Nazione: Francia
Anno: 1961
Durata: 110'


A Parigi, due giovani di nazionalit` diverse, il francese Jim e il tedesco Jules, stringono una profonda amicizia. (…) Un giorno, conoscono una giovane donna, Catherine. Jules corteggia Chaterine: durante una gita al mare, cui partecipa anche Jim, le chiede di sposarlo. Lei non risponde subito; poi, tornati a Parigi, accetta la proposta di Jules. Insieme partono per la Germania, dove si sposano. Improvvisamente scoppia la guerra, che divide i due amici. Una volta cessate le ostilit`, la loro corrispondenza riprende normalmente. Jim è indeciso se sposarsi con Gilberte, da tempo sua amante, e chiede consiglio a Jules. In risposta, questi lo invita a fargli visita. (…) Dopo l'imbarazzo iniziale, i due vecchi amici riprendono le confidenze che la guerra aveva interrotto. Jules confessa a Jim il timore che Catherine lo lasci. Albert, che è stato ferito in guerra e ha fatto la convalescenza in un villaggio vicino, vuole sposare Catherine e prendere anche la bambina. Lei non lo ama, ma, nondimeno, ogni tanto sta con lui. È la volta di Jim ad innamorarsi di Catherine: lei va e viene tra Jules e Jim, li ama entrambi. Infine, decide di vivere con Jim, di avere dei bambini da lui. Ma Catherine non resta incinta: il loro rapporto così si deteriora. Decidono di separarsi per tre mesi. Nell'ultima notte prima della partenza di Jim, concepiscono un figlio. Alle lettere esultanti di Catherine, segue un triste messaggio di Jules, annunciante che il bambino si è spento al terzo mese della sua vita pre-natale. Catherine desidera ora il silenzio fra loro. Poi, un giorno, i vecchi amici si incontrano nuovamente. (…) Lei, un giorno, propone una gita in auto. Arrivati ad un'osteria di campagna lungo il fiume, si fermano; poi, mentre Jules sta a guardare, Catherine conduce Jim sull'auto e, sorridendo con tenerezza, guida la vettura su di un ponte in rovina. La vettura precipita nel fiume.

A. Barbera,
(François Truffaut, La Nuova Italia, Firenze 1976)


Per l'adattamento ho seguito lo stesso criterio di Tirez sur le pianiste; non è un criterio molto difendibile, ma a me va bene; consiste, non nel fondere intimamente il libro con ciò che si vuole aggiungergli, ma nell'alternare molto bruscamente una scena tratta con estrema fedelt` dal libro, quindi piuttosto "letteraria", piuttosto "scritta", a una scena inventata, molto realista, molto parlata. Si tratta di dare la parola al libro e di riprendersela; forse è scioccante, ma crea dei contrasti che mi piacciono. (…) lo credo che a dominare sia nel libro che nel film siano i personaggi. È prima di tutto un film di personaggi. La storia è semplicissima; se non si amano i personaggi ,non si può amare il film, ne sono sicuro. Del resto, se i personaggi non hanno interesse, nemmeno il film ne ha. L'epoca è del tutto secondaria. Mi ci sono imbarcato senza conoscere le servitù dei film d'epoca. Sono contento di questa incoscienza, senza la quale avrei rinunciato a fare il film o l'avrei modernizzato. Mi ci sono buttato senza sapere che ci vuole mezz'ora per mettere dei baffi finti, che ci vuole un'ora per pettinare una donna come nel 1910. (…) Jeanne Moreau ha dato realt` a una cosa che restava un po' simbolica, un po' astratta; è il vantaggio di attori così, esattamente come con Aznavour - riportano di colpo una grandissima realt`, tanto che grazie a loro non si rimpiange d'essere partiti da un'idea astratta. È molto importante, si, davvero. Come al solito ho molto diffidato di certe trappole, del genere "personaggi prestigiosi"; desideravo renderla simpatica, la Moreau. e nello stesso tempo diffidavo dell'aspetto commedia americana, "La squisita rompiscatole". Come sempre c'erano un sacco di cose da evitare. In definitiva, ci sono due temi: il tema dell'amicizia tra loro due, che cerca di sopravvivere alla situazione, e il tema dell'impossibilit` di vivere a tre. L'idea del film è che la coppia non e una nozione soddisfacente, ma in fondo non ci sono altre soluzioni, o tutte le altre soluzioni sono votate al fallimento. È il seguito della Morte saison des amours versione pessimistica. Si sente che a tre non funzioner`. (…) Per Jules et Jim il problema è: attenzione, ho tra le mani un capolavoro, un capolavoro sconosciuto certo. ma un capolavoro, non bisogna tradire Roché, bisogna che i suoi vecchi amici che vanno a vedere il film riconoscano il libro. È uno stile invisibile, che non ha l'aria di niente; il film dev'essere lo stesso, anche l'immagine non deve avere l'aria. di niente. A Georges Delerue, ad esempio, piaceva tanto il film che voleva fare una musica molto ambiziosa. Gli ho spiegato a lungo che la sua musica non doveva avere l'aria di niente, che se si dava una sola volta l'impressione d'essere consapevoli della bellezza d'una immagine, il film era spacciato; era lo stesso problema della lettura del commento, letto da Michel Subor in modo molto neutro e rapido, senza intonazioni. (…)

F. Truffaut
("Cinéma", n. 62, 1962)


Jules et Jim è la storia d'un amore e l'amore d'una storia, è anche storia e amore di un'epoca e del cinema e, come i precedenti film di Truffaut, riflessione sugli ingranaggi della vita. Lo stile di Truffaut, lo stile di vita dei suoi personaggi, sono fatti d'una serie di slanci, ritirate, corse interrotte, salti nella vita o nel vuoto che sono cadute o decolli, o entrambi, e che tessono la trama d'un itinerario contrastato, ma profondamente coerente. Le rotture sono legami, i legami rotture e, attutiti, mortificati i tempi forti, rafforzati i tempi deboli, il film si ritrova fatto d'una serie di tempi morti straordinariamente vivi. (…)
Di questa semplice storia di Jules et Jim Truffaut, avendola compresa, sentita, amata, avendocela raccontata lasciando parlare il cuore, le sue ricchezze e le sue contraddizioni, ha potuto fare nello stesso tempo un riflessione sulla societ`, un poema dell'amore, un'epopea dei sessi. Niente da aggiungere, solo da citare: "Jim pensava: è bello riscoprire le leggi umane, ma come dev'essere pratico confermarsi alle regole esistenti. Abbiamo giocato con le fonti della vita e abbiamo perso… Io penso, come te, che in amore la coppia non è l'ideale, basta guardarsi attorno. Hai voluto qualcosa di meglio, rifiutando l'ipocrisia, la rassegnazione, ha voluto inventare l'amore…".
La societ` imperfetta e l'amore da reinventare, lo conosciamo questo tema. Qui, per la prima volta, è vivo, lontano dall'eccesso della provocazione come dalla povert` dell'astrazione. È vissuto nel cuore di un'epoca che ha visto nascere i rivolgimenti politici e sociali che scuotano la nostra. All'evolversi del cinema e della pittura corrisponde quello delle mode e dei costumi. Si discute di Ibsen, di Strindberg, si accorciano le Lyonne, i capelli; la donna-soggetto s'ipertrofizza in garçonne e la donna-oggetto resta ammutolita. Quest'epoca Truffaut non l'ha stilizzata, s'è cancellato davanti ad essa per lasciarla entrare intera nel suo film, forma superiore di stilizzazione. Viviamo con, in essa, non sentiamo il tempo passare - se lo si sente, è che non passa - ma, finito il film, diciamo: com'è passato il tempo! (…)
Che la nobilt`, la bellezza di Jules et Jim lo faccia sfuggire ai colpi di tutti coloro per i quali è immoralit` la ricerca di un'altra moralit`, bruttura quella di un'altra bellezza, lo faccia librare al di sopra di tutte le ortodossie vecchi e nuove.

M. Delahaye
("Cahiers du Cinéma", n. 129, 1962)


Si fa fatica a perdonare il successo, soprattutto a Parigi, e quando esso è inaspettato. Non erano in pochi ad aspettare al varco del suo terzo film François Truffaut. Ma resteranno amaramente delusi: Jules et Jim è un gran bel film.
Les quatre cents coups, che ha trionfato a New York come a Mosca, conteneva un autoritratto dell'artista, come il personaggio incarnato da Aznavour in Tirez sur le pianiste.
"Truffaut non uscir` mai dall'autobiografia. Non è un autore, ma uno che fa dei soliloqui". Quelli che si erano espressi così avranno da pentirsi. Con Jules et Jim, che non contiene nulla di autobiografico, François Truffaut si afferma come un grande autore cinematografico, il primo forse della sua generazione (quella dei "trentenni"). (…)
Un cenno subito sugli interpreti. Jeanne Moreau non è mai stata un'attrice così grande come in Kathe, liberandosi da tutti i suoi tic di mostro sacro. Jules, che è tedesco, è stato interpretato in modo toccante da Oscar Werner. Jim mi piace di meno, e il suo interprete si limita a tratteggiarne la figura. I detrattori di Truffaut diranno certamente che ha illustrato un buon romanzo. Il cineasta si era innamorato del libro tanto quanto Jules e Jim di Kathe. Ha fatto recitare il testo di Henri-Pierre Roché da un commentatore invisibile. (…)
L'adattamento che egli ha fatto del romanzo è stato tutto il contrario che "illustrativo". Esso ha ridotto tutta la prima parte (in cui Jules e Jim si passano le ragazze) a un breve prologo. Il film vero e proprio comincia con l'arrivo di Kathe. Per dirgli che non gli ceder` questa donna, Jules dice a Jim: "No, non questa". La battuta è scritta sulla pellicola come un sottotitolo, per sottolineare l'importanza. Ammirevole e indispensabile pleonasmo. Il dramma ha inizio… La vita dei due uomini graviter` ormai attorno al loro amore per la stessa donna…
"Di nuovo il marito, la moglie e l'amante", diranno quelli che non conoscono il romanzo e il film. Niente di più falso. Qui non c'è nulla del vaudeville in mutande lunghe, della commedia alla Sacha Guitry o del dramma alla Bernstein. Ci sono invece tre esseri in carne ed ossa, con le loro contraddizioni, la loro sincerit`, la loro nobilt`. Anche con la loro assenza di pregiudizi… (…)

G. Sadoul
("Le lettres françaises", 25 gennaio 1962)

Biografia

regista

François Truffaut

François Truffaut (Parigi, Francia, 1932 - Neuilly-sur-Seine, Francia, 1984), dopo studi irregolari, vari mestieri e un breve periodo in riformatorio, nel 1953 è stato invitato da André Bazin a collaborare ai «Cahiers du cinéma». Ha realizzato alcuni cortometraggi, poi nel 1959 con l’esordio I 400 colpi si è imposto tra i protagonisti della nouvelle vague insieme ai colleghi Chabrol, Godard, Rivette e Rohmer. Ha quindi dato vita a una lunga e variegata filmografia, con cui è diventato uno dei registi più famosi e influenti della storia del cinema. 

FILMOGRAFIA

Les quatre cents coups (I 400 colpi, 1959), Tirez sur le pianiste (Tirate sul pianista, 1960), Jules et Jim (Jules e Jim, 1962), Fahrenheit 451 (id., 1966), La mariée était en noir (La sposa in nero, 1968), La sirène du Mississipi (La mia droga si chiama Julie, 1969), La nuit américaine (Effetto notte, 1973), L’histoire d’Adèle H. (Adele H., una storia d’amore, 1975), L’homme qui aimait les femmes (L’uomo che amava le donne, 1977), La chambre verte (La camera verde, 1978), Le dernier métro (L’ultimo metrò, 1980), Vivement dimanche! (Finalmente domenica!, 1983).

Cast

& Credits

Regia: François Truffaut.
Soggetto: dal romanzo omonimo di Henri-Pierre Roché.
Sceneggiatura: François Truffaut e Jean Gruault.
Fotografia: Raoul Coutard.
Montaggio: Claudine Bouché.
Musica: Geroges Delerue.
Interpreti e personaggi: Jeanne Moreau (Chatherine), Oskar Werner (Jules), Henri Serre (Jim), Marie Dubois (Thérèse), Vanna Urbino (Gilberte), Boris Bassiak (Albert), Sabine Haudepin (Sabine) Danielle Bassiak (la compagna di Albert), Army Nelsen, Bernard Largemains, Dominique Lacarrière, Christiane Wagner, Elen Bober, Jean-Louis Richard.
Produzione: Les Films du Carrosse.
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