La "fabbrica diffusa" si espande. Il film la racconta tra edifici abbandonati, miniere trasformate in attrazioni turistiche, opifici dell’Europa dell’est riconvertiti alla produzione di automobili italiane; attraversa città e paesi industriali come Sesto San Giovanni (ex Stalingrado d’Italia) e Lumezzane (la città "officina" del bresciano) oggi trasfigurati. I luoghi, le immagini, i suoni. L’autore appunta e racconta mescolando telefonate, conferenze, poesie, vecchi film, spot della tv jugoslava, balletti russi, performance sperimentali. Un unico flusso che si espande in molteplici sensi e direzioni. Proprio come la fabbrica.
Biografia
regista
Fabrizio Bellomo
(Bari, 1982) porta avanti una ricerca multidisciplinare. Ha esposto le sue opere in Italia e all’estero, in mostre personali e collettive, ha pubblicato in progetti editoriali e ha partecipato a festival cinematografici. Ha preso parte al padiglione italiano della Biennale di architettura di Venezia, collaborato con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, “La Repubblica” e con il MuFoCo. Il suo primo documentario, L’albero di trasmissione, è stato presentato al Festival dei popoli nel 2014. I suoi cortometraggi 32 dicembre, La guerra delle sgagliozze e Litoranea San Giorgio-Torre a Mare, riuniti sono sotto il nome di Portrait of Bari, sono stati presentati nel 2012 al Cinemed Festival du Cinéma Meditérranéen di Montpellier. Ha partecipato al 38° Torino Film Festival con il documentario Film (2020) e l'anno successivo con Commedia all'italiana.
FILMOGRAFIA
Portrait of Bari (32 dicembre, La guerra delle sgagliozze e Litoranea San Giorgio-Torre a Mare, doc., 2012), L’albero di trasmissione (doc., 2014), Film (doc., 2020), Commedia all’italiana (doc, 2021), Anulloje Ligjin (doc, mm, 2023).
Dichiarazione
regista
«L’ingranaggio debordiano e fordista: spettacolo e catena di montaggio, la catena di montaggio che crea la macchina spettacolare fotografica e attraverso la quale il meccanismo umano di Marx va via via perfezionandosi attraverso la scomposizione dei movimenti umani e la possibilità di massimizzarne così tempi e ritmi di produzione (come narra Virgilio Tosi in Il cinema prima del cinema). La "fabbrica diffusa" che ingloba tutto e tutti, me compreso e compresso nella produzione e nel montaggio del lavoro. Forse il grido disperato della mia poesia, che recito quando in video passa la rilettura di Muybridge, effettuata attraverso le riletture e le riscritture fotografiche numeriche, sovrapposte alle tavole del fregio del Partenone... Forse quel grido, con quelle immagini, è un buon sunto di Film».