2° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Retrospettiva - Nouvelle Vague

Et Dieu... créa la femme

...And God Created Woman (And Woman... Was Created)
di Roger Vadim
Nazione: Francia
Anno: 1956
Durata: 87'


Juliette, una bella diciottenne orfana che vive con i Morin, una vecchia coppia, si scopre irresistibilmente attratta dagli uomini. Dopo essersi divertita con Eric Carradine, un ricco armatore, si infatua di Antoine, virile ed esigente, e del suo gentile fratello minore Michel. Malgrado sia ancora innamorata di Antoine, sposa Michel e tenta di frenare la sua naturale irrequietezza per far riuscire il matrimonio. Un incontro casuale con Antoine sulla spiaggia risveglia però la sua passione. Quando viene a sapere di ciò che ha fatto la moglie, Michel aggredisce il fratello, ma lo scontro si interrompe, Seguendo Juliette in un club dove sta ballando un mambo scatenato, Michel incontra di nuovo Eric, che, rendendosi conto della situazione, reprime il proprio desiderio della ragazza. Michel, ancora pazzamente innamorato, accompagna Juliette a casa, dopo che lei ha giurato che lui resta l'unico uomo della sua vita.

("Monthly Film Bulletin", n. 279, 1957).


Quello che preferisco, dei miei film, è Et Dieu créa la femme. Certo, è tutt'altro che perfetto sia dal punto di vista della forma cha da quello del colore; ma nonostante tutto è quello in cui sono stato più libero di raccontare una storia che mi stava a cuore.
Attribuisco questo successo (del film) in primo luogo al personaggio di Brigitte, fisico innanzitutto, poi alla sua parte, che le permetteva di aprirsi totalmente e far vedere quanto Cera nel suo profondo di angoscia, dinamismo, sessualit`, fiducia e incoscienza, in altri termini proprio tutti gli elementi che la censura voleva sopprimere; un personaggio mostrato senza scusanti e totalmente libero nel suo comportamento sessuale. Non ho mai voluto dipingere la ragazza 1957, ma credo che questo personaggio d'eccezione non sarebbe potuto esistere in un'altra epoca.

Cosa dimostra questo successo?
Che il film ha destato una profonda eco. Il fatto principale del dopoguerra è l'evoluzione della mentalit` dei giovani. Il fossato tra genitori e figli, ad esempio, non è mai stato così profondo. È più che evidente che le lezioni di morale non hanno molto peso di fronte agli avvenimenti che viviamo tutti i giorni. Non si crede più a nulla. Il codice dei valori tradizionali ha un'aria antiquata. L'amore è una vittima di questa situazione. Le ragazze hanno una sessualit` sbrigliata, i ragazzi celano la toro anima romantica sotto un abile cinismo. Questa morale perduta che li lascia a se stessi e alla solitudine, ecco il segno d'un fossato tra generazioni. lo sento in modo particolare questa nuova realt`, è la vita che ho condotto che mi ci ha preparato. (…)

R. Vadim
("France Observateur", n. 457, 1959).


Tutta Parigi lo ha visto, tutta Parigi ne parla; ci sono quelli che si lamentano: "Non è nemmeno cochon" e quelli che si adombrano: 'È indecente". Et Dieu créa la femme, per il quale c'era motivo di temere dopo la campagna pubblicitaria gratuita condotta dalla censura, è un film sensibile e intelligente nel quale non si riscontra una sola volgarit`; è un film tipico della nostra generazione perché è amorale (in quanto rifiuta [a morale corrente e non ne propone nessuna altra) e puritano (in quanto è cosciente di questa amoralit` e se ne inquieta). Non è un film scollacciato ma lucido e di grande franchezza.
Molti film sono basati sul sesso e non si è trovato un mezzo migliore per far entrare il pubblico nelle sale di quello di promettergli, grazie a foto e manifesti "suggestivi" affissi all'entrata, mari e monti, cioè carne fresca, quella di corpi giovani, per lo più femminili. Notiamo che nemmeno la clientela femminile è insensibile all'attrazione carnale maschile: contate piuttosto i film nei quali Georges Marchal, James Dean, Curd Jurgens non si mostrano un solo momento a torso nudo (Pierre Fresnay, lui, si riserva sempre una scena con il pullover a collo alto).
E tuttavia questa carne fresca non appena appare sullo schermo, non sono che risolini, commenti e mormorii da parte di un pubblico astuto che viene di nascosto a provare emozioni ma che piuttosto che farsi sorprendere a bocca chiusa preferisce giocare d'astuzia con gli autori.
È per evitare di essere sbeffeggiati che molti registi rinunciano alle scene erotiche che spesso sono previste dalla sceneggiatura; è deprimente sentire il pubblico sghignazzare davanti a una scena audace che si è voluta particolarmente marcata. I nostri cineasti si rifanno con l'erotismo del dialogo; e le nostre scurrilit` nazionali, di una volgarit` e diuna compiacenzaincredibili, passano per edificanti commedie satiriche.
È su questa questione di erotismo e di costumi che, malgrado il vasto pubblico che senza dubbio avr` Et Dieu créa la femme, solo i giovani spettatori si schiereranno dalla parte di Vadim che vede le cose come loro, con lo stesso sguardo.
Vadim, con il pretesto di raccontarci una storia che vale quello che vale, né più né meno, ci presenta, da cima a fondo, una donna che conosce bene, la sua. Esibizionista un tantino incosciente, di temperamento molto nudista, Juliette, donna-bambina o piuttosto donna-bébé, passeggia sotto il sole mediterraneo, suscitando desideri torbidi e sintesi, pure o impure, di desideri. È una brava ragazza troppo amata o non abbastanza, che è amata male e che non chiederebbe, lei, che di amare veramente, definitivamente, e che ci riesce. Lo scandalo, perché piccolo scandalo c'è, viene dall'insolita franchezza della sceneggiatura; per adescare il pubblico e lasciarlo andare con la coscienza a posto, Leonide Moguy presenta dei "casi clinici", Cayatte dei "casi giudiziari" e Ralph Habib dei "casi sociali"; basta mostrare una comparsa in camice bianco all'entrata di un ospedale per salvare le apparenze e avere i censori, gli uni più cretini degli altri, dalla propria parte. Vadim non ha voluto ricorrere a questi procedimenti ipocriti, ha giocato la carta del realismo, della vita, senza alcun cinismo e senza provocazione, e ha vinto a forza di idee e trovate incessanti.
Evidentemente il film non è perfetto; la sceneggiatura avrebbe potuto essere migliorata, cinque o sei battute avrebbero potuto saltare; non c'è ritmo e la dizione degli attori è diseguale. Ma l'essenziale è che, quello che c'è di buono, lo è davvero: Brigitte Bardot è magnifica, per la prima volta totalmente se stessa; bisogna vedere le sue labbra fremere dopo i quattro schiaffi che le appioppa Trintignant; è diretta amorevolmente, come un piccolo animale, come a suo tempo Jean Renoir diresse Catherine Hessling in Nana (1926).
Nessuna volgarit`, nessun errore di gusto. La fotografia di Thirard è eccellente e altrettanto la scenografia di Jean André. Curd Jurgens si conferma come uno dei quattro peggiori attori del mondo, Christian Marquand è in netto progresso.
Et Dieu créa la femme, film intimo, quaderno di appunti, rivela un nuovo regista francese più personale di Boisrond, Boissol, Carbonnaux e Joffé, e inoltre dotato.

F. Truffaut
(I film della mia vita, Marsilio, Venezia 1978)


La prima realizzazione dello sceneggiatore Vadim non era sceneggiatura filmata, ma cinema intimo e colorato, cinema da pittore e da cronista, con gli occhi ben aperti su un mondo tattile. Dei dialoghi d'una economia strettamente cinematografica, un gusto plastico impeccabile centrato sul gusto del colore e sulle forme (degli interpreti), un modo di porsi rivoluzionario (in Francia) di fronte all'attore personaggio in uno stile narrativo senza sbavature, formavano, senza che fosse possibile isolarne ogni elemento, come invece ho cercato di fare, un linguaggio abbastanza duttile e fermo da avvicinarsi alla perfezione formale ottenuta in Francia da due narratori assolutamente padroni dei meccanismi: i soli Clément e Becker. Il parente povero, la sceneggiatura (drammatica, psicologica), si vedeva sbrigata in qualche scena disinvolta in cui due paia di schiaffi e una pallottola vagante venivano promossi al rango di deus ex machina ancora meno convincenti del naturale. Et Dieu créa la femme creava Brigitte Bardot e Roger Vadim.

R. Tailleur
("Positif", n. 25, 1957)

Biografia

regista

Roger Vadim

Roger Vadim, nome d'arte di Roger Vladimir Plemmianikov (Parigi, 26 gennaio 1928 – Parigi, 11 febbraio 2000), è stato un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico francese.

FILMOGRAFIA

Piace a troppi (Et Dieu... créa la femme) (1956)
Un colpo da due miliardi (Sait-on jamais...) (1957)
Gli amanti del chiaro di luna (Les bijoutiers du clair de lune) (1958)
Relazioni pericolose (Les liaisons dangereuses) (1959)
Il sangue e la rosa (Et mourir de plaisir) (1960)
A briglia sciolta (La bride sur le cou) (1961)
I sette peccati capitali (un episodio de: Les sept péchés capitaux) (1962)
Il riposo del guerriero (Le repos du guerrier) (1962)
Il vizio e la virtù (Le vice et la vertu) (1963)
Il castello in Svezia (Un château en Suède) (1963)
Il piacere e l'amore (La ronde) (1964)
La calda preda (La curée) (1966)
Tre passi nel delirio (episodio Metzengerstein, 1968)
Barbarella (1968)
... e dopo le uccido (Pretty Maids All in a Row) (1971)
Il corpo da possedere (Hellé) (1972)
Una donna come me (Don Juan ou Si Don Juan était une femme...) (1973)
Una vita bruciata (La jeune fille assassinée) (1974)
Una femmina infedele (Une femme fidèle) (1976)
Bonheur, impair et passe (1977) Film TV
Love Games (Giochi nel buio-Night Games) (1980)
Peter Dion (The Hot Touch) (1982)
1960 terza liceo... e fu tempo di Rock 'n' Roll (Surprise Party) (1983)
Faerie Tale Theatre, episodio "Beauty and the Beast" (1984)
The Hitchhiker, episodio "Dead Man's Curve" (1986)
E Dio creò la donna (And God Created Woman) (1988)
Safari (1991) Film TV
Amour fou (1993) Film TV
La nouvelle tribu (1996) Miniserie TV
Mon père avait raison (1996) Film TV
Un coup de baguette magique (1997) Film TV

Cast

& Credits

Regia e dialoghi: Roger Vadim.
Sceneggiatura: Roger Vadim e Raoul Uvy.
Fotografia (Eastmancolor): Armand Thirard.
Scenografia: Jean André.
Montaggio: Victoria Mercanton.
Musica: Paul Misraki.
Interpreti e personaggi: Brigitte Bardot (Juliette), Curd Jurgens (Eric Carradine), Jean-Louis Trintignant (Michel), Christian Marquand (Antoine), Georges Poujouly (Christian), Jean Marken (M.me Morin), Mary Glory (M.me Tardieu), Isabelle Corey (Lucienne).
Produzione: Raoul Uvy per Iéna-Film, U.C.I.L., Cocinor.
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