19° TORINO FILM FESTIVAL

ANTIGONE

ANTIGONE
by Jean-Marie Straub, Danièle Huillet
Country: France, Germany
Year: 1991
Duration: 100'


Une histoire simple, sombre, passionnante, comme seuls les anciens Grecs y réussisaient... Un voyage d'exploration de la langue allemande, qui conduit même au-del` de Hölderlin. Mais aussi un retour, du Cosmos et de la planète d'Empédocle ` la cité Polis, la cité politique d'Antigone.
(Jean-Marie Straub, Danièle Huillet, citato dai «Cahiers du Cinéma», n. 451, gennaio 1992)

Chi è abituato al film solo in quanto «movies» e da lì ne deduce la propria legge filmica, forse davanti all'Antigone di Straub-Huillet penser` che non è un film; poiché i soli ad essere attivi sono di nuovo, e ancora solo per un istante, i messaggeri, i portatori di notizie, coloro che fanno i rapporti, la maggior parte dei quali arriva sovente precipitosamente senza essere vista, ma solo sentita: quando il film li inserisce nell'immagine, sono gi` distesi, inginocchiati; come per i quattro uomini del coro, per Creonte, ed anche per Antigone, non vi è altra azione che non siano i loro discorsi. (...)
Così il film, che ha come luogo scenico, senza alcuna decorazione, l'antico teatro di Segesta/Sicilia, corrisponde pienamente alla maniera della tragedia sofocliana (nella traduzione pressoché letterale di Hölderlin, così vigorosa e prodigiosamente letterale, come non poteva essere altrimenti con H., e nell'elaborazione, per una volta modesta, malgrado qualche punto sospetto di sciattezza, di Brecht): le azioni dimorano invisibili, pertanto si parla di esse in tanti modi, minacciando - il tiranno Creonte -, raccontando - i messaggeri -, commentando - il coro -, profetizzando - il veggente cieco Tiresia -, al punto che lo spettatore (io) può, anche con l'aiuto della ritmica, del tutto «filmica», l'arresto straubiano, immaginarle con chiarezza e profondit`. Esse (le azioni) si imprimono attraverso le parole forse molto più fortemente in me, che se le avessi viste come fatti. E in effetti, tutto ciò, solo parlandone, invisibile com'è, diviene tanto più presunto, risentito, sentito.
Tale mancanza di fatti da scoprire sulla scena caratterizza non solamente questa pièce di Sofocle, ma il teatro greco nel suo insieme, e anche, al di l` del film Antigone, senza dubbio tutti i film di Straub: il cinema straubiano e l'antico dramma greco sono per me esattamente della stessa natura, hanno una forma simile; entrambi si tengono, persistono, insistono, inizio del teatro e del cinema è un tutt'uno, e mi mostrano, quindi, nello stesso tempo, ancora oggi (proprio al presente!), a teatro come al cinema, il dramma puro.(...)
Si può arrivare al paradosso che qui, in Antigone, «l'intrigo» disturba questo spettatore o che le stratificazioni dei testi - Sofocle nella lingua di HöIderlin portato ad uno slancio sospetto dalla retorica di Brecht, tirato di nuovo verso la terra da delle strofe inserite da Pindaro, in un teatro antico con delle auto di oggi che scorrono in lontananza - diventino «troppo» al punto di far credere di avere davanti a sé, invece di un film puro, un palinsesto o un enigma geologico...
Assolutamente tutt'altro enigma è il montaggio dei due Straub: porta l'Antigone, insieme con tutti i crepacci, le alterazioni, le fratture geologiche, storiche e linguistiche, ad un equilibrio aereo - in sospeso. Dei tagli così eleganti, cosi giusti in quanto al tempo, allo spazio, agli esseri umani, come ci sono nei film di Straub, mi sembra ci siano appena altrove, neanche nel maestro Hitchcock e in ogni caso non nel grande maestro Ford - ci si avvicina forse Ozu, nelle sue sequenze di inizio e fine (e grazie alle cento dita di Peter Przygodda, Wim Wenders).
In Straub/Huillet ogni transizione particolare dell'immagine e del suono ha sicuramente la finezza e l'elettricit` di un finale di film e, allo stesso tempo, di un inizio. L` vi è realmente ancora e ancora da studiare - l'eco impercettibile del suono, che continua ancora nel silenzio all'inizio dell'immagine che segue, e tante cose simili, e quindi non stupisce che, durante le prove di Antigone, agli studenti dell'Accademia del cinema di Berlino che volevano un «seminario sulla messa in scena», la (terribile) coppia terribile fece, invece, una lezione di montaggio.
Infine, vorrei ancora una volta raccontare ciò che, attraverso il film Antigone, accade qui, per me che vado al cinema. In questa sede, niente contro la televisione; ma si deve lasciare al cinema, anche quello che si è trasformato, per l'eternit` qualcosa di essenziale: permette ancora e sempre dei ritorni a casa molto speciali, di tanto in tanto ancora e sempre risolutamente belli - che ringiovaniscono me come il mondo. Per questo dopo Antigone, al termine del quale non volevo dire niente, soltanto camminare, camminare e camminare, ho avuto uno dei più belli degli innumerevoli ritorni a casa: un ritorno che gi` era lungo, dalla rue Mouffetard, in piena Parigi, fino alla periferia notturna, - con il film lo stesso ritorno è diventato meravigliosamente lungo. E la notte mi sembrava proprio giovane, da parte a parte, comprese le auto parcheggiate di strada in strada che sembravano degli animali: notti di cinema, notti di animali da cinema.
Dicevo quindi: attraverso un tale film, la mia pace spesso pigra, ha guadagnato una forma fresca - un film potrebbe, ancora e sempre, essere arte? Noi eravamo venti, trenta miserabili spettatori nel piccolo cinema sotterraneo, dal quale ognuno è andato per la sua strada; e perché mi sembra, ora, a cose fatte, che a quel film, a differenza radicale dei film di vampiri attuali per i milioni, sia passato davanti il mondo intero? Ci sono dunque, ancora e sempre, dei film, come una volta quelli di Dreyer, di Bresson, che passano senza la magia divenuta nel frattempo vampiresca?
O meglio la veridicit` Straub/Huillettiana è essa stessa molto magica (e molto): vedete il mondo ringiovanito per me? «Terribile» coppia, «terribile» duo, nel senso della vecchia rima conosciuta del coro dell'Antigone - «Molte cose sono terribili, ma niente è più terribile dell'essere umano». Terribile? Singolare? Mostruoso? Sorprendente? Prodigioso? Inafferrabile? Inesauribile?

(Peter Handke, Kinonacht, Kinotiernacht, «Die Zeit», Amburgo, 13 novembre 1992; trad. francese, «Trafic», n° 7, Parigi, estate 1993; trad. it. di Elena Fierli in Il cinema di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, a cura di Piero Spila, Bulzoni editore, Roma 2001)

Biography

film director

Jean-Marie Straub

Jean-Marie Straub (Metz, France, 1933) worked as an assistant to the film directors Robert Bresson, Abel Gance, Jean Renoir and Jacques Rivette. In 1963, he and Danièle Huillet, who became his companion in life and work, made their first film together, Machorka - Muff, based on a story by Heinrich Böll. They made their first feature-length film, Chronicle of Anna Magdalena Bach, in 1968. Since then, they have directed over thirty films, taking on writers like Friedrich Hölderlin and Cesare Pavese. The 2006 Venice Film Festival awarded them a special Lion for innovation in film language.

FILMOGRAFIA

 filmografia essenziale/essential filmography

Machorka - Muff (coregia/codirector Danièle Huillet, cm, 1963), Chronik der Anna Magdalena Bach (Cronaca di Anna Magdalena Bach, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1968), Moses und Aaron (Mosè e Aronne, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1975), Dalla nube alla resistenza (coregia/codirector Danièle Huillet, 1979), Der Tod des Empedokles (La morte di Empedocle, coregia/codirector Danièle Huillet, 1987), Lothringen! (coregia/codirectorDanièle Huillet, cm, 1994), Sicilia! (coregia/codirector Danièle Huillet, 1999),Une visite au Louvre (coregia/codirector Danièle Huillet, 2004), Corneille-Brecht (cm, 2009), O somma luce (2010), Jeonju Digital Project 2011 - Un héritier (cm, 2011).

Danièle Huillet

Danièle Huillet was born in Paris on May 1, 1936. She grew up in the country and returned to Paris around 1948. She studied at the Jules Ferry high school. She prepared for the IDHEC, but refused to write about the film Menèges by Yves Allégret, which she held to be unfit for an exam.

Cast

& Credits

Director: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet.
Text: Antigone di Sofocle, nella traduzione di Hölderlin (1800-1803), così come fu adattata per la scena da Bertolt Brecht (1948).
Director of photography: Nicolas Eprendre, Irina e William Lubtchansky.
Sound: Louis Hochet, Georges Vaglio, Sandro Zanon.
Music: Bernd Alois Zimmermann diretto da Michael Gielen.
Editor: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet.
Assistenti: Michael Esser, Hans Hurch, Francesco Ragusa, Daniele Rossi, Yu-Jung Nam, Olivier Moeckli, Stephan Settele, Stefan Ofner, Marco Zappone, Ernaldo Data.
Costume designer: Costumi d'Arte Ruggero Peruzzi.
Pettinature: Guerrino Todero.
Calzature: Pompei.
Cast: Astrid Ofner (Antigone), Ursula Ofner (Ismene), Hans Diehl, Kurt Radeke, Michael Maassen, Rainer Philippi (gli anziani), Werner Rehm (Creonte), Lars Studer (la guardia), Stephan Wolf-Schönburg (Emone), Albert Hetterle (Tiresia), Libgart Schwarz (serva-messaggera), Michaël König (messaggero).
Production company: Straub-Huillet, Regina Ziegler (Filmproduktion Berlin), Martine Marignac (Pierre Grise Production, Parigi), Hessischer Rundfunk.
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