
Sceneggiatura: Ennio Flaiano, Carlo Musso, Mario Soldati con la collaborazione di Mario Bonfantini, Emilio Cecchi, Cesare Pavese.
Fotografia: Domenico Scala.
Scenografia: Piero Gherardi.
Musica: Nino Rota.
Montaggio: Mario Bonotti.
Interpreti e personaggi: Folco Lulli (Riccardo Torre), Rosi Mirafiore (Pierina), Giovanni Dufour (il Tunisino), Mario Vercellone (Gino), Enrico Olivieri (Fabrizio), Pietro Germi (Tembien).
Produzione: Carlo Ponti per Lux Film.
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