19° TORINO FILM FESTIVAL

DER BRÄUTIGAM, DIE KOMÖDIANTIN UND DER ZUHÄLTER

DER BRÄUTIGAM, DIE KOMÖDIANTIN UND DER ZUHÄLTER

Country: GFR
Year: 1968
Duration: 23'


Spero di terminare ai primi di agosto le riprese di un cortometraggio intitolato Der Bräutigam, die Komödiantin und der Zuhälter che consiste in:
1) un carrello piuttosto lungo su un marciapiede della periferia di Monaco, dove ogni notte le ragazze aspettano di farsi abbordare dagli automobilisti:
2) uno spettacolo teatrale di dieci minuti, a sette personaggi e in tre atti filmati con una sola inquadratura fissa: Krankheit der Jugend (Malattia della gioventù) di Ferdinand Bruckner, da me così condensato e messo in scena (l'inverno scorso) per un piccolo teatro di Monaco, chiuso in seguito dalla polizia per aver montato degli spettacoli contro Axel Caesar Springer e i Notstandigesetze (leggi eccezionali, da poco votate);
3) un breve inseguimento in e fuori citt`: il fidanzato (un attore nero che solo adesso compare nel film), lascia l'appartamento dell'attrice (che abbiamo visto prima recitare il ruolo principale in teatro), sale in auto e parte; un'auto lo segue, e, trovandosi poco dopo in un vicolo cieco sulla riva dell'Isar, lascia l'auto e salta in acqua, nella speranza di sfuggire al suo inseguitore scalando la scarpata boscosa e rocciosa dell'altra riva; ma è solo una volta in cima a questa scarpata che riesce a sbarazzarsi del suo inseguitore (che si rivela essere un attore secondario del lavoro teatrale), precipitandolo nel vuoto:
4) una benedizione nuziale (in una chiesa di Monaco): del fidanzato e dell'attrice, da parte di un gesuita;
5) un epilogo (attorno e in una piccola casa situata fuori citt` e di cui il fidanzato ha le chiavi) dove vediamo:
a) il fidanzato e l'attrice dialogare allegramente servendosi di quattro strofe di due poesie di Juan da la Cruz (tradotte da me parola per parola in tedesco),
b) il ruffiano comparire e farsi uccidere (col suo stesso revolver) dall'attrice in presenza del fidanzato,
c) l'attrice concludere il film con sei strofe di una terza poesia di Juan de la Cruz.
(Jean-Marie Straub, «Cahiers du Cinéma», n. 205, ottobre 1968)

Machorka-Muff (1963) era un film di vampyr, Nicht Versöhnt o solo violenza aiuta dove violenza regna (1965) un film mistico, Chronik der Anna Magdalena Bach (1967) un film marxista; Der Bräutigam, die Komödiantin und der Zuhälter è un film-film, e non è affatto una cosa minore…
È anche il più aleatorio dei miei film - e il più politico, perché:
1) È un po' il giudizio finale di Mao o del terzo mondo sul nostro mondo
(«Se anche gli ultrareazionari del mondo
anche oggi, domani o dopodomani
ancora inflessibili
ma non forti
cacca di cane»),
2) è nato in seguito all'impossibile rivoluzione parigina di maggio (tutta l'ultima inquadratura, e la musica iniziale e finale («Tu giorno, quando sarai… vieni, presentati dunque», cantata BWV 11 di Bach), e
3) racconta un fatto di cronaca (niente è più politico di un fatto di cronaca); gli amori di una ex prostituta e di un nero - in rapporto con degli estratti di un testo teatrale di Ferdinand Bruckner!, scrive un uomo di legge berlinese che quindi ora esige, naturalmente - in nome dell'editore di Bruckner - la distruzione di tutte le copie del negativo del film e la prova di tale distruzione - nonché 5.000 DM di danni e interessi. Poiché come scrive d'altronde «Filmtelegramm» (organo dei ruffiani): «è tempo di tirare un duro tratto finale… questo nuovo film, lungo 23 minuti, è di fatto 24 minuti troppo lungo… dev'essere il giudizio finale che Straub si è fatto di sé stesso».
Straub quindi lascer` finalmente la Germania per Roma dove spera di poter girare Othon quest'estate sul monte Palatino.
(Jean-Marie Straub, «Cahiers du Cinéma», n. 212, maggio 1969)

Ça commence comme un roman de Pavese. En plus lyrique et plus désespéré (si on peut l'être). Ensuite vient le petit théâtre, et c'est pour ça que je voulais revoir ce film pour ce petit théâtre semblable au théâtre de mon film Le Révélateur.
Jean-Marie Straub était ` Munich en 1968 pour tourner ce film. J'étais ` Munich pour Le Révélateur que j'ai tourné en 1968. Nous avons tourné la même scène, une représentation de ce qu'est l'existence sur une scène, dans le fond d'une salle sur une petite estrade, en Allemagne.
Sur ce théâtre Jean-Marie filme d'abord deux filles. Puis Fassbinder entre. Et l`, vraiment, il faut que je dise que revoir le fantôme de Fassbinder l` sur un écran noir et blanc, ça m'a flanqué un coup dans l'estomac. (…)
Fassbinder est sur l'écran qui joue le maquereau avec les filles puis on quitte ce petit théâtre. Dans Munich, la nuit, en noir et blanc, un homme est suivi par Fassbinder, un homme noir qui parvient ` s'échapper.
On est maintenant dans une église moderne et cet bomme noir épouse une des filles (et c'est pour ça qu'il était poursuivi). Après le mariage Jean-Marie Straub filme la campagne mais sans aucune pose artistique comme la campagne avec l'angoisse dedans, comme on peut la voir le dimanche.
Après un panoramique on voit la voiture des époux qui se gare ` coté, devant un pavillon préfabriqué. Ils descendent de la voiture mais dans la maison le maquereau les attend. La fille s'empare d'un pistolet et tue son maquereau. Après quoi la vie revient. Par la fenêtre la fille contemple sa nouvelle liberté avec le vent dans les arbres. Et le film se clôt.
Il faudrait que je revoie aussi Non réconciliés et En rachâchant, deux autres films de Jean-Marie Straub que j'adore.
(Philippe Garrel, in Jean-Marie Straub Danièle Huillet. Conversations en archipel, Mazzotta / Cinémathèque Fraçaise, Parigi 1999)

L'ultimo film di Straub segna una tappa essenziale del cinema finalmente considerato come linguaggio responsabile, generatore del proprio materiale e delle proprie strutture da una parte, dei suoi echi e ripercussioni dall'altra. La finzione d'origine di Il fidanzato, l'attrice e il ruffiano è circoscritta dal titolo stesso del film. Consiste nell'enunciazione di un rapporto fra tre personaggi (chiamiamoli cosi, provvisoriamente): rapporto che viene presentato al livello della tradizionale «realt`» nel piano 4 e nel piano 12, unici piani dove questi personaggi si esprimono direttamente (nel piano 4 il fidanzato e l'attrice, nel piano 12 il ruffiano), situato fuori di qualsiasi cronologia abituale - e, negli altri dieci piani, amplificato, moltiplicato, contraddetto, ribaltato, sommerso e superato, quando questi «personaggi» prendono in carica e oggettivano le metafore e altre figure della retorica espressiva, deliberatamente rifiutate dall'autore» (qui è presa di mira l'accusa d'inibizione espressiva mossa contro Straub) come qualificazione della sua autorit`.
Assistiamo nel film di Straub all'esplorazione sistematica dei poteri della citazione e delle sue multiple significazioni. È facile vedere - Godard ha fatto le prime manipolazioni in questo senso - che la citazione, interrompendo il tempo tradizionale della narrazione, gli sostituisce un tempo e uno spazio espressivo che non è più ormai della realt`, ma del cinema. Solo dopo la prima met` del film appare il piano - brevissimo - in cui sono riuniti gli elementi motori della finzione, mentre il titolo ha fissato all'inizio la ipotesi di una realt` che il film si applica a contraddire: il fidanzato (è in seguito che diventa lo sposo) e l'attrice (la si è, prima, vista recitare), due porte, l'allusione a una minaccia (il ruffiano) e la risposta in americano (ipotesi - anche qui - del nero americano - è l'accento che lo dice - integrato: «OK, Baby»).
Ora il nucleo - così discretamente presentato - genera una variazione che dura più di un terzo del film. (…)
È dunque la finzione che crea la propria dinamica: non c'è necessit` se non cinematografica, aleatoria e poetica (= pratica) a che il piano 11, in cui l'attrice, tramite i versi di San Juan de la Cruz, enuncia la reclusione per amore, riprenda così i temi del piano 9 (il matrimonio e il suo contratto di ineguaglianza) e annunci il piano 12 (il colpo di pistola, liberazione relativa): le parole, lungo tutto il film, sono punteggiate qua e l` da aperture e chiusure di porte, che liberano e chiudono relativamente. Il solo referente esplicito è la morte, cantata, punto finale del film, alla luce della liberazione assoluta. Un rinvio cosi sistematico dello spettatore alla sola relazione di scambio testuale con un film non è forse, come in Mallarmé o Webern, l'atto più rivoluzionario di cui sia capace e debitore il cinema?
(Jean-Claude Biette, «Cahiers du Cinéma», n. 212, maggio 1969)

Biography

film director

Jean-Marie Straub

Jean-Marie Straub (Metz, France, 1933) worked as an assistant to the film directors Robert Bresson, Abel Gance, Jean Renoir and Jacques Rivette. In 1963, he and Danièle Huillet, who became his companion in life and work, made their first film together, Machorka - Muff, based on a story by Heinrich Böll. They made their first feature-length film, Chronicle of Anna Magdalena Bach, in 1968. Since then, they have directed over thirty films, taking on writers like Friedrich Hölderlin and Cesare Pavese. The 2006 Venice Film Festival awarded them a special Lion for innovation in film language.

FILMOGRAFIA

 filmografia essenziale/essential filmography

Machorka - Muff (coregia/codirector Danièle Huillet, cm, 1963), Chronik der Anna Magdalena Bach (Cronaca di Anna Magdalena Bach, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1968), Moses und Aaron (Mosè e Aronne, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1975), Dalla nube alla resistenza (coregia/codirector Danièle Huillet, 1979), Der Tod des Empedokles (La morte di Empedocle, coregia/codirector Danièle Huillet, 1987), Lothringen! (coregia/codirectorDanièle Huillet, cm, 1994), Sicilia! (coregia/codirector Danièle Huillet, 1999),Une visite au Louvre (coregia/codirector Danièle Huillet, 2004), Corneille-Brecht (cm, 2009), O somma luce (2010), Jeonju Digital Project 2011 - Un héritier (cm, 2011).

Cast

& Credits

b>Director: Jean-Marie Straub.
Screenplay: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet da Krankheit der Jugend di Ferdinand Bruckner (1922) e tre poesie di Juan de la Cruz.
Regia teatrale e riduzione del testo: Jean-Marie Straub.
Director of photography: Klaus Schilling, Hubs Hagen.
Sound: Klaus Eckelt (teatro), Peter Lutz (film).
Music: Johann Sebastian Bach.
Editor: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet.
Cast: James Powell (James), Lilith Ungerer (Marie in teatro, Lilith nel film), Rainer Werner Fassbinder (Freder, in teatro / il ruffiano, nel film), Peer Raben (Alt, in teatro / Willi, nel film), Irm Hermann (Désirée), Kristin Peterson (Irene), Hanna Schygulla (Lucy), Rudolf Waldemar Brem (Petrell).
Production company: Straub-Huillet, Janus Film.
Riprese: Pasqua 1968 e 3-6 agosto 1968 a Monaco.
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