SICILIA! - Messa in scena di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet per il Teatro Francesco di Bartolo, Buti, 6 aprile 1998

Un evento straordinario si è svolto nel teatro di Buti, in provincia di Lucca, durante il periodo di Pasqua: la messa in scena teatrlae di Sicilia! ad opera di Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, tratto da Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.
Una rivisitazione secca, rigorosa, essenziale, una scelta di paragrafi, di dialoghi duri, martellanti, che ha trasformato in parole quella prosa di attento dominio formale qual è la prosa di Vittorini, calandola nei gesti, nel furore e nello strano orgoglio dei caratteri chiusi - il viaggiatore, la madre, il Gran Lombardo, l'arrotino. Soprattutto attraverso questo personaggio, qui assunto a simbolo di un discorso politico, con quel suo arnese per arrotare montato sulla bicicletta, e il suo parlare in libert` di lame e di coltelli, per riaffermare la dignit` e la fierezza dell'uomo in periodi, come quello del 1937-40 di Vittorini e quello di oggi, in cui tutto sembra dissolversi in una molle insensatezza. La messinscena, mirabile nella capacit` di sintesi, ha colto lampi, rabbie, amarezze, ha dato forza a frasi che sembravano letterarie, ne ha sondato la consistenza e la chiarezza restituendo alla modernit` una prosa incisiva e violenta. Ha costruito un impianto visivo portato all'estrema radicalit`, restituendo al nero dei cambi di scena un valore espressivo, come gi` in altro contesto ne La nube e la resistenza, una sorta di immagine-sipario, che sottolinea la scansione espressiva per indurre a riflettere. Le ultime parole dell'arrotino «se ci fossero coltelli, forbici, punteruoli, picche e archibugi, mortai, falci e martelli, cannoni, dinamite» chiudono la rappresentazione in un grido di rabbia e di speranza.
Nel silenzio, forse sin troppo spiegabile, della nostra intellettualit` ed informazione (con qualche eccezione come «Il Manifesto»), Jean-Luc Godard, presente all'appuntamento con questi due «nostri» registi, ha scritto al direttore del Teatro Comunale di Buti: «Grazie per questi momenti di bellezza e di chiarezza in un mondo cupo e ottuso»
(Edoardo Bruno, «Filmcritica», 1998)