Un documentario che indaga la complessità di una nazione, l’Albania, attraverso la narrazione della controversa storia dei suoi monumenti. Un road-movie nello spazio e nel tempo del “paese delle aquile”, un racconto della sua perenne condizione di “transizione”: dai monumenti socialisti ai grattacieli, dalle bandiere rosse al nuovo impero verde... Dove sono e cosa stanno diventando oggi i vecchi monumenti socialisti albanesi? E ora, dopo anni dal cambio di sistema, quali sono i monumenti eretti in questa nuova era neoliberista e turbo-capitalista?
Biografia
regista
Fabrizio Bellomo
(Bari, 1982) porta avanti una ricerca multidisciplinare. Ha esposto le sue opere in Italia e all’estero, in mostre personali e collettive, ha pubblicato in progetti editoriali e ha partecipato a festival cinematografici. Ha preso parte al padiglione italiano della Biennale di architettura di Venezia, collaborato con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, “La Repubblica” e con il MuFoCo. Il suo primo documentario, L’albero di trasmissione, è stato presentato al Festival dei popoli nel 2014. I suoi cortometraggi 32 dicembre, La guerra delle sgagliozze e Litoranea San Giorgio-Torre a Mare, riuniti sono sotto il nome di Portrait of Bari, sono stati presentati nel 2012 al Cinemed Festival du Cinéma Meditérranéen di Montpellier. Ha partecipato al 38° Torino Film Festival con il documentario Film (2020) e l'anno successivo con Commedia all'italiana.
FILMOGRAFIA
Portrait of Bari (32 dicembre, La guerra delle sgagliozze e Litoranea San Giorgio-Torre a Mare, doc., 2012), L’albero di trasmissione (doc., 2014), Film (doc., 2020), Commedia all’italiana (doc, 2021), Anulloje Ligjin (doc, mm, 2023).
Dichiarazione
regista
«Prima di questo viaggio in Albania c’è stato un lungo periodo di ricerca sulle statue e i monumenti del realismo socialista. Un lavoro svolto per interposta tecnologia prima della partenza, durato svariati mesi e iniziato in realtà diversi anni addietro, con gli appunti presi durante altri progetti realizzati sempre in Albania. Una ricerca che non si è conclusa neppure con la fine delle riprese, dal momento che, grazie al nuovo tempo passato nella regione, le informazioni acquisite e i materiali d’archivio messi a disposizione dall’Archivio albanese di cinematografia sono stati rimessi in relazione al vissuto. Stimolando così nuove domande e curiosità e soprattutto facendomi nascere la voglia di approfondire l’argomento, rendendo necessario un nuovo periodo di ricerca. I nuovi materiali sono andati così a stratificare ulteriormente la ricerca e a calcificarsi sul lavoro già svolto e acquisito. D’altronde, un film che dal mio punto di vista vale come allegoria di qualsiasi periodo di transizione di ogni luogo, persona o altro, non poteva che nutrirsi di stratificazioni. E caos».