sta’ fermo, muori e resuscita - la breve infanzia di Valerka nel distretto di sučan
1947. Nella parte più orientale dell’impero sovietico, il dodicenne Valerka, in conflitto tanto con la madre quanto con il sistema scolastico, affronta una quotidianità violenta contrassegnata da esperienze estreme. Vive infatti nella città di Sučan, zona di detenzione dove i prigionieri e gli abitanti sono impegnati fianco a fianco nel lavoro in miniera. Solo la tenera amicizia con Galija, una ragazza di origini tatare, lo può salvare dal proseguire sulla strada del crimine. Rivelazione a Cannes 1990, premiato con la Caméra d’or.
Biografia
regista

Vitalij Kanevskij
Vitalij Evgen’evic Kanevskij (Vladivostok, Russia, 1935) Precocemente orfano del padre, musicista di origini polacche, colpito alla fronte da un proiettile vagante durante la Seconda guerra mondialel, si è ritrovato così a sette anni in Siberia, nella città di Sucan (denominata Partizansk in seguito all’eliminazione dei nomi cinesi dal territorio del Primorskij Kraj, il Territorio del Litorale, avvenuta nel 1972), dove la madre aveva deciso di trasferirsi in cerca di qualche opportunità per lei e i suoi due figli. Dopo alcuni anni di scuola, Kanevskij ha lasciato la città per andare in cerca di fortuna a Nikolaevsk-na-mure, dove, tra lavoro in fabbrica e studio serale, è riuscito a portare a termine un corso di formazione come saldatore specializzato. Ha iniziato quindi il lungo servizio militare. Nel 1960 ha cominciato a frequentare il Vgik (l’Istituto statale di cinematografia di Mosca), ma poco prima del diploma, nel 1966, è stato arrestato con l’accusa di violenza sessuale. Nonostante l’imputazione si sia rivelata poi infondata, ha scontato otto anni nei campi di prigionia. Nel 1974, dopo il carcere, l’amico cineasta, scrittore e artista Vasilij Šukšin lo ha aiutato a rientrare al Vgik e a trovare un lavoro come assistente a Minsk presso la Bielarus’fil’m, dove Kanevskij ha potuto realizzare Il grande segreto, episodio della serie televisiva Po sekretu vsemu svetu, che gli ha permesso di ottenere il diploma del Vgik nel 1977. Nello stesso anno si è trasferito a Leningrado dove ha lavorato non senza difficoltà per la Lenfil’m. Nel 1989 ha girato Sta’ fermo, muori e resuscita, presentato al Festival di Cannes nel 1990 e premiato con la Caméra d’or. Ha poi collaborato con il produttore francese Philippe Godeau per realizzare Una vita indipendente, seguito del film precedente e selezionato in concorso a Cannes nel 1992; nello stesso anno il ministro della cultura francese Jack Lang gli ha conferito l’onorificenza di “Chevalier des arts et des lettres”. Nel 1994 ha realizzato il documentario Nous, les enfants du XX siècle e, nel 1999 e nel 2002, altri due documentari dedicati alla nuova realtà della Russia postsovietica: Kto Bol’še e À l’automne d’une nouvelle vie. Nel 2005, ha scritto la sceneggiatura di un lungometraggio di finzione, Znak Sud’by [t.l. Segno del destino], pubblicata nell’almanacco cinematografico russo numero 6 del 2006 e nel 2009 ha ultimato la sceneggiatura per una serie televisiva in sette episodi, in collaborazione con lo sceneggiatore Eduard Volodarskij, che ha sostenuto Kanevskij fin dall’inizio della sua carriera. Si divide tra San Pietroburgo e Parigi, dove dal 1992 vive e lavora con la moglie Varvara Krasil’nikova, che ha collaborato a quasi tutti i suoi film, e con la figlia Katja.
Cast
& Credits
regia, sceneggiatura/director, screenplay
Vitalij Kanevskij
fotografia/cinematography
Vladimir Bryljakov
montaggio/film editing
Galina Kornilova
scenografia/production design
Jurij Pašigorev
costumi/costume design
Tat’jana Ko?ergina
musica/music
Sergej Banevi?
suono/sound
Oksana Strugina
interpreti e personaggi/cast and characters
Pavel Nazarov (Valerka), Dinara Drukarova (Galija), Elena Popova (la madre di Valerka/Valerka’s Mother), Vja?eslav Bambušek (Vitka), Vadim Ermolaev (il preside/Headmaster), Valerij Iv?enko
produzione/production
Lenfil’m