Rose è una patologa forense che predilige il silenzio dei cadaveri ai tumulti delle interazioni sociali. Una sua ossessione segreta è la rianimazione dei morti. Celie è un'ostetrica la cui vita ruota attorno alla sua briosa e loquace figlia di sei anni, Lila. La tragica notte in cui Lila si ammala e muore improvvisamente, le vite di queste due donne s'intrecciano in modo irrevocabile. Si avventureranno lungo un buio sentiero da cui non c'è ritorno; e saranno costrette a confrontarsi con i limiti che sono disposte a superare per proteggere ciò che più amano.
Biografia
regista

Laura Moss
(New York, USA) ha frequentato la Fiorello H. LaGuardia High School of Music & Arts and Performing Arts. Ha diretto numerosi cortometraggi spesso aderenti alle atmosfere e alle tematiche del genere horror, selezionati in festival prestigiosi come Tribeca, Rotterdam e SXSW. Nel 2019 ha diretto l’episodio pilota della serie tv Neurotica., premiato come miglior episodio pilota di una serie comica e per la migliore regia al Seriesfest. Nel 2020 ha partecipato ai laboratori per sceneggiatori e registi del Sundance. Nel 2023 ha diretto il suo primo lungometraggio, Birth/Rebirth, proiettato in numerosi festival come Sundance, Phoenix, Minneapolis, Dallas, Stoccolma e il BFI London Film Festival.
FILMOGRAFIA
Rising Up: The Story of the Zombie Rights Movement (cm, 2009), Road Less Traveled (cm, 2010), Porn Without Sex (cm, 2016), Fry Day (cm, 2017), Allen Anders: Live at the Comedy Castle – Circa 1987 (cm, 2018), Neurotica. (1 ep, serie tv, 2019), Eureka! (cm, 2019), Birth/Rebirth (2023).
Dichiarazione
regista
«Ricordo l'impatto che ebbe su di me Frankenstein di Mary Shelley quando lo lessi per la prima volta da preadolescente. Ne rimasi entusiasta: non solo per il contenuto ma anche perché era stato scritto da una donna dell'era vittoriana e non trattava di buone maniere o matrimoni ma di domande fondamentali sulla vita e sulle conseguenze delle nostre azioni. Crescendo e confrontandomi con le capacità del mio corpo di generare vita, ho spesso pensato a Mary Shelley, che aveva affrontato aborti spontanei e lottato contro i limiti del suo corpo; che aveva perso l'amore della sua vita e affrontato così tanto dolore e l’inevitabilità della morte».