19° TORINO FILM FESTIVAL
Omaggio a Jean-Marie Straub e Daniele Huillet

SICILIA!

SICILIA!
di Jean-Marie Straub, Danièle Huillet
Nazione: Italia, Francia
Anno: 1999
Durata: 66'


On a laissé de côté plus de la moitié du roman, certaines choses qui auraient pu donner lieu ` un film de Visconti ou de Fellini, surtout la denière partie qui est complètement métaphorique. Mais cela fait déj` trente ans que je me méfie des métaphores, et ce bien avant même de connaître la phrase de Kafka: «Les métaphores sont une des choses qui me feraient désespérer d'écrire...». On ne peut pas faire de films avec des métaphores. Pour en revenir ` la partie finale du roman, il n'est pas possible, au cinéma, de filmer des gens en train de mourir, dans le noir, du typhus ou d'autres choses. Même John Ford ne se serait pas permis cela.
(...) Dans ce roman, il n'y a pas une seule phrase de dialogue qui soit complète. Tout est entrecoupé de réflexions psychologiques ou descriptives. En plus, il y a tout un texte en style indirect. Mais ce n'est pas la première fois que cela nous arrive. Déj`, le long récit sur la mort de Thérèse, dans Rapports de classes, était en style indirect. Ici, tout le récit du Grand Lombard, celui qui est assis dans le train, et que l'on voit se lever pour fermer violemment la porte du compartiment, avant de se rasseoir pour parler de puanteur ` propos des deux flics, est un récit qui n'existe pas. Dans le roman, il est écrit ` plus de soixante pour cent en style indirect. J'en reviens donc ` Non réconciliès. Je disais ` l'époque que c'était un film lacunaire. Sicilia! l'est aussi, mais d'une autre façon. Il ne fallait pas en rajouter sous prétexte d'avoir deux heures de film. (...)
Il faut dilater au maximum et resserrer aux maximum, laisser des plages énormes et ensuite pratiquer des resserrements extrémes. L` est toute la différence entre Tchaïkovski et Bach, Beethoven, Schönberg ou Webern, qui eux laissent des silences. C'est la responsabilité esthétique: prendre un maximum de risques avec un maximum de prudence. (...) C'est une question d'amour et de respect. On se dit que l'on filme quelque chose qui n'existera plus ensuite, parce que ce sera déj` différent, et que l'on ne refilmera plus. (...)
(Jean-Marie Straub, «Cahiers du Cinéma», n. 538, settembre 1999)

Cara Danièle e caro Jean-Marie
Le voci rabbiose-cordiali, Catania, Siracusa, i begli abiti robusti, gli occhi luminosi, le dolci labbra energiche, la danza dell'arrotino di coltelli (dervis): i centesimi, il sibilare di chi torna al paese natale, i sedili vuoti sul treno, i discorsi sull'amore (il raccontare!), la ferrovia, l'andare a piedi, il cibo (ho appena gustato i capperi dell'isola di Pantelleria!), i meravigliosi disegni delle sedie, il pane, il vino, il melone d'inverno, il baritono! Il grande Elio Vittorini (particolarmente sconvolgente la sua foto alla fine): voi avete scoperto, mostrato e fatto esplodere nel mio cuore il cinema, il film, come se fosse la prima volta. Sicilia! È la summa della vostra opera, il colmo della rabbia, della dolcezza, del ritmo: tempio, capanna! Così vi saluta il vostro Peter Handke (buon anno!)

(Cartolina di Peter Handke a Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, 15 gennaio 1999)

(...) Se scrivere su Dalla Nube significava scrivere della vertigine dei saliscendi delle colline, dello stato pulsionale di flora e interpreti. Della loro melanconia vibrata e romanticamente rivoluzionaria.
Scrivere di Sicilia!, significa esplorare un'immobilit` minerale, una compostezza di modi, un'esplosione fissa di sole, insomma una pura immanenza vitale che, in sé, è rivoluzionaria. Pavese e Vittorini, come due estremi di universalit`, di evasione da ogni provincialismo, ma di sconvolgente adesione al ritmo astratto e carnale degli Elementi delle loro regioni.
Il cromatismo ondulatorio di Pavese sulle gamme dei verdi e il principio dell'iterazione di Vittorini. Che sembra quasi voler cogliere il dilagare di una luce bianca su bianco, come a dire incessantemente se stessa, la sovranit` sopra tutto del sole siciliano.
Questo lusso solare sar` magnificato dal b/n Straub-Huillet: volti ad incidenza o in controluce che mostrano che vi è una nobilt` implicita nel solo fatto di vivere. Estrema bellezza di questi volti siciliani.
Tutto è immediatamente davanti agli occhi. Si eliminer` la profondit` addossando gli interpreti a pareti a calce, in vagoni ferroviari, alle casamatte del molo di Messina. Oppure ci penser` il sole: nella quiete della piazza esagonale di Grammichele dove Silvestro incontra l'Arrotino, l'ultimo iniziatore agli eroici furori. Piazza chiara e abbagliante, con qualche guizzo d'ombra delle poche palme. Non ci sar` profondit` in modo che il contrasto di bianco e nero sia anche più violento. Per eliminare qualsiasi arrière-scene: nessun lembo d'immagine che prevalga su un altro, nessun concetto di prima, seconda, terza importanza. Nessun mistero. Solo sole. Ovvero mistero per eccesso di mistero. Come se la Sicilia fosse un naturale teatro filosofico per assedio materico, per strangolamento del pensiero che vuole un aldil` delle cose.
Eppure mai come qui siamo al film di fantasmi, di stregoneria. Ancora i paradossi, ancora soltanto apparenti.
Ecco allora questa nobilt` elementare e questo agio di loquela di questi attori-testimoni a cui sembra bastare vivere per essere. Ancora un micidiale attacco Straub-Huillet al pseudo-sistema di pseudo-pensiero che colloca la vita in un perpetuantesi (all'infinito) aldil` del consumo. Uno pseudo-sistema che non prevede neppure o meglio rimuove o distrugge, se può, questa nobilt` naturale, per potersi conservare, per poter meglio convincere i suoi subietti ad un'inferiorit`. Costruita in vitro e inoculata con violenza. (...)
Le estasi di Angela Nugara che nel film porta il nome hegeliano-mariano di Concezione.
Stupore ancora incantato negli stop tra gli emistichi che Straub-Huillet reinventano a partire dalla prosa vittoriniana e dalla capacit` respiratoria degli attori.
Stupore di memorie andate che in queste pause, a occhi vitrei, sembrano avere una risonanza decisiva dopo i recitativi. «Vedere intensamente, ovvero due volte reale», commenta Silvestro, nel romanzo, di fronte ai conversari visionari della madre-strega, strana incantatrice di un'arte dello sguardo e del ricordo.
Gli occhi-ossidiana di Angela virano in diagonale, in una fissit` assoluta, evocano grandiose maschilit` disparse. Rendono presente la propria ricchezza sensuale di donna-madre mediterranea quindi strega, quindi sintesi di libert` varie: contro il radicalismo puritano e piccolo-borghese, ammette l'immensa potenza erotica del maschio come anche riserba per se stessa ogni diritto di evadere, poeticamente e carnalmente, qualsivoglia interdetto.
La sua stregoneria è un sortilegio contro ogni senso di colpa o di accusa. Se l'adulterio nel «progredito» Nord di Von heute auf morgen significava un tradimento dell'amore a fronte di una societ` che pungola sensualmente per meglio vendere le sue merci, al volger di stagione. Ogni spontaneit` erotica essendo bandita, ogni rapporto essendo divenuto mercantile, la fedelt` essendo molto più autenticamente erotica di qualsiasi tentazione. La tentazione coincidendo con la moda, surrogato-imbellettamento di falsi impulsi.
Allora il viaggio in 2CV Straub-Huillet rappresenta ancora un'avventura archeologica e picara verso i fasti popolareschi di un Sud a cui il Nord calvinista ha fatto credere di essere in difetto. Ancora per vendere, come è ovvio. «Il meglio della civilt` italiana» era anche un mondo dove l'adulterio era solarit` di «valloni» e forse, complicit` rivoluzionaria. Impulso di forti appetiti e di eroici furori: la stratosferica figura del padre di Concezione; l'incontro, toccante, di lei con il magico viandante che traversa la Sicilia a piedi nudi, per amarla, apprezzare ombre e pane condito con olio, sale e origano. Ribellarsi e morire.
Strano come non si sia notato che Von Heute e Sicilia! rappresentino un dittico politico-musicale sulle infinite connessioni di eros e politica ai primordi dell'era che stiamo vivendo, prima della grande omologazione glaciale. Prima che si perdesse traccia dei resistenti del Nord e del Sud.
Unificazione anche estetica che corre dall'interno del living-room dell'operetta di Schönberg e va fino all'interno di una casa alle pendici di Buti, dove filtra poco sole, per un'enorme macchia d'alberi che «bandiera» le finestre.
Unificazione non data solo dal b/n ma da una concezione del cinema-melodramma che Straub-Huillet in spazi conchiusi portano ai suoi estremi estetici. Il massimo nel minimo.(...)

(Paolo Spaziani, Dalla Nube alla resistenza, etica ed estetica di un film Straub-Huillet, UCCA e Mauro Baroni Editore, Viareggio-Lucca, 2000)

Biografia

regista

Jean-Marie Straub

Jean-Marie Straub (Metz, Francia, 1933) ha lavorato, come assistente, per registi come Robert Bresson, Abel Gance, Jean Renoir o Jacques Rivette, esordendo nel 1963 insieme a Danièle Huillet, che da quel momento sarà sua compagna di vita e di lavoro, con il cortometraggio Machorka - Muff, tratto da un racconto di Heinrich Böll. Hanno realizzato il loro primo lungometraggio, Cronaca di Anna Magdalena Bach, nel 1968. Da allora hanno diretto una trentina di film, confrontandosi con autori come Friedrich Hölderlin o Cesare Pavese. Nel 2006 sono stati omaggiati, a Venezia, di un Leone speciale per l’innovazione del linguaggio cinematografico.

FILMOGRAFIA

 filmografia essenziale/essential filmography

Machorka - Muff (coregia/codirector Danièle Huillet, cm, 1963), Chronik der Anna Magdalena Bach (Cronaca di Anna Magdalena Bach, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1968), Moses und Aaron (Mosè e Aronne, coregia/codirectorDanièle Huillet, 1975), Dalla nube alla resistenza (coregia/codirector Danièle Huillet, 1979), Der Tod des Empedokles (La morte di Empedocle, coregia/codirector Danièle Huillet, 1987), Lothringen! (coregia/codirectorDanièle Huillet, cm, 1994), Sicilia! (coregia/codirector Danièle Huillet, 1999),Une visite au Louvre (coregia/codirector Danièle Huillet, 2004), Corneille-Brecht (cm, 2009), O somma luce (2010), Jeonju Digital Project 2011 - Un héritier (cm, 2011).

Danièle Huillet

Danièle Huillet nasce a Parigi il 1° maggio 1936. Cresce in campagna e ritorna a Parigi verso il 1948. Studia al liceo Jules Ferry. Si prepara per l'IDHEC ma si rifiuta di scrivere sul film Menèges di Yves Allégret che ritiene indegno di una prova d'esame.

Cast

& Credits

Regia: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet.
Testo: da Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.
Fotografia: William Lubtchansky, e Irina Lubtchansky, Marion Befve.
Luci: Jim Howe, Olivier Cazzitti.
Suono: Jean-Pierre Duret, Louis Hochet.
Musica: Ludwig van Beethoven.
Assistenti: Arnaud Maillet, Jean-Charles Fitoussi, Romano Guelfi, Andreas Teuchert.
Interpreti: Gianni Buscarino (lui), Vittorio Vigneri (l'arrotino), Angela Nugara (la madre), Carmelo Maddio (l'uomo), Angela Durantini (sua moglie), Simone Nucatola (l'altro), Ignazio Trombello (l'uno), Giovanni Interlandi (il Gran Lombardo), Giuseppe Bont` (il catanese), Mario Baschieri (il vecchietto).
Produzione: Straub-Huillet.
Coproduzione: Pierre Grise Productions (Martine Marignac), con Centre National de la Cinématographie, Alia Film (Enzo Porcelli), Istituto Luce, con il concorso di Hessischer Rundfunk (Dietmar Schings), Saarländischer Rundfunk, Westdeutscher Rundfunk.
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