Nazione: Francia
Anno: 1958
Durata: 27'


Per O saisons, o châteaux, quando ho fatto le mie ricognizioni ho avuto un'impressione di tristezza terribile davanti a quell'architettura triste (devo confessare che adoro il romanico), decadente, disabitata e tuttavia non in rovina. Devo aggiungere che le mie ricognizioni le ho fatte in autunno, e ben presto sono stata presa da una profonda malinconia. Ritrovavo la Francia di Ronsard, di Marot. Ho cercato di fare un film che rappresentasse questa specie di rimpianto delle cose abbandonate, questa nostalgia delle epoche, delle cose che si vuotano del loro senso. Il film, però, un po' è cambiato, perché abbiamo girato con un tempo magnifico. (…)
Prima di tutto: non amo la Costa. Per interessarmici, dovevo trovare un soggetto. Du côté de la côté è un saggio sociologico. La Costa non è un luogo, ma un fenomeno sociologico. Si trattava di trovare una spiegazione: perché la Costa, quando ci sono tanti altri posti altrettanto meravigliosi? Per me, il film è un saggio sul turismo, in uno dei suoi punti nevralgici. Quando l'ho visto così, mi ha appassionato. Ponendomi la domanda, ho cercato le ragioni, ragioni vere, ragioni bizzarre, ragioni false.
L'Opéra-Mouffe in fondo, è la stessa cosa della Pointe courte. È la contraddizione tra un universo che dovrebbe essere di speranza, e la vera disperazione. Tutto è fatto di queste nozioni molto semplici della gravidanza. La gravidanza è una cosa che può alterare l'immaginazione sino alla nevrosi. PE il mettere a vivo.
Il film mantiene costantemente il tono di un'opera scorticata. Io ho avuto una gravidanza molto felice; ho tradotto quella che potrebbe essere la gravidanza d'una donna della Mouffe. La sensibilit` non è ciò che si prova, ma ciò che si può provare.
L'Opéra-Mouffe è un film di panico. È un film tenero, in fondo; quella che si è chiamata la sua crudelt` è solo angoscia. Non è affatto un film cattivo. (…)

A. Varda
("Cinéma", n. 60, 1961)



Ci sono diversi modi di parlare dei cortometraggi di Agnès Varda. Il primo sarebbe quello di seguire l'ordine cronologico: O saisons, o châteaux, girato nell'autunno 1957, L'Opéra-Mouffe la primavera scorsa e Du côté de la côté l'estate passata; i film dispari sono a colori, sovvenzionati da non so quale Ministero, e sono stati presentati a Tours. Si potrebbe anche dire che O saisons, o châteaux rappresenta la poesia grazie a un risvolto estetico ronsardiano, L'Opéra-Mouffe il teatro per il suo andamento brechtiano, e Du côté de la côté la letteratura per il suo titolo proustiano smentito solo da immagini alla Giraudoux. Ma invece di cercare le differenze, cerchiamo piuttosto le analogie, e vediamo quali sono i tratti comuni dei cortometraggi di Agnès, la loro caratteristica principale, che permette loro di evitare il vicolo cieco estetico cui accennavo prima.
Essi stanno al cinema come il disegno sta alla pittura e il taccuino di viaggio al romanzo. Sono prima di tutto dei diari dove l'ironia fa a ogni pagina un pericoloso salto triplo per cadere, in quella successiva, ai piedi della bellezza, del lusso calmo o della volutt`. Diario di bordo, quando Agnès Varda percorre la Loira, e anche diario di una donna di mondo, che posa con precauzione lo sguardo sui torrioni di Blois, gli alberi di Tours, le pietre di Azay-le-Rideau. Diario intimo quando, incinta, ella gira senza meta da Denfert a Place de la Contrescarpe. Infine, diario di una donna di spirito quando va girovagando da Nizza a Saint-Tropez, da dove ci manda una cartolina a inquadratura, per rispondere al suo amico Chris Marker.
Du côté de la côté è un film splendido. È France Roche moltiplicata per Chateaubriand (quello delle "Impressions d'Italie"), per Delacroix (quello dei "Croquis africains"), per M.me de Staël (quella di "De l'Allemagne"), per Proust (quello di "Pastiches et Mélanges"), per Aragon (quello di "Anicet ou le panorama"), per Giraudoux (quello di "La France sentimentale") e ne dimentico altri. Ma non dimenticherò mai la meravigliosa panoramica andata e ritorno che segue un ramo d'albero contorto sulla sabbia per arrivare alle scarpe di tela rosse e blu di Adamo ed Eva. Dovrei dire a questo punto che il legno è uno degli elementi chiave di Agnès Varda, uno dei leitmotiv dei suoi film.
Vorrei aggiungere che La Pointe-Courte ci guadagna ad essere visto dopo Du côté de la côté. Ma non ne ho il tempo. Ci sono troppe cose da dire. E come per i diamanti, che brillano per mille sfaccettature. Nell'industria cinematografica francese, i cortometraggi di Agnès Varda brillano infatti come veri piccoli gioielli.

J.-L. Godard
(Il cinema è il cinema, Garzanti, Milano 1981)


Nessuna campagna pubblicitaria, nessun battage giornalistico, appena qualche programma distribuito qua e l`. Prenotare in queste condizioni l'immensa sala del Palais de Chaillot era sembrata pura follia. Così, l'amministrazione del teatro non aveva previsto nessun servizio d'ordine; si aspettava non più di duecento spettatori. Erano quasi duemila, alle otto di sera, a scalpitare nella hall. Alle undici e mezza la sala era piena per oltre tre quarti. Disperatamente vuote restavano solo le poltrone delle autorit` e dei produttori invitati. La serata, dedicata all'opera cinematografica di Agnès Varda, è iniziata senza di loro e si è conclusa, tre ore più tardi, in un trionfo. Più che una consacrazione (il pubblico, accorso in massa, sapeva gi` che Agnès Varda è una grandissima cineasta), questo trionfo voleva essere la riparazione d'una ingiustizia troppo flagrante. È ingiusto, infatti, che nell'ora della vittoria della giovane generazione cinematografica il nome di Agnès Varda non sia neppure sussurrato, tanto più ingiusto perché è stata lei il vero precursore e promotore di questo rinnovamento. Questa serata di martedì 2 giugno l'ha confermato in modo clamoroso.
In programma tutta la sua opera attuale, che si compone di quattro film: tre cortometraggi (O saisons, o châteaux, 1957; Opéra-Mouffe e Du côté de, la côté, 1958) e un lungometraggio, La Pointe Courte, che è il suo primo film, realizzato all'et` di ventiquattro anni nel 1954. (…)
Nell'opera della regista si trovano molte idee che hanno fatto la reputazione di cineasti meno interessanti. L'audacia degli Amants, ad esempio, diviene ben sbiadita di fronte a certe scene di Opéra-Mouffe di Du côté de la côté.
Più che Léontine Sagan, più che Ida Lupino, è Agnès Varda la prima donna cineasta, l'equivalente d'una Madame de Staël nella letteratura. Rifiuta di far la maglia con la pellicola perché si sente in dovere di trasmettere le sue sensazioni di donna, di donna di societ` in O saisons, o châteaux, di donna incinta in Opéra-Mouffe, di donna brillante in Du côté de la côté. La verit` sulle donne, quindi la verit` su Brigitte Bardot, non è Clouzot a potercela dire, ma Agnès Varda, l'equivalente femminile di Ingmar Bergman.

J. Douchet
("Arts", n. 726, 1959)

Biografia

regista

Agnès Varda

FILMOGRAFIA

LA POINTE COURTE (1954-55)

Cast

& Credits

Regia: Agnès Varda.
Testo: Roger Coggio, Anne Ollivier.
Fotografia (Eastmancolor): Quinto Albicocco.
Montaggio: Henri Colpi.
Musica: Georges Delerue.
Produzione: Argos.
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