Una donna, ancora giovane, vive con i due figli Samuel e Daniel in un piccolo villaggio di pescatori. Da dieci anni non vede più il marito, partito un giorno all’alba su un peschereccio disperso in mare. Poiché non sono mai stati trovati né i resti della barca né i corpi dell’equipaggio, la donna accende ogni sera, come segno propiziatorio, una candela davanti alla finestra. «Viviamo in una cultura che pretende di spiegare tutto per ripeterlo, finendo invece per non possedere nulla del mondo: è il razionalismo trionfante che ha condotto a tutti gli orrori del Novecento. L’insieme dei miei film e dei miei scritti esprime al contrario l’idea che il mondo ha un senso, ma che il suo mistero resterà sempre incomprensibile. Da questo punto di vista, il compito dell’uomo è di scorgere delle tracce di luce nell’oscurità fino a raggiungere l’epifania di una conoscenza reale del presente eterno. È attraverso questa nozione di “segni” che appaiono nel mondo sensibile che l’azione del film si ricongiunge all’espressione del trittico fotografico di Maitetxu Etcheverria che mi ha ispirato».
Biografia
regista
Eugène Green
(New York, Usa, 1947) si è trasferito nel 1969 a Parigi, dove nel 1977 ha fondato il Théâtre de la Sapience, con cui ha messo in scena diverse pièce barocche e moderne. Ha esordito come regista con Toutes les nuits, Prix Delluc per la miglior opera prima nel 2001. Ha quindi diretto Le nom du feu, presentato a Locarno nel 2002 e distribuito in coppia con Le monde vivant, che ha partecipato nello stesso anno alla Quinzaine des réalisateurs. Con Correspondances si è aggiudicato nel 2007, insieme a Harun Farocki e Pedro Costa, il premio speciale della giuria a Locarno, dove è tornato in concorso nel 2009 con A Religiosa Portuguesa e nel 2014 con La sapienza, girato tra la Svizzera e l'Italia. Nel 2011 il TFF gli ha dedicato una retrospettiva e ha poi in seguito proseguito a programmare diversi suoi film, come il documentario girato nei Paesi Baschi Faire la parole (2015), Le fils de Joseph (2016), presentato in anteprima alla Berlinale, e il film laboratoriale En attendant les Barbares (2017). Nel 2020 è tornato nei Paesi Baschi per girare Atarrabi et Mikelats, presentato a San Sebastian. All'attività di regista affianca inoltre quella di scrittore e poeta.
FILMOGRAFIA
Toutes les nuits (2001), Le nom du feu (cm, 2002), Le monde vivant (2003), Le pont des arts (2004), Les signes (mm, 2006), Digital Sam in Sam Saek 2007: Memories (ep. Corrispondences, mm, 2007), A Religiosa Portuguesa (2009), La sapienza (2014), Faire la parole (doc., 2015), Le fils de Joseph (2016), En attendant les Barbares (2017), Como Fernando Pessoa salvou Portugal (cm, 2017), Lisboa revisitada (cm, 2019). Atarrabi et Mikelats (2020), Le mur des morts (2022).
Cast
& Credits
regia, sceneggiatura/director, screenplay
Eugène Green
fotografia/cinematography
Raphaël O’Byrne
montaggio/film editing
Jean François Elie
suono/sound
Frédéric de Ravignan, Olivier Laurent, Stéphane Thiébaut
interpreti e personaggi/cast and characters
Christelle Prot (la madre/Mother), Marin Charvet (Samuel), Achille Trocellier (Daniel), Mathieu Amalric (l’uomo/Man), Maitetxu Etcheverria, Eugène Green (i lettori/Readers)
produttori/producers
Olivier Broche, François Magal
produzione, vendita all’estero/production, world sales
No Film, Le Frac Collection Aquitaine