Nazione: Francia
Anno: 1960
Durata: 99'


La vicenda si articola su una vendetta, che alla fine si rivela insoddisfacente, e su un male d'amore, che non impiega molto a guarire. La vendetta è quella che il ricco e raffinato Ronald organizza per punire Arthur che gli ha spostato l'automobile: servendosi della bella Ambrosine, fa in modo che Arthur si innamori di lei per poi sottrargliela quando questi le chiede di sposarlo. Il male d'amore è quello di Arthur, tormentato dall'infedelt` di Ambrosine e tuttavia pronto a perdonarla, disperato quando la donna improvvisamente scompare. Ma, come Ronald, svelando il suo piano ad Arthur si dichiara insoddisfatto della vendetta, così Arthur non tarda a dimenticare la donna: quando un anno dopo la rivede per caso nelle vesti di una rispettabile signora, non prova la più piccola emozione, l'amore è svanito.

A. Moscariello
(Claude Chabrol, La Nuova Italia, Firenze 1976).


Les godelureaux è un po' come Les bonnes femmes, ma la realt` è diversa. Era una scommessa un po'azzardata. Si trattava di un film sull'inutilit`, e il suo non aver avuto successo deriva dal fatto che anch'esso era inutile.
Le cose avrebbero dovuto andare diversamente. In ogni caso, all'inizio, il film durava ancora venti minuti di più, e noi avevamo l'intenzione di ampliare maggiormente quest'aspetto. In realt`, per fare una cosa davvero significativa, si sarebbe dovuto fare il giro del mondo e arrivare a quattro ore di film. Non era possibile. E far vedere per quattro ore delle cose gi` in partenza inutili… C'era una scena che faceva capire bene quel che io intendevo dire, ma è stata tagliata, proprio perché non se ne vedeva l'utilit`, il che è abbastanza buffo. Questa scena era la chiave del film. Era questa:
Bernadette (Ambrosine) prende una bottiglia di cognac e va a nasconderla dietro una tenda. Poi dice: "Prenderei volentieri un goccio di cognac. Qui non c'è il cognac. Va' a cercarlo!". L'intenzione di Ambrosine è quella di farsi mettere le mani addosso da Brialy. Bernadette e Brialy vanno in cucina, ma il terzo ragazzo - che stava leggendo non so quale testo in latino - si accorge che gli altri due se ne sono andati. Li trova in cucina, mentre si stanno baciando. Sorpresi, fanno finta di stare cercando la bottiglia di cognac, è normale. E, cosa altrettanto normale, non la trovano. Perciò sono obbligati a continuare la commedia, e vanno in giro per tutte le stanze della casa, sempre facendo finta di cercare la bottiglia. Alla fine dicono: faremo a meno del cognac, e ritornano nella stanza da cui si erano spostati all'inizio. Tutto questo non è piaciuto, ed era normale che non piacesse: infatti non vedo proprio perché avrebbe dovuto piacere. Ma tutto il film è costruito qui sopra: sul piacere che le persone provano nel vivere la loro inutilit` e nel vivere di cose inutili. Il desiderio di farsi mettere le mani addosso, all'inizio, è quello che è, ma è un fatto reale. Pertanto, all'inizio, c'è qualcosa che si vuole fare, ma questo qualcosa finisce rapidamente con lo scomparire e rimane soltanto la forma acquisita, che vi spinge a un interminabile giro.
Lei aveva nascosto la bottiglia per farsi mettere le mani addosso, ma, nel corso di venti minuti, ci era riuscita solo per tre secondi; lo spettatore, da parte sua, avrebbe pensato di essersi divertito tre minuti e, per tutto il resto della scena, di aver perso il suo tempo. Sempre a questo proposito, si è pensato a uno scherzo: infatti, quando si comincia a parlare su niente, la gente crede che si stia parlando di niente. È molto buffo. In realt`, il nulla è una cosa interessante da studiare, esattamente come la stupidit`.

C. Chabrol
("Cahiers du Cinéma", n. 138, 1962)


In Les godelureaux non si può negare che la parola "fine" mette termine a una strana avventura. Prossimamente, conto di tornare sul movimento interno che è a capo di tutti i film di Chabrol, la cui chiave è fornita, nel modo migliore, dal titolo del suo terzo film A double tour. Les godelureaux portano alle estreme conseguenze questo movimento. Prima ho parlato della spirale. In realt`, il progredire del racconto avviene secondo un movimento a spirale, ma si tratta di una spirale a doppia rivoluzione. Bisogna prendere l'espressione alla lettera. Chabrol tratta l'argomento come si conficca una vite. Una doppia rivoluzione, nel senso che il film subisce due movimenti opposti, che dividono il racconto in due parti ben distinte. Primo movimento: Chabrol ci fa entrare nel suo racconto fino a quell'ostacolo duro che è - al centro del film - lo stupendo happy end nel museo. Si potrebbe pensare che il film è finito. In effetti, tutto lo lascia credere: la lentezza calcolata dei movimenti di macchina, la felice soluzione dell'intreccio (Arthur e Ambrosine si ritrovano, e per finire, la musica solenne e come conclusiva). Ed in realt` è qui che in genere un film finisce. Ma per Chabrol, come per Hitchcock, le cose vanno in modo diverso. A questo primo movimento in avanti, ne segue un secondo, in senso contrario. Chabrol disfa quel che ha costruito. Veniamo a sapere che il matrimonio di Arthur e Ambrosine è solo una mascherata. Quel che abitualmente si chiama scioglimento della vicenda trova qui la sua più forte smentita. Un happy end, ad esempio, suona in generale come il segno positivo del progredire dell'intreccio. Un matrimonio (un happy end esemplare), è soprattutto un legame. Chabrol intreccia e scioglie la vicenda sotto i nostri occhi, e scommetto che questo è il punto in cui andr` a cozzare l'incomprensione del pubblico.
Ma per quanto le si possa considerare essenziali, non sono queste le qualit` più evidenti di Les godelureaux il tratto dominante, che appare dopo averlo visto più volte, è la validit` della regia. Chabrol è appassionato al suo lavoro, e ci trasmette questa passione. Dirò anzi, che filma soltanto ciò a cui si appassiona subito. E si vede dal modo in cui dirige gli attori. Jean-Claude Brialy e Bernadette Lafont non avevano mai avuto una simile sicurezza. Brialy soprattutto, che mette nella parte di Ronald tutta quanta la sua bravura. Belmont, palese metamorfosi dei personaggi di Gérard Blain (Le beau Serge, Les cousins), non è inferiore al suo predecessore. Infine le comparse (Jean Galland, André Josselin), stilizzate, ma con un loro ruolo (ci sarebbe molto da dire sul ruolo di Josselin, personaggio senza nome, che il découpage indica come "giovane" e che "potrebbe essere il fratello di Ronald"), le comparse testimoniano il senso - abbastanza raro - di quel che chiamerei il contesto romanzesco. In particolare, ammiro il modo che ha Chabrol di giocare sui difetti e sul fisico dei suoi personaggi, e di includere questi dati immediati nel disegno stesso del film. Questo modo testimonia innanzitutto un profondo gusto dell'improvvisazione e si concretizza grazie a una strabiliante quantit` di trovate particolari. II pranzo a casa della zia Suzanne, la seduzione del cugino studente, il pranzo di Galland e Belmont, in particolar modo, sono resi con un accumulo di queste trovate, che esprimono, altrettanto o più ancora del dialogo, i significati concatenati alla storia.
A questo proposito, è caratteristico il fatto che i movimenti di macchina, sempre importanti in Chabrol, non hanno mai il compito di esprimere il senso della storia. Ci troviamo agli antipodi del cinema tradizionale, e, al contrario, vicinissimi a Welles e a Renoir. Il ruolo della regia propriamente detta è qui quello di imprimere al film il movimento ordinatore. Un procedimento moderno, se ne converr`, la cui lezione ci arriva dall'America, e che situa lo stile di Chabrol al primo piano, all'interno del cinema francese.

A.S. Labarthe
("Cahiers du Cinéma", n. 119, 1961)


Il punto di vista sul mondo di Chabrol è quello d'un vecchio malvagio e maligno. Si ha il diritto di essere malvagi, di calpestare tutto, l'amicizia, l'amore, il rispetto, ma bisogna farlo con eleganza e grandezza. La cattiveria è un lusso pericoloso e cl vuole molta intelligenza e fascino per farsela perdonare. Ora, Les godelureaux, se non è di uno stupido, manca di fascino. Non si è aridi impunemente. La regia di Chabrol risente di questa aridit`. Non c'è quella carica generosa che fa accettare tutto e senza la quale una farsa crolla. Gli episodi "bizzarri" dei Godelureaux sono pietosi, banali. (…)
Da cosa dipende questa enorme differenza di stile? Com'è possibile che lo stesso Chabrol sia d'una sconfortante povert` nella farsa e abbia delle intuizioni folgoranti quando il tono del suo film acquista maggiore gravit`? Forse il fatto è che Chabrol non è un attore comico. Può anche darsi che si sbagli sulle sue vere doti. Non son tanto sicuro che si trovi così a suo agio ne l'universo arido e ironico di Paul Gégau anche se quest'universo gli rimanda l'immagine d'un aspetto della sua personalit` che non è il meno autentico. Il partito preso dell'annichilimento, la distruzione fisica di Gégauff, che demistifica il mondo tramite la mistificazione, questa dialettica sottile, che consiste nel denunciare le false apparenze opponendo ad esse la maschera dell'ipocrisia, questa volont` di disinnescare il tragico della vita con un gioco permanente di menzogne e raggiri: per esprimere tutta questa omeopatia morale ci vorrebbe un regista ben altrimenti che Chabrol.
Sì, ho più che mai l'impressione che Chabrol non sia per niente all'altezza del suo temibile e notevole sceneggiatore.
Ma qual è allora la sua vocazione? Les godelureaux dimostra che è riuscito a superare il realismo sordido delle Bonnes femmes, che è capace d'una certa stilizzazione, maldestra ma indiscutibile. Non s'è limitato a fotografare una storia, perché ha il senso dell'insolito. Anche la sua direzione degli attori ha fatto progressi. C'è da scommettere che con La chambre ardente far` un film ammirevole, il primo film suo dall'inizio alla fine.

J. Domarchi
("Arts", n. 814, 1961)

Biografia

regista

Claude Chabrol

Claude Chabrol (Parigi, Francia, 1930) trascorre l’infanzia a Sardent nella Creuse e fin da giovanissimo mostra interessi per la letteratura poliziesca e per il cinema, fondando a 13 anni il primo cineclub del paese. Dopo la guerra si trasferisce a Parigi, dove si iscrive alla Facoltà di Lettere e dove ha modo di coltivare più a fondo la passione per il cinema. Entrato in contatto con i coetanei Truffaut, Godard, Rohmer e Rivette, inizia a lavorare come critico cinematografico per la rivista «Revue du Cinéma» e per i «Cahiers du Cinéma». In veste di critico, Chabrol ha modo di costruirsi una precisa posizione estetica, già con l’idea di diventare egli stesso un regista; fondamentale, a proposito, l’interesse per il cinema di Alfred Hitchcock, al quale dedica, insieme a Rohmer, una celebre monografia nel 1957. Al contrario dei suoi colleghi critici, tutti futuri autori della nouvelle vague, prima di diventare regista Chabrol non lavora come aiuto regista e non realizza cortometraggi, ma esordisce direttamente nel lungometraggio con Le Beau Serge (1959), realizzato grazie a un’inaspettata eredità della moglie. Nell’estate dell’anno successivo gira quindi I cugini, secondo titolo di una ricchissima filmografia che, sviluppandosi al ritmo di quasi un film all’anno, percorrerà 4 decenni e arriverà a comprendere oltre 50 titoli (l’ultimo è La commedia del potere, 2006).

FILMOGRAFIA

Le Beau Serge (id., 1958), Les Cousins (I cugini, 1959), À double tour (A doppia mandata, 1959), Les Bonnes femmes (Le donne facili, 1960), Les Godelureaux (I bellimbusti, 1961), Les Sept péchés capitaux (ep. L’Avarice, I sette peccati capitali, ep. L’avarizia, 1962), L’OEil du malin (1962), Ophélia (id., 1963), Landru (id., 1963), Les Plus belles escroqueries du monde (ep. L’homme qui vendit la Tour Eiffel; Le più belle truffe del mondo, ep. L’uomo che vendette la Torre Eiffel, 1964), Le Tigre aime la chair fraiche (La Tigre ama la carne fresca, 1964), Paris vu par (ep. La Muette, 1965), Marie-Chantal contre docteur Kha (Marie Chantal contro il dr. Kha, 1965), Le Tigre se parfume à la dynamite (La Tigre profumata alla dinamite, 1965), La Ligne de démarcation (1966), Le Scandale (Scandale - Delitti e champagne, 1967), La Route de Corinthe (Criminal Story, 1967), Les Biches (Les Biches - Le cerbiatte, 1968), La Femme infidèle (Stéphane, una moglie infedele, 1969), Que la bête meure (Ucciderò un uomo - Hallucination, 1969), Le Boucher (Il tagliagole, 1969), La Rupture (All’ombra del delitto, 1970), Juste avant la nuit (1971), La Décade prodigieuse (Dieci incredibili giorni, 1971), Docteur Popaul (Trappola per un lupo, 1972), Les Noces rouges (L’amico di famiglia, 1973), Nada (Sterminate «Gruppo Zero», 1974), Nouvelles de Henry James (ep. De Grey; Le Banc de la désolation, TV, 1976), Histoires insolites (ep. Monsieur Bébé; Nul n’est parfait; Une invitation à la chasse; Les Gens de l’été, TV, 1974), Une partie de plaisir (Una gita di piacere, 1975), Les Innocents aux mains sales (Gli innocenti dalle mani sporche, 1975), Les Magiciens (Profezia di un delitto, 1976), Folies bourgeoises (Pazzi borghesi, 1976), Madame le juge (ep. 2+2=4, TV, 1977), Alice ou la dernière fugue (1977), Les Liens du sang (Rosso nel buio, 1978), Violette Nozière (id., 1978), Il était un musicien (ep. Monsieur Liszt; Monsieur Prokofiev; Monsieur Saint- Saëns, TV, 1978), Histoires insolites (La Boucle d’oreille, TV, 1979), Fantômas (ep. L’Echafaud magique; Le Tramway fantôme, TV, 1980), Le Cheval d’orgueil (1980), Le Système du docteur Goudron et du professeur Plume (TV, 1981), Les Affinités électives (TV, 1981), M. le maudit (TV, 1982), La Danse de mort (TV. 1982), Les Fantômes du chapelier (I fantasmi del cappellaio, 1982), Le Sang des autres (Il sangue degli altri, 1984), Poulet au vinaigre (1985), Inspecteur Lavardin (Ispettore Lavardin, 1986), Masques (Volto segreto - Masques, 1986), Le Cri du hibou (Il grido del gufo, 1987), Une affaire de femmes (Un affare di donne, 1988), Les Dossiers secrets de l’inspecteur Lavardin (ep. L’Escargot noir; Maux croisés TV, 1988), Jours tranquilles à Clichy (Giorni felici a Clichy, 1990), Dr. M (Doctor M, 1990), Madame Bovary (id., 1991), Betty (id., 1992), L’OEil de Vichy (1993), L’Enfer (L’inferno, 1994), La Cérémonie (Il buio nella mente, 1995), Cyprien Katsaris (TV, 1996), Rien ne va plus (id., 1997), Au coeur du mensonge (Il colore della menzogna, 1999), Merci pour le chocolat (Grazie per la cioccolata, 2000), Les Redoutables (ep. Coup de vice, TV, 2001), La Fleur du mal (Il fiore del male, 2003), La Demoiselle d’honneur (2004), L’Ivresse du pouvoir (2006). 

Cast

& Credits

Regia: Claude Chabrol.
Soggetto: dal romanzo omonimo di Eric Ollivier.
Sceneggiatura: Paul Gégauff e Claude Chabrol.
Fotografia: Jean Rabier.
Scenografia: Georges Glon e Mérengel.
Montaggio: James Cuenet.
Musica: Pierre Jansen.
Interpreti e personaggi: Jean-Claude Brialy (Ronald), Charles Belmont (Arthur), Bernadette Lafont (Ambrosine), Jean Galland (lo zio di Arthur), André Jocelyn (il giovane), Sacha Briquet (il cugino Henri), St6phane Audran (Xavière), Parisys (Pimprenette de Foligny).
Produzione: International Production, Cocinor e SPA Cinematografica.
Distribuzione: Cocinor-Marceau.
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