Nazione: USA
Anno: 1967
Durata: 24'30''+40


L'importanza di Stan Brakhage come filmmaker sta nella concezione e nell'esecuzione del fatto che il cinema riguarda il vedere. Ma la vista, come tutte le facolt`, viene resa opaca dall'uso. Tuttavia, anche se difficile, non è impossibile ritrovare una visione primaria, una visione che veda le cose come sono veramente, che veda le cose in se stesse. Come un poeta diventa cosciente delle parole, così Brakhage diventa cosciente della visione; come il poeta lirico vuole restituire alle parole la loro capacit` originaria di eccitare, così Brakhage desidera ridare alle cose che vediamo la loro capacit` originaria di commuovere. Facendo così si è accostato, fra l'altro, alla visione dei bambini, sostenendo, come molti poeti contemporanei, che la visione di un bambino contiene tale desiderio di purezza, di innocenza nell'uso delle cose, da rivelarne la natura autentica. Solo in Scenes from Under Childhood, tuttavia, egli ritiene di aver preso coscienza di ciò.
Questo film in quattro parti è come Anticipation of the Night, come Vein, e come la quarta parte di Lovemaking sui bambini e su come i bambini vedono, e il titolo sembra insistere sull'infantilit` dei bambini. Essi sono ancora "sotto" (essere sopra significherebbe andare verso l'adolescenza) e se chiedessimo sotto che, la risposta potrebbe solo essere l'esperienza e la maturit`.
Il film si apre con un'alternanza di nero e rosso, cinque secondi circa per ciascuno, un colore dopo l'altro. Sappiamo cosa significhi il nero per Brakhage. Anche se a volte indica "sonno" o "mistero", più spesso (Dog Star Man, The Art of Vision) viene usato come metafora di caos e morte. Il rosso ricorrente, pulsante, indica un'oscurit` che fa gi` posto a qualcos'altro, e questo rosso caldo e ricco fa pensare al sangue. È forse troppo letterale definire l'inizio del film una nascita metaforica (anche se non sorprende, sapendo come Brakhage sia interessato dalle nascite: ne abbiamo gi` viste tre in vari suoi film), ma questi minuti iniziali indicano certamente una forma di coscienza, di consapevolezza emergente.
Andando avanti vediamo un colore dopo l'altro (come se noi e/o i bambini stessimo inventando lo spettro), e poi, attraverso una nebbia di sangue, finalmente le vediamo, queste creature subinfantili.
Stanno giocando, tutte in rosso il colore fetale e sono gi` entrate nel mondo romantico dell'infanzia nel quale molti di noi vogliono almeno credere. Degli asini neri passeggiano, creature misteriose anche se amiche al nostro sguardo. Vediamo i meravigliosi colori di un esterno solarizzato, e un armadio pieno di abiti dei nostri genitori. E, dato che siamo molto piccoli, vediamo il pavimento.
Il pavimento non è qualcosa su cui camminare, da attraversare quando dobbiamo andare da qualche parte. È una cosa in sè. E la macchina da presa lo osserva, guarda il parquet, ne traccia le forme col suo occhio. È un bambino che striscia a vedere il pavimento, che è il suo elemento naturale, così come i muri sono l'elemento naturale dell'adulto, e il soffitto quello del malato o del morente. Poi ci sono animali (ancora al livello dell'occhio infantile) e altri bambini, e il fuoco. I bambini siedono di fronte al caminetto (immagine romantica come un'oleografia si pensa a Nach dem bade) e i loro giochi hanno un sapore misterioso, rituale. Ne ignoriamo quanto loro il significato.
Nelle parti successive, la forma del film risulta più evidente. Lunghe dissolvenze in chiusura e in apertura gli conferiscono una qualit` metrica, come se qualcuno raccontasse una storia, frase per frase, e nella terza parte, dove c'è un brusco stacco dall'esterno all'interno della casa, è come se un bambino dicesse laconicamente: "... e tornarono a casa". Ora, nelle parti successive, il bambino è (forse) cresciuto e vede le cose: un pezzo di porta, il pelo del cane, lo schermo, le lenzuola spiegazzate, la Madre. Vede tutto ciò in maniera sconnessa, e nella terza parte c'è un grande uso della stampatrice ottica, forse come se il cineasta giocasse come un bambino: non ci sono né inizi né fini e, cosa importante, neppure conseguenze. Il bambino apprende ma l'esperienza questo "cattivo" dell'iconografia romantica non ha ancora distrutto l'innocenza.
Eppure questo processo inevitabile ha inizio. Nella quarta parte vediamo la madre infelice, che piange. I motivi sono misteriosi. La vediamo frammentata da altre cose: forse ricorda? forse siamo noi a ricordare? (Prima si era visto il Padre vecchie foto ingiallite di Brakhage bambino ci erano state sparse davanti. Questa subinfanzia è almeno in parte la sua, nonché quella dei suoi figli). Ma ora un po' della realt` altrui (la Madre Triste) è penetrata nell'innocenza infantile e nella sua idea perfetta della realt` delle cose. Il bambino deve adattarsi, deve apprendere.
La Madre alla fine si alza. (E chi contesta a Brakhage di non conoscere il montaggio classico dovrebbe esaminare questo movimento. Brakhage è uno straordinario montatore, solo che questo tipo di montaggio di solito ha un ruolo minimo in ciò che vuole fare. Ma può farlo, come Picasso può, se vuole o deve, fare disegni degni di Ingres). E di nuovo vediamo i bambini giocare. Ma adesso li vediamo, avvolti nelle lenzuola, sovrimpressi ad altri bambini in bianco e nero. L'effetto è distanziante. C'è gi` una certa nostalgia; qualcosa è morto, qualcosa è andato perduto. E ora anche il bambino più grande comincia a piangere.
Ma non è ancora la fine. C'è nella quarta sezione del film un'Estate di S. Martino di innocenza infantile. È un'estate come quelle che tutti noi ci ricordiamo, che non si verificano mai, e il cortile diventa un miniparadiso, un nuovo giardino tipo il Child's Garden of Verses, pieno di bellezza e di giochi visivi (ditini, cazzetti) e di dettagli caldi, confortanti, rassicuranti: i piatti nell'acquario, dai bei colori, come in una favola dei fratelli Grimm. La straordinaria intimit` di questa bellissima sezione del film continua; poi d'improvviso il colore sbiadisce, dei ragazzi stanno giocando con un aeromodello, siamo in un parco pubblico e non più in una casa, tutto è grigiastro, e i bambini sono spariti. Sono cresciuti. Sono degli adolescenti adesso. O forse sono ancora piccoli e stiamo semplicemente vedendo ciò che li aspetta. Comunque, tutto è finito: il colore, l'intimit`, l'innocenza, la pura visione, il film stesso.

Donald Ritchie, Program notes del Museum of Modern Art

Biografia

regista

Stan Brakhage

Stan Brakhage nasce a Kansas City, nel Missouri, nel 1933. Trascorre l'adolescenza con la madre adottiva a Denver, nel Colorado, dove comincia la sua attività di regista. Nel 1952 gira il suo primo film, Interim, e nel 1959, dopo aver vissuto a New York, San Francisco e Princeton, ritorna nel Colorado e si sistema con la famiglia a Rockies. Negli anni '60, i suoi film, inizialmente influenzati dal neorealismo italiano, abbandonano le tracce narrative per diventare sperimentazioni e visioni soggettive che ricordano l'espressionismo astratto e fanno di Brakhage uno dei simboli del New American Cinema e del cinema indipendente. Molti lavori hanno per soggetto la famiglia e il paesaggio del Colorado (Window Water Baby Moving, 1959, 23rd Psalm Branch, 1966-67), mentre con opere come Mothlight (1963), The Art of Vision (1961-65) e Fire of Waters (1965) Brakhage studia le relazioni tra la luce, il colore e gli elementi naturali (l'acqua, il fuoco, la vegetazione, la pietra) con immagini liriche e astratte sovrapposte a rapide apparizioni di figure umane. Nel 1969, insegna Storia del Cinema alla School of the Art Institute di Chicago e sarà poi docente dell'Università del Colorado a Boulder dal 1981 al 2002. Dagli anni '70 fino alla fine della carriera, Brakhage prosegue le sperimentazioni del decennio precedente e dà vita a una vastissima filmografia che comprende film astratti generalmente muti, dalla durata che spazia dai pochi secondi alle molte ore, organizzati in serie (The Romans Funeral Series, 1979-80, Babylon Series, 1989-90, The Persian Series 1999-2000), girati in vari formati (super8, 16mm, 35mm, Cinemascope, Imax), utilizzando ogni tecnica e forma espressiva, comprese quelle più manuali e materiche (graffiare la pellicola, dipingervi a mano), il cinema fotografico e i collage visivi. Brakhage ha realizzato quasi 400 film, ha scritto numerosi libri (tra i quali Metafore della visione, 1964), è stato influenzato dall'opera di cineasti, pittori, poeti e musicisti, si è fatto promotore e collaboratore della produzione dei molti filmaker suoi allievi. Negli anni '90 ha ripreso e sviluppato la tecnica dell'hand-painting (la pittura applicata direttamente sui singoli fotogrammi) sperimentata per la prima volta in Dog Star Man (1961-64) e ha completato i suoi ultimi lavori Stan's Window, 2003, e Chinese Series, 2003 nella casa di Vittoria, in Canada, dove si era trasferito nel 2002 con la moglie Marilyn e dove è morto nel marzo di quest'anno.

FILMOGRAFIA

Interim (cm, 1952), Desistfilm (cm, 1954), Reflections on Black (cm, 1955), The Wonder Ring (cm, 1955), Gnir Rednow (cm, 1955-56, co-regia Joseph Cornell), Centuries of June (cm, 1955-1956, co-regia Joseph Cornell), Anticipation of the Night (mm, 1958), Window Water Baby Moving (cm, 1959), The Dead (cm, 1960), Mothlight (cm, 1963), Dog Star Man (1961-64), The Art of Vision (1961-65), Fire of Waters (cm, 1965), Songs (1964-69), Eye Myth (cm, 1967), Scenes From Under Childhood (1967-70), The Weir-Falcon Saga (cm, 1970), The Machine of Eden (cm, 1970), The Animals of Eden and After (mm, 1970), 'The Pittsburgh Trilogy', Eyes (mm, 1971), Deus Ex (mm, 1971), The Act of Seeing of One Man's Eye (mm, 1971), Sexual Meditations (1970-72), The Riddle of Lumen (cm, 1972), The Wold-Shadow (1972), The Text of Light (1974), The Stars Are Beautiful (cm, 1974), Short Films (1975), Super 8 Short Films (cm, 1976), Tragoedia (mm, 1976), Soldiers and Other Cosmic Objects (cm, 1977), Nightmare Series (cm, 1978), Creation (cm, 1979), Sincerity (5 film, 1973-80), Duplicity (3 film, 1978-80), Romans o The Romans Funeral Series (1979-80), Murder Psalm (cm, 1980), The Garden of Earthly Delights (cm, 1981), Nodes (cm, 1981), RR (cm, 1981), Unconscious London Strata (cm, 1981), Arabics o Arabic Numeral Series (1980-82), EgyptianSeries (cm, 1984), Torturede Dust (1984), Caswallon Trilogy (cm, 1986), The Loom (mm, 1986), The Dante Quartet (cm, 1987), Kindering (cm, 1987), I' Dreaming (cm, 1988), Marilyn's Window (cm, 1988), Rage Net (cm, 1988), Faustfilm Series 1-4 (4 film, 1987-89), Visions in Meditation Series #1-4 (4 film, 1989-90), Babylon Series (1989-90), City Streaming (cm, 1990), Passage Through: A Ritual (mm, 1990), Agnus Dei Kinder Synapse (cm, 1991), A Child's Garden and the Serious Sea (1991), Christ Mass Sex Dance (cm, 1991), Delicacies of Molten Horror Synapse cm, 1991), Crack Glass Eulogy (cm, 1992), Interpolation 1-V (1992), Untitled (For Marilyn) (cm, 1992), Boulder Blues and Pearls and' (cm, 1993), Ephemeral Solidity (cm, 1993), The Harrowing and Tryst Haunt (cm, 1993), Stellar (cm, 1993), Chartres Series (cm, 1994), Elementary Phrases (mm, 1994, co-regia Phil Solomon), First Hymn to the Night ' Novalis (cm, 1994), The Mammals of Victoria (cm, 1994), Trilogy (cm, 1995), The 'b' Series (cm, 1995), The Lost Films (mm, 1995), ...Preludes (1995-96), Concrescence (1996, co-regia Phil Solomon), Commingled Containers (cm, 1996), The Cat on the Worm's Green Realm (cm, 1997), Last Hymn to the Night ' Novalis (1997), Divertimento (cm, 1997), Self Song/Death Song (cm, 1997), Yggdrasill Whose Roots Are Stars in the Human Mind (1997), '...' (ellipses), (1998), Coupling (cm, 1999), Stately Mansions Did Decree (1999), The Persian Series (1999-2000), The God of Day Had Gone Down Upon Him (mm, 2000), Jesus Trilogy and Coda (cm, 2000), Garden Path (cm, 2001, co-regia Mary Beth Reed), Micro Garden )cm, 2001), Night Mulch and Very (cm, 2001), Occam's Thread (cm, 2001), Lovesongs (2001-2002), Ascension (cm, 2002), Resurrectus Est (cm, 2002), Seasons' (cm, 2002, co-regia Phil Solomon), Panels for the Walls of Heaven (mm, 2002), Stan's Window and Work in Progress (cm, 2003), Chinese Series (2003).

Cast

& Credits

Section n. 1, 1967, 24'30"
Section n. 2, 1967, 40'
Section n. 3, 1969, 27'30"
Section n. 4, 1970, 46'

Filmmaker: Stan Brakhage.
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