27° TORINO FILM FESTIVAL
NAGISA OSHIMA

TAIYO NO HAKABA

THE SUN'S BURIAL
di Nagisa Oshima
Nazione: Giappone
Anno: 1960
Durata: 87'


Hanako, figlia di uno straccivendolo, è coinvolta in una losca attività che consiste nell'impiantare in un quartiere povero di Osaka degli ambulatori di fortuna in cui sottosalariati e disoccupati vanno a vendere il loro sangue che poi verrà smerciato negli ospedali. Il capo di questa banda di parassiti, noto nel quartiere come lo "Shin ei kai" è Shin, un ex soldato che ha prestato servizio da infermiere durante la guerra.
Doranya si associa alla banda di trafficanti di sangue, ma dopo un breve periodo di intesa incomincia a litigare, per questioni di denaro, con Hanako. Quindi si mette assieme a Shin decidendo con costui di escludere dal giro Hanako, la quale, per vendicarsi, chiede l'aiuto di un gruppo della banda dei giovani "protettori" del quartiere. Il disaccordo violento anche con questi ultimi spinge la protagonista ad allearsi con la parte più forte dei protettori contro la parte più debole, che viene eliminata quasi totalmente in uno scontro mortale. Lungo i binari della ferrovia, Shin spara a bruciapelo contro Takeshi, il nuovo amico di Hanako, il quale, in un ultimo disperato tentativo, lo afferra per una gamba e lo trattiene facendolo finire con sé sotto il treno che sta arrivando.
Doranya incita gli straccivendoli ad appiccare il fuoco dappertutto nel quartiere, anche la casa del loro capo, il padre di Hanako, non viene risparmiata dalla furia degli incendiari che agiscono tra i fumi dell'alcool. Hanako non viene turbate minimamente da tutto questo caos. I suoi nemici sono stati annientati e adesso può continuare indisturbata, i suoi traffici. La vecchia banda è stata eliminata dalla denuncia di Takeshi del loro nascondiglio.
Hanako, ora, si accattiva un vecchio medico. "C'è ancora lavoro per noi" è la sua conclusione.

AA.VV., Nagisa Oshima, Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, Pesaro 1971, Quaderno informativo n. 27, p. 70


Taiyo no hakaba è stato girato a Kamagasaki, il più grande slum di Osaka, che Oshima rappresenta come un luogo dove gli uomini scoprono i propri artigli e combattono come lupi contro i loro simili. La storia si snoda come un dipinto su rotolo dell'inferno, con il regista che dice: "Lacera la facciata di pace del Giappone moderno e scoprirai una filosofia bestiale in cui tutti azzannano tutti". Nel contempo egli rappresenta il desiderio di una situazione nella quale gli uomini possano sprofondare negli abissi dell'annicchilimento dopo aver espresso ed esaurito gli aspetti più violenti delle loro nature.
Questo è un film dove soltanto i più forti sopravvivono, ed anch'essi, poi, possono perire al minimo segno di debolezza. Se c'è un messaggio nel film, questo è che gli esseri umani devono essere forti. Ogni scena è riempita dalla certezza di Oshima di essere forte, ed è estremamente difficile dire se egli sia sicuro o troppo pieno di sé. Il sole al tramonto, fotografato in tinte rossoarancioni, domina lo schermo, mentre cala dietro quelle che sembrano essere le rovine del mercato nero di Kamagasaki del 1945. Nell'immagine di quel sole pieno che tramonta, io vedo la proiezione stessa di Oshima, come se questi dicesse, superbo e raggiante: "Io risplenderò il più possibile su questa scena di tragico dolore".

Sato Tadao, Currents in Japanese Cinema, Kodansha, Tokyo 1982, pp. 2178


Credo che Taiyo no hakaba sia un film interessante, anche se ce ne sono di migliori. Forse ciò che gli manca per farne un'opera artistica è un più alto livello di recitazione. Passando per le strade del ghetto, in cui si svolge il film, si vede come la povertà e la debolezza siano qualcosa di intrinseco ai giapponesi. La vita di questi uomini è un circolo vizioso e maledetto, che gli permette ogni giorno di arrivare a quello successivo. E proprio nel comportamento di questi miserabili si può individuare il morbo che sta distruggendo il Giappone. Ma invece di cercar di scappare da questa situazione, dobbiamo lavorare con intelligenza per attaccare i microrganismi che divorano i globuli rossi e bianchi.
L'idea di rifiutare l'umanità riducendola a cosa è un'idea che troviamo già in Los olvidados (I figli della violenza) di Buñuel, ma il film di Oshima mi fa venire in mente anche illusioni surrealistiche e il ribollire di fosche poesie individualistiche. Le scene in cui Kawazu Yusuke, dopo non essere riuscito a fuggire con la sua donna, viene ucciso, e in cui, la mattina dopo, Hidari Bokuzen lo mette dentro un sacco e lo getta nel fiume, sembrano voler far leva sulla dignità degli uomini, dal punto di vista della morale. Ma arriverà anche per noi il momento in cui dovremo fare i conti con la "religione". [...]
Taiyo no hakaba, più dei film precedenti, segue una lirica ascendente, e questo perché il regista realizza la sua opera per cercare di dare una "risposta" alla dimensione reale del Giappone. [...] La risposta che Oshima dà nei film è che, se il Giappone non cambierà, per noi non ci sarà più scampo. Poche ma chiare parole, e in fondo di fronte ai sintomi di distruzione della rabbia degli studenti negli incidenti del 19 giugno e alla realtà del quartiere di Nishinari che altro poteva dire? Non siamo altro che noi giapponesi a rispecchiarci in quelle facce che, bevendo lentamente alcool, si guardano intorno osservando a loro volta altre facce, Quasi una condanna. E il film finisce con l'incendio che distrugge tutto, gettando nel panico il quartiere. [...]
È proprio attraverso il confronto del suo modo di pensare con quello del suo pubblico, che Oshima cerca di ritornare al "cinema". Solo noi Giapponesi abbiamo creato tale situazione (e non solo nel cinema), E questa sua amara considerazione ricorre sempre nella forma di una triste canzone accompagnata dal suono di una chitarra.

Sato Shigeomi, "Eiga Hyoron", n. 9, settembre 1960

Biografia

regista

Nagisa Oshima

Nagisa Ōshima (Tamano, Giappone, 1931 - Fujisawa, Giappone, 2013) è considerato uno dei maestri del cinema giapponese. Esponente della cosiddetta nuberu bagu, ha raccontato le contraddizioni della società nipponica del secondo dopoguerra, in cui il crescente materialismo si affiancava alla rigida osservanza di regole secolari, generando ossimori e conflitti insanabili. Tra i suoi titoli più importanti, Racconto crudele della giovinezza (1960), Il cimitero del sole (1960), Notte e nebbia in Giappone (1960), La cerimonia (1971), Ecco l’impero dei sensi (1976), vero caso mediatico a causa degli espliciti contenuti sessuali, L’impero della passione (1978), premio per la migliore regia a Cannes, e Furyo (1983), vincitore di un Bafta per la migliore colonna sonora. Ha chiuso la carriera con Tabù - Gohatto (1999), presentato in concorso a Cannes. Nel 2009 il Torino Film Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa.

FILMOGRAFIA

Seishun zankoku monogatari (Racconto crudele della giovinezza, 1960), Taiyō no hakaba (Il cimitero del sole, 1960), Nihon no yoru to kiri (Notte e nebbia in Giappone, 1960), Etsuraku (Il godimento, 1965), Muri shinju: Nihon no natsu (Japanese Summer: Double Suicide, 1967), Koshikei (Death by Hanging, 1968), Gishiki (La cerimonia, 1971), Ai no korīda (Ecco l’impero dei sensi, 1976), Ai no bōrei (L’impero della passione, 1978), Merry Christmas Mr Lawrence (Furyo, 1983), Max mon amour (Max amore mio, 1986), Gohatto (Tabù - Gohatto, 1999). 

Cast

& Credits

Regia: Oshima Nagisa.
Sceneggiatura: Oshima Nagisa, con la collaborazione di Ishido Toshiro.
Fotografia: Kawamata Ko (Scope/Eastmancolor).
Luci: Sato Isamu.
Scenografia: Uno Koji.
Montaggio: Uraoka Keiichi.
Musica: Manabe Riichiro.
Suono: Kurita Shujuro.
Assistente alla regia: Ishido Toshiro.
Interpreti e personaggi: Honoo Kayoko (Hanako), Sasaki Isao (Takeshi, nuovo membro della banda), Tsugawa Masahiko (Shin, membro della banda "Shin ei kai"), Kawazu Yusuke (Yasu, membro della banda), Ban Junzaburo (Yosematsu, padre di Hanako), Watanabe Fumio (Yasehei), Fujiwara Kamatari (Batasuke, rigattiere), Ozawa Eitaro (Doranya, l'agitatore), Kitabayashi Tanie (Chika, moglie di Batasuke), Koike Asao ("Occhiali colorati"), Rashomon ("UomoGrande", sottoproletario), Hamamura Jun (Murata Goro, ex infermiere dell'esercito), Sato Kei (Sakaguchi, medico), Toura Mutsuhiro (Masa, vicecapo della banda), Nakahara Koji (Tatsuo, membro della banda), Yoshino Kenji (Ponta), Shimizu Gen (il capo della banda di Ohama), Nagai chiro ("La Torre"), Ito Kio ("Cavallo"), Komatsu Hoshi (il mendicante), Tanaka Kunie (il ladro), Tominaga Yuki (la studentessa violentata), Hidari Bokuzen (becchino)
Produzione: Ikeda Tomio per Shochiku Ofuna.
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