19° TORINO FILM FESTIVAL

DER TOD DES EMPEDOKLES ODER WENN DANN DER ERDE GRÜN VON NEUEN EUCH ERGLÄNZT

DER TOD DES EMPEDOKLES ODER WENN DANN DER ERDE GRÜN VON NEUEN EUCH ERGLÄNZT
by Jean-Marie Straub, Danièle Huillet
Country: GFR, France
Year: 1986
Duration: 132'


Esistono tre stesure frammentarie di una tragedia, in cui Friedrich Hölderlin si è interessato alla figura del poeta, medico, filosofo, politico e naturalista agrigentino Empedocle. Per il suo film, voi, di queste tre versioni avete scelto la prima.
J.-M.S.: Infatti. La seconda non è utilizzabile, credo, nemmeno per il teatro, sono veramente soltanto frammenti. La terza, a mio giudizio, è ancor più frammentaria e perciò al massimo ne sarebbe venuto fuori un cortometraggio, ma a parte ciò racconta qualcos'altro; il tema, per non parlare di messaggio o contenuto, è diverso e non ha niente a che fare con quello della prima versione. La terza era, per me, troppo «pura», sì diciamo pura. Ciò che mi eccita nei testi, anche quando sono di Hölderlin, è l'impurit` che ancora vi si nasconde; e della terza versione una cosa del genere si può dire appena. E soprattutto... la prima versione è un pezzo politico e la terza non lo è. Inoltre, ciò che ho scoperto in un secondo tempo e che prima non sospettavo affatto, è che Hölderlin aveva intenzione di scrivere una pièce che avrebbe dovuto essere rappresentata dopo la Rivoluzione, dopo la Rivoluzione tedesca, se essa non fosse stata soffocata, insomma quello che è poi incominciato con Büchner e con gli altri. Credo che questa fosse la sua ambizione di giovane poeta; avere un'opera pronta che potesse essere rappresentata subito; quasi una specie di biglietto da visita: «Il poeta della Rivoluzione».

In quest'opera si nasconde qualcosa di profetico, di utopico cbe ha a che fare con una conclusione, con una stasi, con una rinascita. Nel corso di un dibattito ne ha citato un brano, lo rileggo ora velocemente - fa parte del discorso di Empedocle: «Ciò che i padri vi hanno detto e insegnato, leggi e costumi e nomi di antichi dei,/ tutto dimenticato con ardimento, e rinascendo / alzate gli occhi alla Natura divina»).
J.-M.S: Ma comincia così:
«Da tempo avete sete dell'insolito; come da un corpo / gravemente infermo l'anima di Agrigento / vuole abbandonare gli antichi schemi. / Coraggio, osate! Ciò che avete ereditato, le vostre / conquiste, ciò che i padri vi hanno detto e insegnato,/...».
Poi diventa più complicato ma in effetti è ciò che io chiamo un «sogno comunista». Se ancora non fosse troppo tardi, ma forse lo è gi`, chiss` - il film non è pessimista; è una scommessa. Forse potrebbe essere troppo tardi, ma forse potrebbe anche non esserlo, comunque non dovrebbe - ma anche se non è troppo tardi non bisogna aspettare troppo perché i «mortali», stanno distruggendo il mondo... Si parla proprio dei mortali e del fatto che quando non ci sar` più la terra non ci saranno nemmeno più i mortali. Bisognerebbe abbandonare tutto velocemente, credo, velocemente, ma davvero velocemente, né domani, né dopodomani. (...)
D.H.: Credo che quello che scandalizza, di Hölderlin e del film, sia il tentativo di non rinunciare a niente di ciò che appartiene all'individuo, al soggetto - come lo chiama Hölderlin, - e agli altri, al popolo. Non si rinuncia a niente per ottenere in cambio qualcos'altro, ma invece si cerca di conservare tutto. E questo in un'epoca in cui l'umanit` si lascia rimpicciolire sempre di più, anche nei sentimenti, in tutte le sue forze. Questo è in qualche modo lo scandalo! E penso che sia proprio questo ad aver condotto Hölderlin alle soglie della pazzia, e ad essere la componente folle di Empedocle, a rendere il film uno scandalo. Ho la netta sensazione che tutto congiuri a restringere l'umanit` e a separarla dalla vita, mentre sia nel testo che nel film succede proprio il contrario; si cerca di aprire, di non rinunciare a niente, di non trascurare e di non distruggere nulla per conservare qualcos'altro.

Ma mi sembra che dovrebbe essere proprio questo a dare coraggio all'umanit`.
D.H.: No, no se è gi` in una situazione troppo difficile.
J.-M.S.: In primo luogo è gi` andata troppo oltre, e in secondo luogo, c'è sempre stato il problema del perché la gente abbia paura: «es scheun / die Erdenkinder meist das Neu und Fremde - dice Hölderlin -...Besckränkt im Eigentume sorgen sie / wie sie bestehn, und weiter reicht ihr Sinn / im Leben Nicht» (Solitamente i mortali rifuggono da quanto è nuovo e a loro estraneo/... Costretti nel loro breve cerchio / sono unicamente tesi a sopravvivere,/e altro non sanno... ).
D.H.: E questo è quello che pensava Hölderlin... «nuovo e estraneo» da una parte, ma dall'altra anche ciò che egli chiama «il mondo degli eroi», che ritorner`. Entrambi, secondo Hölderlin, possono essere raggiunti contemporaneamente.

In La morte di Empedocle, ma non soltanto lì, piuttosto nei film in generale, c'è il contrasto tra una forma molto rigida e dei sentimenti che invece di essere sviluppati nello stile del consueto cinema narrativo, irrompono di colpo. Quali sono questi falsi sentimenti o quelli, che, come dite voi, non ci sono?
J.-M.S.: Il sentimento di non poter più rinunciare a ciò che oggi riceviamo, e quello che il migliore dei mondi possibili sia il nostro. Il sentimento del progresso, l'idea del progresso.
D.H.: In francese si dice: «Lâcher la proie pour l'ombre».
J.-M.S.: «Rinunciare alla preda ed accontentarsi soltanto dell'ombra, ricevere l'ombra. L'umanit` ha la preda, e la preda - in questo caso l'uso della parola è molto duro e provocatorio - era la natura, gli animali, era il «dolce profumo di Othem», erano le stagioni, era tutto questo. (...)
È proprio dal film su Bach che lavoriamo sempre più sul tentativo di ampliare il campo d'azione dei sentimenti, è su questo che lavoriamo, con noi stessi e contro noi stessi: per fabbricare, creare dei film che facciano ricordare e suggeriscano - non vorrei dire «esprimano» - sentimenti sempre più ampi e più grandi, sentimenti sepolti e rimossi. Ma per raggiungere questo traguardo è necessario trovare una forma, che diventi, come lei ha detto, e non è un paradosso, sempre più rigida. (...) «Non aspettatevi che la forma nasca prima del pensiero; essa infatti arriver` contemporaneamente», se questa frase di Schönberg vale per uno scrittore al mondo, allora questo scrittore è Hölderlin.

(Intervista a Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, in Straub-Huillet. Cineasti italiani, Mostra Internazionale deI Nuovo Cinema, Pesaro 1989)


C'est pas toujours suffisant le contre pour faire un film. Au moins autant que le contre, il faut avoir l'envie de faire quelque chose d'autre...
En fait, on avait l'envie de faire un film en Sicile, bien avant Moïse et Aaron.
Si on ne dépendait pas des solutions d'argent, on auralt fait d'abord La chronique et ensulte Moïse et Aaron. Parce que Moïse et Aaron c'était le deuxième projet. Le troisième c'était Non réconciliés, le quatrième Machorka Muff. Voil` ` peu près pour la chronologie.
Tous les projets qu'on a, ce sont des rencontres.
Disons aussi que les allemands, on avait un peu de tendresse pour eux, parce qu'après tout, ils connaissaient notre travail. Nos films, ils avaient l'occasion de les voir plusieurs fois dans les cinémas des grandes villes et sur diverses chaînes. Donc on avait envie de refaire un film en langue allemande.
On avait fait deux films italiens, Fortini/Cani et De la nuée ` la résistance, 100 % italiens, parlés en italien, tournés en Italie; chacun ` sa manière sur la réalité italienne contemporaine et plongeant dans son passé. On était fiers de les avoir réalisés.
Malgré tout, on pourrait affirmer que, en dehors du Kafka, du Mallarmé, de Trop tôt, trop tard et de En rachâchant, tous nos films depuis 1969, qu'ils soient en français comme Othon, ou de langue allemande comme Leçons d'histoire et Moïse et Aaron, ou de langue italienne comme le Fortini/Cani et De la nuée ` la résistance, sont des films qui doivent quelque chose ` la réalité italienne.
Il y a un film qui a une filiation évidente avec Empédocle, c'est Moïse et Aaron, parce que l` aussi il est question de Politelis, et c'est aussi une hagiographie. Quant au sujet, Moïse et Aaron se termine l` où commence Empédocle.
Un jour on a vu un film qui s'appelait Seven Women, et on s'est dit que l'hagiographie, c'était une chose passionnante. Et l`, au bout de trois semaines de montage, on savait que ce film aurait quelque chose en commun avec le film de Ford.
II y a un autre film auquel on a pensé en faisant Empédocle, c'est Alexandre Newski.
De nos jours le bruit est partout. C'est dur d'arriver ` trouver un endroit qui convienne aux yeux et aux oreilles.
(Jean-Marie Straub, Danièle Huillet, in AA.VV., Jean-Marie Straub, Danièle Huillet, Editions Antigone, Lasa et Dominique Païni)

Biography

film director

Jean-Marie Straub

Jean-Marie Straub (Metz, France, 1933) worked as an assistant to the film directors Robert Bresson, Abel Gance, Jean Renoir and Jacques Rivette. In 1963, he and Danièle Huillet, who became his companion in life and work, made their first film together, Machorka - Muff, based on a story by Heinrich Böll. They made their first feature-length film, Chronicle of Anna Magdalena Bach, in 1968. Since then, they have directed over thirty films, taking on writers like Friedrich Hölderlin and Cesare Pavese. The 2006 Venice Film Festival awarded them a special Lion for innovation in film language.

FILMOGRAFIA

 filmografia essenziale/essential filmography

Machorka - Muff (coregia/codirector Danièle Huillet, cm, 1963), Chronik der Anna Magdalena Bach (Cronaca di Anna Magdalena Bach, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1968), Moses und Aaron (Mosè e Aronne, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1975), Dalla nube alla resistenza (coregia/codirector Danièle Huillet, 1979), Der Tod des Empedokles (La morte di Empedocle, coregia/codirector Danièle Huillet, 1987), Lothringen! (coregia/codirectorDanièle Huillet, cm, 1994), Sicilia! (coregia/codirector Danièle Huillet, 1999),Une visite au Louvre (coregia/codirector Danièle Huillet, 2004), Corneille-Brecht (cm, 2009), O somma luce (2010), Jeonju Digital Project 2011 - Un héritier (cm, 2011).

Danièle Huillet

Danièle Huillet was born in Paris on May 1, 1936. She grew up in the country and returned to Paris around 1948. She studied at the Jules Ferry high school. She prepared for the IDHEC, but refused to write about the film Menèges by Yves Allégret, which she held to be unfit for an exam.

Cast

& Credits

Director: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet.
Text: prima versione (1798) della tragedia di Friederich Hölderlin La morte di Empedocle.
Director of photography: Renato Berta, Jean-Paul Toraille, Gianni Canfarelli.
Sound: Louis Hochet, Georges Vaglio, Sandro Zanon.
Editor: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet
Assistenti: Hans Hurch, Michael Esser, Leo Mingrone, Roberto Pali
Cast: Andréas von Rauch (Empedocle), Vladimir Baratta (Pausania), Howard Vernon (Ermocrate), William Berger (Crizia), Martina Baratta (Pantea), Ute Cremer (Delia), Federico Hecker (terzo agrigentino), Peter Boom (secondo agrigentino), Giorgio Baratta (primo agrigentino), Manfred Esser (primo schiavo), Georg Brintrup (secondo schiavo), Achille Brunini (terzo schiavo), Peter Kammerer (contadino).
Production company: Straub/Huillet, Les Films du Losange, Janus Film, con la partecipazione di NEF Diffusion, FFA Low Budget, Citt` di Amburgo, Hessischer Rundfunk, Centre National de la Cinématographie.
Riprese: 8 settimane da fine maggio a fine luglio 1986 in un parco in provincia di Ragusa e sulle pendici dell'Etna.
Versioni: Esistono 4 versioni diverse realizzate a partire da «prises» diverse di ogni inquadratura (4 montaggi negativo, 4 missaggi), 4 film la cui durata varia da 132' (prima versione) a 127'.
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