Nazione: Francia
Anno: 1958
Durata: 19'


"C'è una precisazione che devo fare, ed è che tutti i miei film sono stati dei film su ordinazione. Non bisogna perciò pensare che io sia uno - nel caso potessi essere uno di questi - che avrebbe dei messaggi da affidare al mondo; ed è difficile anche per me considerarmi come autore. Quanto a parlare di autore maledetto, poi… San Resnais martire non esiste proprio…"

Però non è possibile rintracciare l'esistenza di determinate ossessioni, di determinati temi soggiacenti alla sua opera, non foss'altro che quello della memoria? Interrogato a questo proposito, Resnais riconosce che, effettivamente, è possibile intravederli, nonostante non siano consapevolmente presenti fin dall'inizio. Su questo argomento, così prosegue:

"La mia formazione è quella di un montatore e si potrebbe quasi dire che ho fatto della regia perché non sempre ho trovato lavoro nel montaggio. È stata anche una formazione da operatore, perché, in fondo, i problemi di ottica e di illuminazione sono gli stessi nel 16mm e nel 35.
Sono stato assistente di Nicole Védrès e di Myriam per Paris 1900, poi ho girato alcuni film nel 16mm e, più tardi, Van Gogh, che mi era stato chiesto da Robert Hessens e Gaston Diehl e che ho realizzato in collaborazione con loro.
Certo, Van Gogh di Resnais è bello, ma c'è anche Hessens. Non bisognerebbe dimenticarsene: ho sempre fatto lavori in collaborazione, eppure è sempre il mio nome che si tiene a mente, mai quello degli altri. È seccante… soprattutto per gli altri.
È stato sempre Hessens che mi ha fornito il soggetto di Guernica. In seguito, ho lavorato con persone come Chris Marker, Remo Forlani, Jean Cayrol, Raymond Quenau, Marguerite Duras: insomma, ho sempre avuto la mania di richiedere testi "troppo letterari …"

A. Resnais
("Cinéma", n. 38,1959)

Se il cortometraggio non esistesse, Alain Resnais l'avrebbe senza dubbio inventato. Lui solo d` l'impressione di avere a che fare con qualcosa di diverso da un metraggio corto. Che cosa vediamo, infatti, dalle panoramiche cieche e tremolanti di Van Gogh ai carrelli maestosi dello Styrène? Una ricerca delle possibilit` tecniche del cinema, ma talmente esigente da f mire col superare tale proposito: senza di essa, tutto il giovane cinema francese non esisterebbe. Più di qualsiasi altro, Alain Resnais d` l'impressione di essere partito completamente da zero. Fin da Van Gogh, si aveva l'impressione che un movimento di macchina non fosse soltanto un movimento di macchina ma anche la ricerca del segreto di questo movimento. Un segreto che un altro ricercatore solitario, anch'egli partito da zero, André Bazin, scopriva - coincidenza emozionante - nello stesso periodo con altri mezzi.
Quindi, prima di poter affrontare il lungometraggio con la coscienza pura, Resnais doveva anche lui scoprire, mettere a nudo questo misterioso segreto. E se per esempio Les Statues meurent aussi provava i carrelli per mezzo del montaggio, bisognava in seguito provare, reciprocamente, il montaggio per mezzo dei carrelli. È un po' quello che ha fatto in Toute la mémoire du monde, ma soprattutto in Lechant du Styrène. Ho visto per caso Ottobre alla cineteca poco prima di vedere per la prima volta Styrène. Dopo questa doppia visione posso dire quel che pensavo senza osare affermarlo: Alain Resnais è il secondo montatore del mondo dopo Ejzenstejn. Per entrambi, montare vuol dire organizzare cinematograficamente, cioè prevedere drammaticamente, comporre musicalmente; in altre parole, le più belle: mettere in scena.
Mai, credo, dopo Ejzenstejn, un film è stato così scientificamente meditato come Le chant du Styrène. Baster` un esempio. Robert Menegoz passeggia per le raffinerie di Lacq che gli hanno commissionato un cortometraggio. Incontra alcuni operai in tuta rossa con una maschera antigas sul viso. Pensa subito: "Fa molto fantascienza, bisogna assolutamente che lo metta nel mio film". Lo stesso giorno o quasi, Alain Resnais sta passeggiando per le raffinerie di Péchiney, che gli hanno commissionato un cortometraggio. Anche lui incontra degli uomini con la maschera antigas. E, come Menegoz, li filma pensando alla fantascienza. Ma l'analogia si ferma qui. Riflettendo al sentimento che lo aveva spinto a filmare questi operai del nostro pianeta Marte, Resnais si era accorto che poteva rafforzare ancora di più questo sentimento. Come? Tagliando al montaggio gli uomini dalla maschera antigas, mentre Menegoz li conservava. La forza di Alain Resnais è di fare sempre un passo più degli altri. Ecco perché è inimitabile. Ecco perché le carrellate di Molinaro in un altro cortometraggio, Les alchimistes, nella stessa officina Péchiney, attorno agli stessi serbatoi, lungo le stesse tubature, non valgono nulla a confronto delle carrellate di Alain Resnais. Semplicemente perché Alain Resnais ha inventato la carrellata moderna, la sua velocit` di corsa, la sua brusca partenza e il suo arrivo lento, o viceversa. Semplicemente perché si è posto delle domande su questo problema, e le ha risolte. Le chant du Styrène rappresenta quattordici mesi di lavoro per un film di quattordici minuti sulle materie plastiche. È inoltre un testo di Raymond Queneau che rende tashliniana ogni immagine, introducendo il famoso sfasamento caro a Renoir. Il risultato è li, in cinemascope a colori: inquadrature talmente legate fra di loro malgrado l'assenza di qualsiasi personaggio vivente, senza dunque le facilitazioni dei raccordi su un effetto drammatico, un centinaio di inquadrature, dicevo, così armoniosamente saldate fra di loro da dare l'impressione fantastica di non essere che un solo lungo piano-sequenza, una sola magnifica carrellata, il cui prodigioso fraseggio evoca le grandi cantate di Johann Sebastian Bach.
Du côté de la côté, Le bel indiffirent, Blue jeans, Le chant du Styrène: è ormai facile concludere. La bellezza di qualsiasi cortometraggio sar` ormai una di queste quattro, o non sar`.

J-L. Godard
(Il cinema è il cinema, Garzanti, Milano 1981)


(…) Se non temessi di sembrare quello che cerca il paradosso e si presta ai malintesi, direi volentieri che Nuit et Brouillard è un film di dolcezza e di tenerezza, tutto sommato un film di piet` e non di odio e di collera. Non che gli autori abbiano edulcorato alcunché, - come avrebbero potuto? - e so di miei amici che hanno dovuto lasciare la sala o chiudere gli occhi; ma perché, prima di tutto, Nuit et brouillard è uno sguardo di amore e di fiducia nell'uomo, l'affermazione della speranza al di l` della disperazione. L'erba non cresceva più sotto i passi di Attila: l'erba è rispuntata, timida, rasa e rada tra le rovine del crematorio, sufficiente per affermare che la vita è più forte del nulla.
Intendiamoci! Nuit et brouillard non conclude e non incita al beato ottimismo o all'oblio, al contrario, ci ricorda la perennit` della realt` dei campi di concentramento e ci incita all'esame di coscienza, ma la sua affermazione è tanto pit forte e penetrante in quanto si colloca al di l` di troppo facili collere e di soprassalti d'orrore, in quella zona di profonda e immensa serenit` che segue alle lacrime di lutto, quando l'essere amato rivive, nel nostro ricordo, una seconda vita. La verit` di Nuit et brouillard è la dolce luce del giorno.

A. Bazin
("Radio-Cinima-Télévision", 9 febbraio 1956)


Toute la mémoire du monde ci informa e allo stesso modo si permette virtuosismi audaci. È dedicato alla Biblioteca parigina, e di questa Resnais ci fa vedere l'organizzazione.
L'aspetto della biblioteca è, in verit`, piuttosto funereo, ma quel che essa contiene è la vita dell'uomo; da questo contrasto nasce il fascino della regia di Resnais. Egli ci si muove dentro come nell'albergo di Marienbad; veloci carrelli per i corridoi o lente inquadrature sulle volte ingiallite, e con ciò ci d` nozione dell'ambiente; analizza poi tutta la trafila che segue un libro dal suo ingresso al suo incasellamento, le ricerche su una richiesta del pubblico, le opere di restauro, le pulizie quotidiane dei volumi e con ciò ci d` nozione delle regole della Biblioteca.
Ne viene fuori, dalla fusione dei due elementi: eternit` dell'ambiente e attualit` di ciò che v'è racchiuso, uno dei film più affascinanti che abbiamo mai visti. Il ritmo è così incalzante, scandito nella sue fasi, arrivo, registrazione, incasellamento, ecc., che vi si capta un di "sicuro", una certezza che quello che l'uomo fa non va perduto, non va dimenticato.

M. Ponzi
("Filmeritica", n. 147-148, 1964)

Biografia

regista

Alain Resnais

FILMOGRAFIA

VAN GOGH (1948); GUERNICA (1950); LES STATUES MEURENT AUSSI (1951); NUIT ET BROUILLARD (1955); TOUTE LA MÉMOIRE DU MONDE (1956); LE MYSTÈRE DE L'ATELIER QUINZE (1957); LE CHANT DU STYRÈNE (1958); HIROSHIMA MON AMOUR (1959); L'ANNÉE DERNIÈRE À MARIENBAD (1961); MURIEL OU LE TEMPS D'UN RETOUR (1963).

Cast

& Credits

Regia e sceneggiatura: Alain Resnais.
Testo: Raymond Queneau.
Narratore: Pierre Dux.
Fotografia (Estmancolor): Sacha Vierny.
Musica: Pierre Barbaud.
Produzione: Pierre Braunberger per la Societ` Pechiney.
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