Tra i molti meriti del nuovo film Point of Order!, basato sulle udienze tra l'esercito e McCarthy di dieci anni fa, c'è la sua funzione di ricordarci che la libert` è preziosa. Molti americani patriottici, gelosi delle nostre libert` tradizionali, sono curiosamente indotti a soluzioni semplicistiche di problemi sociali che richiedono una pluralit` di riflessioni. Per un'enorme parte dell'opinione pubblica americana McCarthy rappresentava una di queste attraenti soluzioni semplicistiche. L'uomo McCarthy è morto, ma la sua presenza è ancora viva tra di noi. La sua opera funesta non è stata sepolta con le sue ossa. Al contrario, il suo spirito è ancora diffuso nel paese, in una misura che richiede una rinnovata vigilanza. Benché la tattica della commissione di McCarthy fosse molto simile a quella della House UnAmerican Activities Committee (HUAC), è meglio definire la differenza tra le due. La Investigations Subcommittee of the Government Operations Committee, che il defunto senatore del Wisconsin presiedeva, aveva una funzione legislativa definita dalla costituzione, mentre la HUAC non ce l'ha. McCarthy, per dirla semplicemente, distorse la funzione della sua commissione per motivi di partito e personali. Questo cinico cacciatore di titoli di giornale divenne presto maniacale nei suoi metodi, prima sfuggendo e poi sfidando il controllo del suo partito. Per questa sfida, alla fine, l'establishment lo annientò.
La HUAC non era il prototipo della commissione di McCarthy, anche se McCarthy rubò un po' del suo fuoco e con esso attizzò l'esplosione che ancora porta il suo nome. La HUAC della Camera precedette McCarthy del Senato e gli è sopravvissuta. La HUAC non è centrata su un'unica, forte e magnetica personalit`, come era McCarthy, e per questo l'operato della HUAC è meno noto al grande pubblico.
McCarthy era una dimostrazione del fatto che l'indagine legittima può essere deviata verso un uso di parte, proprio come il potere di polizia un freno necessario per l'uomo fallibile può essere male applicato. Il potere di McCarthy proveniva dalla sua alterazione della legittima autorit`, ma il potere della HUAC è apertamente maligno in quanto il suo mandato è u n'aperta sfida al Primo Emendamento. Permettere che la HUAC continui a vivere significa dare agli eredi di McCarthy il pretesto per inquinare tutte le sorgenti pubbliche. Point of Order! non afferma tutti questi fatti esplicitamente, ma uno spettatore che sia acuto la met` di quanto è nostalgico non avr` problemi nel distinguerli. (Tra l'altro, la sola nostalgia giustifica, eccome!, il prezzo del biglietto). All'inizio del film si ricorda al pubblico, con la lettura dell'accusa contro McCarthy, che i suoi principi e metodi non erano il dichiarato oggetto dell'inchiesta. No, la sola preoccupazione delle udienze era di stabilire se l'ufficio di McCarthy aveva esercitato pressioni illecite sul Dipartimento della Difesa per tenere una creatura di McCarthy, Schine, fuori dall'esercito, e, in caso di insuccesso, per affidargli un'autorit` diretta. McCarthy ribatté, naturalmente, che l'esercito stava tenendo il giovane coscritto " in ostaggio" per scoraggiare l'inchiesta di McCarthy sul comunismo nell'esercito. L'unico motivo per cui la tecnica inquisitoria di McCarthy (che andava dal sottile ingraziamento alla spietatezza) venne messa apertamente in questione, e della rivelazione che fu, è che McCarthy superò i limiti, inserendo la discussione dell'etica investigativa nell'udienza per confondere il punto in questione.
Benché si sia tentati di considerare le udienze tra l'esercito e McCarthy una confortante riaffermazione della giustizia americana, è bene ricordare l'incontestato presupposto che pervadeva l'atmosfera di queste udienze: tutti i signori presenti (democratici, repubblicani, militari e funzionari al di sopra delle parti) erano unanimemente d'accordo sulla logica di una continua caccia ai comunisti e ai loro amici e simpatizzanti. Point of Order! ci ricorda in modo penetrante, grazie alla compressione degli avvenimenti operata dal montaggio, che anche gli "eroi" del film, quelli che si opponevano a McCarthy, avevano una fiducia soltanto limitata nei metodi pienamente democratici.
Rivedere queste udienze dopo dieci anni susciter` probabilmente nel pubblico qualche sorpresa, di riconoscimento e di interpretazione. lo sono stato turbato, per esempio, da un dettaglio secondario come gli ampi risvolti delle giacche degli uomini, un ricordo di quel periodo che la mia memoria, senza essere aiutata, non avrebbe ricostruito. Lì, almeno, tanto tempo è passato, e oggi tutti ci vestiamo in modo diverso. Ma il maccartismo è ancora qui. […]
Il superbo montaggio di Point of Order! elimina gli argomenti irrilevantì, rende serrato il conflitto e pungenti i rapporti, in una forma splendidamente strutturata. In questo modo Point of Order! ci permette di rivivere questa parte di storia americana in un modo che non era possibile allora. Ci vengono risparmiate ore di noia a proposito di documenti, prove e insinuazioni insignificanti. Possiamo anche osservare una significativa ed elegante variet` di angolazioni, colonna sonora e scene di contorno che aumentano il realismo dell'avvenimento. Ora, per esempio, si può vedere, mentre non lo si poteva vedere sulla televisione di casa, il sudore di questi signori agitati. Simili tratti di verosimiglianza sono un tributo ai molti cameramen che allora capivano l'importanza dei dettagli. È inutile aggiungere che gli autori e i produttori del film devono molto a quegli abili tecnici che ripresero e registrarono il materiale originale. E sperabile che Point of Order! incoraggi altri cineasti a raccogliere e montare materiale che illumini nello stesso modo fondamentali avvenimenti storici, come per esempio l'assassinio di Kennedy; e da questo punto di vista Point of Order! potrebbe risultare una pietra miliare.
Edward Crawford, "Film Comment", vol. 2, n. 1, inverno 1964
Una volta H.L. Mencken definì l'America "incomparabilmente il più grande spettacolo del mondo". Non erano, disse, i "noiosi giochi di prestigio della haute politique" che lo affascinavano, ma "le disperate lotte di uomini inferiori per afferrare la loro via al Paradiso". Il senatore Joseph McCarthy era uno di questi, e la sua disperata lotta e la sua caduta finale vennero osservate da venti milioni di spettatori. Point of Order! conferma oltre ogni dubbio che McCarthy fu distrutto dalla televisione. La documentazione di Emile de Antonio delle udienze tra l'esercito e McCarthy del 1954, selezionata da 188 ore di cinescopi televisivi, è un esempio altamente drammatico di processo in televisione; e naturalmente un processo che si ritorse contro il nominale accusatore, risultato colpevole per bocca propria agli occhi della giuria di tutta la nazione che egli tentava di manipolare. Il metodo di de Antonio, in questo suo primo film come in seguito in America Is Hard to See (su un'altra campagna di McCarthy), è basato sul lento crescendo. Non c'è commento, né definizione della scena; i protagonisti sono presentati con didascalie, e lo spettacolo comincia in tono minore, lasciando per dopo i vertici drammatici, Questa struttura drammatica, vista retrospettivamente, è ciò che rende il film di de Antonio molto più di una semplice selezione della documentazione televisiva delle udienze. E forse perché il dramma era implicito, non c'è bisogno qui delle manipolazioni che hanno danneggiato Millhouse. L'inizio è tutto pedanti dettagli, con McCarthy che cerca di demolire l'accusa dell'esercito secondo cui un oscuro soldato, lo sfortunato G. David Schine, ha ottenuto insoliti privilegi in quanto amico di Roy Cohn, l'arcigno consigliere capo della commissione d'inchiesta del giovane senatore. Bastone alla mano, McCarthy distrugge i crudi grafici comparativi dell'esercito.
Emerge l'impressione di un attore completo, che recita per il loggione con le sue accuse di "brutalit` comunista", le sue consumate pause ad effetto e le sue concessioni ad assurdit` come la questione se il soldato Schine aveva scarponi foderati di pelliccia invece della normale fornitura dell'esercito.
Preso all'amo, McCarthy si libera, richiedendo di attenersi alle norme quando gli serve una pausa di respiro e rivolgendo abilmente un'espressione innocente (pixie, "fatina") contro un avvocato colto momentaneamente con la guardia abbassata. Questo è un bello spettacolo, per il pubblico nell'aula delle riunioni del Senato se non anche per gli spettatori televisivi. Ma, come sempre, il dramma politico ha la sua origine in affari oscuri. Ci si dimentica di Schine e dei suoi favori con l'intervento di Eisenhower che rivendica il privilegio dell'esecutivo, il diritto alla riservatezza e l'opportunit` costituzionale di proteggere la separazione dei poteri. Né McCarthy né de Antonio avrebbero potuto prevedere l'ironia del successivo monito di McCarthy sui pericoli di creare un precedente per la segretezza dell'esecutivo (e questo non è l'unico momento del film che anticipi prodigiosamente le udienze del caso Watergate). Da questo momento il dramma esplode in accuse e controaccuse, offese calcolate e abusi gratuiti: la famosa fotografia tagliata, la misteriosa copia di una lettera di J. Edgar Hoover di cui non esisteva l'originale, l'isteria dagli occhi di ghiaccio di McCarthy che si accumula fino alla sua fatale rivelazione di un episodio dubbio nella carriera di un giovane e ambizioso consigliere dell'esercito. De Antonio ha montato questa parte con uno splendido effetto teatrale, con il ritmo che sale gradualmente dall'imbarazzato tergiversare degli assistenti di McCarthy fino al coup de théâtre (sapientemente rivolto alla giuria televisiva) dell'appello alla decenza dell'astuto avvocato di Boston Joseph Welch, immediatamente superato dalla perorazione del senatore Symington. Mentre avvocati, militari e politici sfilano fuori, McCarthy continua a farneticare, e de Antonio lascia la sua voce a rimbombare in un'aula deserta: un'immagine concisa come nessun'altra di un uomo distrutto dal mostro elettronico che pretendeva domare.
David Wilson, "Monthly Film Bulletin", n. 478, novembre 1973
Biografia
regista
Emile de Antonio
Cast
& Credits
Sceneggiatura: Emile de Antonio, da un'idea di Daniel Talbot.
Montaggio: Robert Duncan.
Personalit` intervistate: Senatore Joseph R. McCarthy, Senatore Karl E. Mundt, Robert T. Stevens, Joseph N. Welch, John G. Adams, Ray H. Jenkins, Senatore Stuart Symington, Senatore John L. McCellan, G. David Schine, Roy M. Cohn.
Produzione: Emile de Antonio, Daniel Talbot per la Point Films.
Produttore esecutivo: Eliot D. Pratt.