Nazione: Francia
Anno: 1982
Durata: 7'


Jean-Louis Raymond: Si deve considerare En rachâchant come un'opera emblematica di un atteggiamento sociale che le sarebbe proprio, di una volont` di resistenza necessaria?
D.H.: Vuole dire che ci identifica con Ernesto>?
J.-L.R.: In un certo senso, sì. Lei, Jean-Marie Straub, ha ricordato quale sia stato il suo atteggiamento ai tempi della Guerra d'Algeria. È forse utile ricordare che allora lei ha preso una decisione estremamente radicale che probabilmente è risultata decisiva nel seguito della sua vita e della sua carriera di cineasta. Questo atteggiamento refrattario lo ritroviamo nel personaggio di Ernesto, anche se il racconto è stato scritto da Marguerite Duras.
J.-M.S.: Ero renitente, il prezzo da pagare è stato la condanna a un anno da parte del tribunale militare della mia citt` natale, Metz. Naturalmente questo non è stato senza conseguenza; non ho più avuto diritto alla previdenza sociale, alla mutua, alla pensione… Credo che la societ` in cui viviamo non ci lasci scelta: si diventa delinquenti, la societ` fabbrica delinquenti.
J.-L.R: Lei è stato un delinquente?
J.-M. Straub In certe circostanze, sì.
D.H.: Il punto di partenza di Oh Ernesto è una storia vera. È successa a Marguerite Duras. Un bel giorno suo figlio le ha detto che non voleva più andare a scuola…
J.-M.S.: Abbiamo incontrato Marguerite Duras, che non conoscevamo, dopo Othon. Ero tornato a Parigi dopo undici anni di assenza forzata. Ci siamo visti a lungo. Aveva appena fatto Jaune le soleil, che originariamente avrebbe dovuto intitolarsi L'Écriture bleue. Il film mi piaceva molto e glielo ho detto. Quando l'abbiamo incontrata aveva appena visto Othon e mentre stavamo bevendo una birra in un caffè di fronte al cinema Le Racine, d'improvviso ci ha detto: «Ho un figlio che rifiuta di tornare a scuola. Cosa posso fare? Non posso costringerlo». Era quasi come se domandasse un consiglio. Le abbiamo detto: «No, non si può costringerlo». Eravamo nel 1969: ha scritto questo racconto per bambini sotto la spinta del 68. Sono gli incontri del caso, nella vita o nella societ`, che possono diventare film soltanto se corrispondono a sentimenti personali, a esperienze vissute, o a collere (…)
J.-L.R La dimensione politica è sempre molto importante nel vostro lavoro. È qualcosa che voi rivendicate?
J.-M.S.: Sì, ma non facciamo sistematicamente dei film politici. Questo è forse un film politico?
J.-L. R : Evidentemente, sì…
J.M.S. Nella misura in cui Socrate era un animale politico, e sappiamo che cosa gli sia costato, ebbene questo film è un film socratico, e dunque un film politico. (…)
Spettatore: Quanto tempo sono durate le riprese?
D.H.: L'abbiamo girato in tre giorni.
J.M.: Ma avevate fatto delle prove. Abbiamo cominciato qualche mese prima, ma non abbiamo provato ogni giorno.
Spettatore: Come avete scelto i luoghi?
D.H. Avevamo un'idea precisa dell'aula. Volevamo un'aula con una podana. Alla fine l'abbiamo trovata a Saint Ouen, a Parigi, perché non ce ne sono più molte con la pedana. Quando siamo arrivati per girare, l'assistente operatore ci ha detto: «Ma questa pedana dar` fastidio», e voleva eliminarla, perché quelli che lavorano nel cinema sono così, perfino le persone che amiamo.
J.-M.S.: Ho dovuto fermare l'ascia, voleva rompere tutto. Gli ho trattenuto il braccio.
D.H. Bisogna ben guardarsi dal dire che un ramo d'albero potrebbe dare fastidio, perché si rischia di non ritrovarlo più; mentre basta un po' di pazienza per capire che questo ramo d'albero che sembrava d'intralcio è invece un dono della natura, come direbbe Hölderlin. C'è bisogno di un po' di tempo per addomesticare le cose.
J.-M.S: Guardate Coppola, voleva fare un film contro il napalm e ha bruciato intere foreste col napalm. È anche questo il cinema (A Danièle Huillet): Che cosa volevate dire?
D.H.: Ci penso soltanto oggi. Non mi ero mai resa conto di quanto c'era in comune tra me e Ernesto. Dopo aver passato la maturit` ed aver fatto l'anno propedeutico, sono stata alla Sorbona e me ne sono andata subito. Mi sono detto: «Non è possible, non posso fare i miei studi qui, non è possibile». Me ne sono andata e non ci sono più tornata. Più ancora che il sapere-potere, vi vedevo la vanit` e lo spreco.
J.-M.S.: Ha fatto di peggio, si è presentata all'esame per entrare all'IDHEC dopo aver fatto una classe propedeutica al Liceo Voltaire. Il film che hanno mostrato e su cui dovevano scrivere era Manèges di Yves Allégret. Ha restituito un foglio quasi bianco, in cui lei diceva che era uno scandalo che si chiedesse di scrivere su un film così brutto… il che è un po' sbagliato perché in fondo Yves Allégret non è il peggiore, dopo hanno fatto di peggio. John Ford ha detto, poco prima di morire: «Quando vedo certi film contemporanei, se li avessi fatti io - e qui era il cattolico irlandese a parlare - mi sentirei in stato di peccato mortale».
J.-L.R.: Danièle Huillet, in fondo lei era Ernesto alla Sorbona.
D.H.: Sapete, di Ernesti ce ne sono molti.
J.-M.S.: Ma no! Sentite, non si tratta di un film autobiografico, si potrebbe perfino dire il contrario. È un film di entomologo… Per noi Ernesto è un insetto che filmiamo come un insetto, così come Bunuel diceva che bisogna filmare gli insetti. È un insetto come un altro, voglio dire, gli insetti sono molto importanti. Rosa Lusemburg diceva che la sorte di un insetto che lotta tra la vita ed la morte, in qualche angolo all'oscuro dell'umanit`, è altrettanto importante del destino e dell'avvenire della rivoluzione in cui lei credeva. (…)
(Rencontres avec Jean-Marie Straub et Danièle Huillet, Limelight, Beaux Arts, Ecole Régionale Le Mans, 1995

A partir d'un texte écrit pour les enfants par Marguerite Duras (Oh Ernesto!) En rachâchant s'en prend, lui aussi ` l'évidence trop brillante de la pédagogie. Il en retourne les principes. L'apprentissage, contre les doctrines de l'«information» et de la «communication», en revient aux paradoxes de la maïeutique. Socrate s'explique dans le Thééthète: il est le fils d'une accoucheuse et il exerce le méme art que sa mère, mais cet exercice comporte deux restrictions. La première est originelle: il faut que l'accoucheuse ait été capable d'enfanter et qu'elle ne le soit plus. Et puis Socrate, plus démuni encore que son modèle, doit renoncer ` l'activité de l'entremetteuse pour lequel l'accoucheuse est prédestinée et qui la conduit du côté de cette ombre portée de la pédagogie qu'est la prostitution. Alors s'invente l'art curieux de la maïeutique qui «délivre les hommes et pas les femmes» et qui «s'en prend aux âmes et non aux corps» et cette invention implique un sacrifice. L'accoucheur doit admettre son impuissance : il ne sera jamais père. Il ne sera jamais du côté de la procréation. (...)
Or, ce qu'Ernesto - au-del` de toute méthode et de toute sociologie - reproche ` l'instituteur c'est de se prendre, lui, pour un procréateur et de vouloir lui apprendre, ` lui Ernesto, des choses qu'il ne sait pas, d'étre un géniteur et pas un accoucheur, d'être possesseur et maître de la sagesse, d'étre enfin le contraire de Socrate. L'instituteur est un imposteur. Il refuse le péril de la mise en scène, cette accoucheuse de l'histoire, et se réfugie dans la sécurité du savoir et du pouvoir. De ce savoir et de ce pouvoir qui seront, plus tard, du côté du film que Marguerite Duras tirera de son propre livre. Ici, chez Straub, le film prend les assurances ` la lettre. Il tranche dans les mots. Il n'illustre pas et ne s'approprie rien: pas la moindre trace de ce bras de fer où les adaptateurs viennent d'habitude, avec les gestes du matamore, copier les risques de leur maîtrise. Pas l'ombre non plus de cet effacement où ils étalent humblement leur hypocrisie. Ici, personne n'exploite personne. En rachâchant ignore le commerce des bienfaits et le système de la plus-value. La mise en scène tend le fil où l'écriture se découpe, s'ouvre dans le sens de l'épaisseur, se distribue entre les choses qui l'attendent, la reçoivent ou la perdent et entre les voix qui prennent ` chaque mot le parti de l'excès : du cri, de la scansion et du filé. En rachâchant comme son héros refuse la Loi de cette École où la pédagogie commence par supposer l'ignorance et finit par exploiter l'ignorant. Il multiplie et dilapide les profits du texte. Comme ils l'avaient fait pour Böll, Corneille, Schönberg, Brecht, Pavese ou Mallarmé, Danièle Huillet et Jean Marie Straub rendent la fable de Duras ` sa liberté. Ni lieu ni maître.
(Louis Seguin, Aux distraitement désespérés que nous sommes…, Éditions Ombres, Toulouse, 1991)

Biografia

regista

Jean-Marie Straub

Jean-Marie Straub (Metz, Francia, 1933) ha lavorato, come assistente, per registi come Robert Bresson, Abel Gance, Jean Renoir o Jacques Rivette, esordendo nel 1963 insieme a Danièle Huillet, che da quel momento sarà sua compagna di vita e di lavoro, con il cortometraggio Machorka - Muff, tratto da un racconto di Heinrich Böll. Hanno realizzato il loro primo lungometraggio, Cronaca di Anna Magdalena Bach, nel 1968. Da allora hanno diretto una trentina di film, confrontandosi con autori come Friedrich Hölderlin o Cesare Pavese. Nel 2006 sono stati omaggiati, a Venezia, di un Leone speciale per l’innovazione del linguaggio cinematografico.

FILMOGRAFIA

 filmografia essenziale/essential filmography

Machorka - Muff (coregia/codirector Danièle Huillet, cm, 1963), Chronik der Anna Magdalena Bach (Cronaca di Anna Magdalena Bach, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1968), Moses und Aaron (Mosè e Aronne, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1975), Dalla nube alla resistenza (coregia/codirector Danièle Huillet, 1979), Der Tod des Empedokles (La morte di Empedocle, coregia/codirector Danièle Huillet, 1987), Lothringen! (coregia/codirectorDanièle Huillet, cm, 1994), Sicilia! (coregia/codirector Danièle Huillet, 1999),Une visite au Louvre (coregia/codirector Danièle Huillet, 2004), Corneille-Brecht (cm, 2009), O somma luce (2010), Jeonju Digital Project 2011 - Un héritier (cm, 2011).

Danièle Huillet

Danièle Huillet nasce a Parigi il 1° maggio 1936. Cresce in campagna e ritorna a Parigi verso il 1948. Studia al liceo Jules Ferry. Si prepara per l'IDHEC ma si rifiuta di scrivere sul film Menèges di Yves Allégret che ritiene indegno di una prova d'esame.

Cast

& Credits

Regia: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet.
Testo: dal racconto Oh! Ernesto di Marguerite Duras.
Fotografia: Henri Alekan.
Suono: Louis Hochet.
Montaggio: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet.
Interpreti: Nadette Thimus, Bernard Thimus, Oliver Straub, Raymond Gérard.
Produzione: Straub-Huillet.
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