«Per Méditerranée ho viaggiato tre mesi e mezzo, percorrendo quindici Paesi del bacino del Mediterraneo, ma ho rifiutato da subito l’idea di fare un documentario. Avrei potuto indugiare girando sequenze di piramidi, di templi greci o di feste di paese, ma mi sono astenuto dall’entrare nei diversi soggetti. Ecco perché ho filmato un solo elemento per piano: per usarli poi nel montaggio come parole, come segni. Ho filmato manifestazioni di queste culture sepolte ma ancora capaci di parlarci. Volevo a tutti i costi che non venisse intaccata la presenza libera delle cose. Trovo più facile filmare le cose che le persone. Credo molto nel “partito preso delle cose” di Francis Ponge. La letteratura moderna ha dimostrato che l’ambiente nel quale viviamo ha la stessa importanza della vita stessa. Mi rifiuto di considerare l’ambiente come semplice scenario. Gli autori contemporanei sono spesso accusati di essere cerebrali e complessi. Ma non è vero; al contrario, vogliono avere uno sguardo vergine rispetto alle cose. Nulla di più semplice e di più onesto che la loro attitudine». (J.-D. Pollet)
Biografia
regista
Jean-Daniel Pollet
Jean-Daniel Pollet (La Madeleine, Francia, 1936 - Cadenet, Francia, 2004), cineasta difficilmente assimilabile a una scuola o tendenza, ha deciso al liceo di fare il regista e da quel momento si è dedicato al cinema con alterne fortune: basti pensare a La ligne de mire (1960), mai mostrato al pubblico e pesantemente attaccato dalla nouvelle vague, o, al contrario, allo stesso Méditerranée, accolto invece come un capolavoro dai «Cahiers du cinéma». Il sodalizio artistico con Claude Melki, l’impegno durante il maggio francese, la frequentazione degli ambienti del Cinema Nôvo brasiliano sono tutti elementi che rientrano nel cinema di Pollet, scomparso nel 2004 dopo una lunga e proficua carriera. Nel 1998 il Torino Film Festival gli ha dedicato una retrospettiva completa.
FILMOGRAFIA
Volker Schlöndorff
Volker Schlöndorff (Wiesbaden, Germania, 1939), trasferitosi in Francia nel 1965, ha lavorato come assistente alla regia di Malle, Melville e Resnais, prima di esordire nel 1965 con I turbamenti del giovane Torless, premio Fipresci a Cannes e tra i film pionieri del Nuovo cinema tedesco. Nel 1979 ha poi vinto la Palma d’oro a Cannes e un Oscar per il miglior film straniero con Il tamburo di latta, tratto dall’omonimo romanzo di Günter Grass. Tra i suoi numerosi film presentati nei maggiori festival internazionali, L’orco è stato in concorso a Venezia nel 1996, dove ha ricevuto il premio Unicef. Nella sua carriera ha lavorato anche per il teatro e l’opera, dirigendo, fra i vari lavori, quelli di Janácek e Henze.
FILMOGRAFIA
Der junge Törless (I turbamenti del giovane Torless, 1965), Mord und Todschlag (Vivi ma non uccidere, 1966), Michael Kohlhaas - Der Rebell (La spietata legge del ribelle, 1969), Baal (id., tv, 1970), Die Moral der Ruth Halbfass (La morale di Ruth Halbfass, 1972) Strohfeuer (Fuoco di paglia, 1975), Die Blechtrommel (Il tamburo di latta, 1980), Die Fälschung (L’inganno, 1982), The Handmaid’s Tale (Il racconto dell’ancella, 1990), Der Unhold (L’orco, 1996), Die Stille nach dem Schuss (Il silenzio dopo lo sparo, 2000), Ten Minutes Older: The Cello (ep. The Enlightenment, id., cm, 2004), Ulzhan (2007), La mer à l’aube (2011), Diplomatie (2014).
Méditerranée (mm, 1963).
Dichiarazione
regista
«Per Méditerranée ho viaggiato tre mesi e mezzo, percorrendo quindici Paesi del bacino del Mediterraneo, ma ho rifiutato da subito l’idea di fare un documentario. Avrei potuto indugiare girando sequenze di piramidi, di templi greci o di feste di paese, ma mi sono astenuto dall’entrare nei diversi soggetti. Ecco perché ho filmato un solo elemento per piano: per usarli poi nel montaggio come parole, come segni. Ho filmato manifestazioni di queste culture sepolte ma ancora capaci di parlarci. Volevo a tutti i costi che non venisse intaccata la presenza libera delle cose. Trovo più facile filmare le cose che le persone. Credo molto nel “partito preso delle cose” di Francis Ponge. La letteratura moderna ha dimostrato che l’ambiente nel quale viviamo ha la stessa importanza della vita stessa. Mi rifiuto di considerare l’ambiente come semplice scenario. Gli autori contemporanei sono spesso accusati di essere cerebrali e complessi. Ma non è vero; al contrario, vogliono avere uno sguardo vergine rispetto alle cose. Nulla di più semplice e di più onesto che la loro attitudine». (J.-D. Pollet)
Cast
& Credits
Jean-Daniel Pollet, Volker Schlöndorff
sceneggiatura/screenplay
Philippe Sollers
fotografia, montaggio, produttore/cinematography, film editing, producer
Jean-Daniel Pollet
musica/music
Antoine Duhamel
contatti/contacts
La Traverse
Gaël Teicher
nostraverses@gmail.com