41° TORINO FILM FESTIVAL
SPAZIO ITALIA
IMPRESSIO IN URBE - SIRACUSA
di Giuseppe Spina, Giulia Mazzone
Impressio in-urbe percorre le testure dello spazio urbano: la materialità delle architetture, di angoli e prospettive di una città che non vedrete mai. Una scomposizione in dettagli del manto della città da cui emerge la materia lacerata, apparentemente immobile. È l’impronta, la traccia che ogni cosa e ogni gesto lasciano di sé, identikit (e vivisezione) dello spazio e del tempo della città.
Biografia
regista

Giuseppe Spina, Giulia Mazzone
Si occupano di ricerca e sperimentazioni nelle arti. Nel 2010 fondano Nomadica, un’associazione dedicata allo studio, lo sviluppo e la diffusione del cinema di ricerca. Curano e organizzano eventi e programmi in Italia e all’estero, coinvolgendo maestri, giovani registi, intellettuali, programmatori e artisti internazionali. I loro film sono stati presentati in festival internazionali fra i quali International Film Festival Rotterdam; Annecy Animated FF; Crossroads a San Francisco; European Media Art Festivals a Osnabrück, in Germania; Interfilm a Berlino; Cámara Lúcida in Ecuador; Iowa City International Documentary Film Festival; Montreal Underground Film Festival; Pesaro Film Festival; Invideo a Milano. Dove vanno i vecchi dei che il mondo ignora?, presentato al Torino Film Festival nel 2022, è il loro primo lungometraggio.
FILMOGRAFIA
El tiempo del no tiempo (mm, 2013), Zauma (cm, 2014), Jazz for a Massacre (cm, 2014), Città-Stato (’92-’94) (cm, due versioni diverse: 2008 e 2015), Romnì (cm, 2017), Impressio in-urbe / Bologna (cm, 2017), Màcula (cm, 2018), Luminous variations in the city skies (cm, 2019), Macchina Infinita (cm, 2021), Dove vanno i vecchi dei che il mondo ignora? (2022), Impressio in urbe - Siracusa (doc, cm, 2023).
Dichiarazione
regista
«Il film fa parte di una serie prodotta da Nomadica con la collaborazione di varie accademie di belle arti in Italia. Ogni film (a oggi Bologna, Siracusa e, ancora inedito, Brescia) ricostruisce un’“impressione della città”, è un viaggio caleidoscopico nel tempo e nello spazio urbano, una decostruzione della superficie delle cose, attraverso la ripresa e la messa-in-rilievo dei suoi frammenti. A seguire una messa insieme di questi segni che compongono l'estetica urbana, con i particolari che creano il tutto, gli atomi che compongono le cose: la materia e i pattern delle architetture cittadine, le linee di certe piazze e palazzi, la pelle scorticata delle città. La presenza umana è fuggevole e fuori fuoco, sullo sfondo, mentre le voci e i rumori della città si intrecciano e rimbombano incomprensibili. La grandezza delle architetture resta lontana e distaccata nella propria apparente fissità, ma la città si consuma nei secoli, con tempi altri da quelli dell’essere umano. Così veniamo attraversati dal tempo e dalla materia di ogni luogo, con un gioco che per certi versi è un esperimento storico e scientifico».