2° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Retrospettiva - Nouvelle Vague

Une femme est une femme

A Woman Is a Woman
di Jean-Luc Godard
Nazione: Francia
Anno: 1962
Durata: 84'


Protagonista del film è Angela, una stripteaseuse che vive col suo amico Emile in un piccolo appartamentino, ingombro di suppellettili e panni stesi. Vorrebbe avere un bambino ma lui non è d'accordo e non si lascia convincere dai suoi complicati ragionamenti. Lei gli prospetta la possibilit` di decidersi a fare il bambino con il primo venuto, ma lui non vuol crederci. Il giorno in cui è più probabile che possa restare incinta (ha un piccolo apparecchio per contare i giorni del ciclo, che usa in senso opposto alla maggioranza delle donne) Angela accetta la corte di Alfred, loro comune amico. Dopo un primo appuntamento mancato (hanno convenuto un sistema di segnalazione mediante le persiane della finestra, ma Emile, tornato improvvisamente in casa, apre lepersiane nonostante le insistenze e i tentativi di Angela per tenerle chiuse: è une delle gags più divertenti del film) i due si incontrano e fanno l'arnore. Emile nel frattempo, non trovando più Angela capisce cos'è successo: tanto più che lei non ha difficolt`, la sera, a confessargli tutto. Ma rimane la possibilit` che il bambino possa essere figlio di Emile, invece che di Alfred. Ed Emile prowede arenderlaconcretala serastessa. "Tu es infame", dice Emile ad Angela, che è riuscita ad ottenere quanto voleva. "Non, je suis une femme" risponde lei con un gioco di parole. Insomnia, come diceva Godard gi` nel suo primo soggetto, 'Ta donna è donna e volere un bambino, dopo tutto, a venticinque anni, è una nobile idea".

A. Farassino
(Jean-Luc Godard, La Nuova Italia, Firenze 1974)


Come situa quest'ultimo film nella sua opera?
È il mio primo vero film, come lo è Jules et Jim per Truffaut. Del resto, ne avevo scritto il soggetto prima di A bout de souffle; ma allora lo realizzò de Broca. Di tutti i film che ho fatto, è quello che mi somiglia di più al soggetto originale. L'ho seguito tenendo conto di tutto: delle parole, delle virgole… Mi basavo su di esso per scrivere i dialoghi per le riprese. Leggevo: "Lei esce di corsa", e mi dicevo: "Che cosa far`, che cosa vedrd? Dei vecchi per la strada? Bene, sar` questa la mia giornata di lavoro". I miei problemi non sono dunque di lunghezza ma di brevit`; con le mie due pagine di soggetto ho sempre paura di non riuscire a fare un'ora e mezzo di film. Ma capisco che chi ha una sceneggiatura di sessanta pagine si ponga un problema di lunghezza.
L'idea generale del film deriva da una frase di Chaplin: "La tragedia è la vita in primi piani; la commedia è la vita in campi totali". Mi sono detto: "Farò una commedia in primi piani; così il film sar` tragicomico". Anche Il pilota razzo e la bella siberiana di Sternberg era una commedia in primi piani. Per questo non ha avuto successo. Neppure Une femme est une femme ha incassato in Francia, ma è andato molto bene nei paesi famosi perlaloro intelligenza vivace: il Belgio, la Danimarca, l'Olanda, dove ha battuto i record d'incasso dei Cannoni di Navarone.

È il film che le somiglia di più?
Non credo; però è il film che amo di più, come Il ventaglio per Preminger: sono i figli malati quelli che amiamo di più. Per me il film rappresenta anche la scoperta del colore e del stiono in presa diretta; gli altri miei film, infatti, erano post- sincronizzati. Il soggetto, come quello degli altri miei due film, racconta comeun personaggio esce da una certa situazione. Ma questo soggetto l'ho concepito all'interno di un neorealismo musicale. Si tratta di una contraddizione assoluta, ma è appunto questo che mi interessa nel film. Forse è un errore, ma è un errore seducente.
La cosa del resto, si adattava molto bene al soggetto: una donna vuole avere un barnbino in maniera assurda, mentre si tratta della cosa più naturale del mondo. Il film però non è una commedia musicale. È l'idea della commedia musicale.
Ho esitato molto prima di fare scene veramente musicali. Alla fine ho preferito suggerire l'idea che i personaggi cantino utilizzando la musica, ma continuando a farli parlare normalmente. Del resto, la cornmedia musicale è morta. Adieu Philippine/, in un certo senso, è anch'esso una commedia musicale, ma il genere è morto. Anche pergli americani, non avrebbe più senso rifare Singin' in the rain. Bisogna fare dell'altro. Il mio film dice anche questo: è la nostalgia della commedia musicale, come Le petit soldat è la nostalgia della guerra di Spagna.

J.-L. Godard
(Il cinema è il cinema, Garzanti, Milano 1981)


(…) La funzione che Godard riconosce al cinema è ad un tempo la più semplice e la più fodamentale. Il cinema è essenzialmente il documentario. A bout de souffle, Le petit soldat erano due documentari. Il primo su Parigi, il secondo su Ginevra. Une femme est une femme è uno dei più bei documentari che conosca dedicati a una donna (e in subordine a Porte Saint Denis). Film-testimonianza dunque, e filmomaggio, di cui bisogna forse cercare la cellula-madre in una seena del Petit soldat: quando Subor gira attorno ad Anna Karina mitragliandola con la sua Leica.
Documentario, Une femme est une femme lo è dall'inizio alla fine.
1. Lo è prima di tutto nel modo in cui Godard dirige la sua interprete. L'attrice Karina lo interessa solo nella misura in cui il suo talento gli permette di far meglio il proprio mestiere. Contrariamente ad ogni uso, Godard salva solo i momenti deboli della sua interpretazione. Intuizione notevole, perché sono per definizione i più rivelatori. Tradirsi non è rivelarsi? Tutti gli sforzi di Godard consistono, in buona logica, nel moltiplicare gli ostacoli al fine di ottenere un gesto imprevisto, una mimica incontrollata, un'intonazione involontaria, sempre: minuti straordinari di verit`. Il tallone lo sollecita più di Achille; arriver` per questo al punto di preferire una cattiva a una buona ripresa - o a giustapporle.
2. Il dialogo che Godard mette in bocca ai suoi interpreti contribuisce a precisare il senso della sua ricerca. Il dialogo, è stato detto, è assurdo, rozzo, non vuol dire niente. Appunto, le parole non sono lì per esprimere qualcosa, ma per esprimere i personaggi. Sono dei reagenti. Degli ostacoli; la loro funzione è in qualche modo laterale. Quando la Karina dice a Brialy: "povero stronzo", e lo dice a più riprese, l'importanza della scena è meno nel significato di queste due parole che nel modo in cui la Karina le pronuncia. Qui contano solo gli accidenti: l'accento, la modulazione, l'intonazione, in breve la forma.
3. Le gags, infine, che costellano il film denunciano la stessa preoccupazione documentaria. Non servono a far ridere. Come quella delle parole, la loro efficacia viene in un modo o in un altro annullata (dalla loro forzatura, o dalla loro banalit`) a profitto della verit` dei personaggi - si ricordi la scena del bistrot tra Karina e Belmondo. Une femme est une femme è una tappa importante del cinema moderno. È il cinema allo stato puro. È lo spettacolo e il fascino dello spettacolo. È il cinema che torna al cinema. È Lumière nel 1961.

A.S. Labarthe
("Cahiers du Cinéma", n. 125, 1961)


Une femme est une femme è cinema per iniziati. Solo i fedeli sono ammessi al tempio; altri cercheranno di forzare la porta, non c'è dubbio, attratti dai nomi di Belmondo e Brialy: ci rimetteranno i soldi. È … apriti-sesamo" è la lettura assidua dei "Cahiers du Cinéma", e non è una cosa alla portata di tutti. Se siete nel giro e ci sapete fare, potrete divertirvi a partecipare al giochino delle citazioni e notare le allusioni, esplicite, a Zazie, Tirez sur le pianiste, Moderato cantabile, Jules et Jim (il prossimo Truffaut), Lola e A bout de souffle e quelle, più sottili, a Lola Montès e a Boudu (ne dimentico, certamente). Senza parlare dei riferimenti, diffusi o evidenti, ai registi ammirati dall'autore, i Kelly, Donen, Minnelli e altri Lubitsch.
Infatti Godard sogna di fare una commedia musicale alla francese o, se si preferisee, una commedia francese alla maniera del musicalamericano, a credere ai titoli di testa del suo film. Ahimè, ci sbagliamo di grosso. La commedia musicale americana è il movimento, tanto scenografico quanto musicale propriamente detto. Non sono quei due o tre passi di danza accennati da Belmondo e Anna Karina né le strofette asmatiche deliziosamente sussurrate da quest'ultima che possono darla a bere. In ogni caso siamo più vicini a Tashlin che a Donen e la sceneggiatura è meno un pretesto a variazioni danzate e cantate (come in quest'ultimo) che l'essenza stessa del film (come nel primo). Stante, ben inteso, che il film si regge non solo sull'originalit` d'un argomento più o meno bizzarro e accattivante, ma anche su un getto continuo di gags visiveoverbali. E questa è un'altra caratteristica del film: la maggior parte delle gags sono puramente verbali, il che lo allontana evidentemente dalla commedia americana per avvicinarlo alla commedia tradizionale, sia americana o francese. Per questo è chiaro che Godard non è andato oltre Philippe de Broca in Les jeux de l'amour e Le farceur. Ma mentre i tentativi di Broca sono riusciti perché ha limitato le sue ambizioni a un genere ben preciso, quello di Godard resta in bilico perché non ha avuto il respiro necessario per uscire davvero dalla commedia tradizionale. (…)

M. Martin
("Cinéma 61", n. 60, 1961)

Biografia

regista

Jean-Luc Godard

Jean-Luc Godard (Parigi, 1930) è tra i protagonisti assoluti della nouvelle vague, prima come critico militante dei «Cahiers du Cinéma» negli anni ’50, poi come regista fin dall’esordio con Fino all’ultimo respiro (1960). Godard si è imposto in quasi 50 anni di carriera come uno dei più radicali e rigorosi innovatori del linguaggio cinematografico. 

FILMOGRAFIA

À bout de souffle (Fino all’ultimo respiro, 1960), Une Femme est une femme (La donna è donna, 1961), Vivre sa vie (Questa è la mia vita, 1962), Le Mépris (Il disprezzo, 1963), Une Femme mariée (Una donna sposata, 1964), Pierrot le fou (Il bandito delle undici, 1965), Made in USA (Una storia americana, 1966), La Chinoise (La cinese, 1967), Lotte in Italia (1971), Tout va bien (Crepa padrone, tutto va bene, 1972), Numéro deux (1975), Ici et ailleurs (1976), Comment ça va? (1978), Sauve qui peut (la vie) (Si salvi chi può-La vita, 1980), Passion (id., 1982), Prénom Carmen (id., 1983), Je vous salue, Marie (id., 1985), Soigne ta droite (Cura la tua destra, 1987), Histoire(s) du cinéma (TV, 1989-1998), Nouvelle vague (id., 1990), Hélas pour moi (1993), For Ever Mozart (1996), Éloge de l’amour (2001), Notre Musique (2004), Prières pour Refusniks I-II (2004) , Film socialisme (2010), Adieu au langage (Addio al linguaggio, 2014).

Cast

& Credits

Regia, sceneggiatura: Jean-Luc Godard.
Soggetto: da una idea di Gerieviève Cluny.
Aiuto-regia: Francis Cognany.
Fotografia (Franscope-Eastman-color): Raoul Coutard.
Montaggio: Agnès Guillemot, Lila Herman.
Musica: Michel Legrand ("Chanson d'Angela": Michel Legrand e Jean-Luc Godard).
Suono: Guy Villette.
Interpreti e personaggi: Anna Karina (Angéla Récamier), Jean-Claude Brialy (Emile Récamier), Jean-Paul Belmondo (Alfred Lubitsch), Marie Dubois (Suzanne), Nicole Paquin (una prostituta), Marion Sarraut (un'altra prostituta), Ernest Menzer (il padrone del cabaret), Jeanne Moreau (se stessa), Catherine Demongeot (la bambina nel chiosco di Emile).
Produzione: Georges de Beauregard e Carlo Ponti per Rome-Paris Films, Parigi.
Distribuzione italiana: Euro.
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