Nazione: USA
Anno: 1953
Durata: 90'


Penso che i film più brechtiani siano i film di John Ford, non quelli di Lang. Quelli di Lang sono un'astrazione che - secondo me - fanno un passettino più avanti ancora della dialettica brechtiana nel campo del cinema. Ma i film più brechtiani sono quelli di Ford, nei quali l'ideologia è proprio contraria (o almeno sembra contraria) a quella di Brecht, però il suo discorso, la sua stilistica, la sua «démarche» è una «démarche» brechtiana.
(Jean-Marie Straub, «Cineforum», n. 95-96, 1970)

Fritz Lang ha una morale di ferro, si sente in ogni sua inquadratura, ma anche nei suoi rapporti coi produttori; è l'unico ad essere riuscito a fare una superproduzione che non sia un superprodotto. La tigre di Eschnapur e Il sepolcro indiano sono gli unici film che siano superproduzioni senza essere dei superprodotti, che siano fatti con tutti i soldi che aveva a sua disposizione senza gettare polvere negli occhi. E che nondimeno non siano fatti contro il denaro; perché oggi è più facile: Godard, nella sua evoluzione, ha scoperto che bisognava fare dei film contro. Ma per un uomo della generazione di Fritz Lang un'idea del genere non era possibile. E nondimeno è riuscito a fare quei due film in cui ha dato ai Tedeschi, che erano crepati di fame per x anni (...), un regalo in oro ma non un vitello d'oro. E questo è molto forte. Qualsiasi altro avrebbe fatto un vitello d'oro, e il produttore aveva ben voglia di farlo. Fritz Lang ha fatto un film.
(Jean-Marie Straub, «Cahiers du Cinéma», n. 223, agosto-settembre 1970)

Biografia

regista

Fritz Lang

Cast

& Credits

Regia: Fritz Lang.
Soggetto: dal romanzo di William P. McGiven.
Sceneggiatura: Sidney Boehm.
Fotografia: Charles Lang, jr.
Musica: Daniele Amfitheatrof.
Montaggio: Charles Nelson.
Scenografia: Robert Peterson, William Kiernan.
Interpreti e personaggi: Glenn Ford (Dave Bannion), Gloria Grahame (Debbie Marsh), Jocelyn Brando (Katie), Alexander Scourby (Lagana), Lee Marvin.
Produzione: Columbia.
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