The Great art of Knowing

«Da Leonardo Da Vinci a Jules-Etienne Marey i professionisti praticanti di un certo tipo di empirismo trascendentale si sono interessati frequentemente all’associazione di parole e immagini per descrivere il volo degli uccelli. Nel 1726 William Byrd tornò a Westover, in Virginia, e iniziò la costruzione di un giardino che sarebbe stato presto noto come «il più raffinato del paese, deliziato dai colori incantevoli del colibrì». Con analogo impegno egli raccolse una selezione di libri nella più grande biblioteca delle colonie d’America, come degna immagine della sua mente e testamento del suo sapere. Evelyn Byrd, sua figlia, amava molto ritrarre gli uccelli nel giardino. Il suo interesse era di una natura tutt’altro che estetica o scientifica: aveva concepito un uso ben diverso da  quello del padre per quell’immensa raccolta bibliografica. Questo capitolo di un’esplorazione mai conclusa della biblioteca del signor Byrd prende nome e forma da un singolo volume della raccolta: La grande arte della conoscenza, l’enciclopedia del 17° secolo di Athanasius Kircher. È qui che si trovano testi intricati e destini incrociati, figure che la Storia ha prima sepolto poi innalzato, segnati dalle tracce di un romanzo nascosto. L’amore riesce a trovare un posto anche tra i volumi stipati sugli scaffali. Nello spazio tra un  carattere e l’altro. Tra le stesse righe. Un cinema antinomista sembra possibile. Un sottile iconoclasmo? L’immagine nello specchio è sempre riflessa al contrario. La storia si svelerà, senza fretta». (D. Gatten)

regia/director David Gatten