Nazione: URSS
Anno: 1964
Durata: 80'


Uno dei film più interessanti e diciamo pure poetici degli ultimi anni. Kalik sembra essersi onestamente distaccato dal freddo esercizio del film precedente e trovare qui vibrazioni più vere, una nostalgia struggente, un suggestivo tono stilistico. È la breve ed ingenua adolescenza di tre ragazzi puri e come ignari in un mondo appena ridestatosi dall'ordine borghese e subito piombato nell'ordine stalinista, di tre amici che vivono in una sorta di solitudine storica. Crudi pezzi documentari (il nazismo, la guerra), inseriti a volte con lieve forzatura, poche didascalie lapidarie e informative che irrompono improvvise nei momenti più dolci e tranquilli del film (tipo "cadde sul fronte occidentale nel terzo anno di guerra" o "fu prigioniero in Germania; rientrato in patria, morì in un lager; riabilitato nel 1956") creano per tutto l'arco del film uno spettro incombente: la Storia. Una storia cupa e crudele, fatta dagli uomini, ma che sembra sfuggire al loro controllo. E sotto questo spettro terribile, si svolge breve, tenera e intensa l'adolescenza dei tre ragazzi, con sberleffi agli ultimi nepmen, le prime bevute, lunghe nuotate in mare, i primi idilli. Kalik, sulla scorta dell'omonimo racconto lungo di Boris Balter avvolge i suoi eroi di una tenerezza estrema, ma trattenendola sul filo dell'ironia, nel tratteggio di gustosi appunti sul costume degli anni '30, ora rapidissimi (lo spettacolo del "re della chitarra hawaiana", la sequenza un po' cattiva degli stakanovisti al lavoro) ora sottilmente nostalgici (come la bellissima scena dei ragazzi al cinema incantati dalla Giovinezza di Massimo). In questo specialissimo atteggiamento dell'autore, distaccato e commosso insieme (un velo di lacrime e un sorriso sulle labbra), perdono un po' di peso anche certe superstiti insistenze su inquadrature "artistiche" (i gabbiani, il mare), mentre il finale con la fanciulla che grida "arrivederci, ragazzi!", inseguendo il treno che porta via i tre amici verso l'inferno della storia, verso una maturit` spaventosa, riscatta il suo sentimentalismo di fondo in una ventata di autentica, commossa piet`.

Giovanni Buttafava, Il giovane cinema sovietico, " Bianco e nero", n. 11, novembre 1966

Biografia

regista

Michail Kalik

Michail Kalik è nato il 29 gennaio 1927. Vero nome Mojsej Kalik. Nel 1958 termina i corsi di regia di Sergei Jutkevic al VGIK. Emigrato nei primi anni '70 in Israele.

FILMOGRAFIA

1958: Junost' nasich otcov (La giovinezza dei nostri padri), co-regia Boris Rycarev; 1959: Ataman Kodr, co-regia Boris Rycarev, O. Ulickaja; 1960: Kolybel'jnaja (Ninna nanna); 1961: Celovek idët za solncem (L'uomo segue il sole); 1965: Do svidan'ja, mal'ciki! (Arrivederci, ragazzi!); 1969: Ljubit' (Amare); 1971: Smert' kommivojazera (La morte di un commesso viaggiatore), per la tv.

Cast

& Credits

Regia: Michail Kalik.
Soggetto: dal romanzo breve di Boris Balter "Do svidan'ja, mal'ciki!".
Sceneggiatura: Boris Balter, Michail Kalik.
Fotografia: Levan Paatasvili.
Musica: Mikael Tariverdiev.
Scenografia: T. Antonova.
Interpreti: Michail Kononov, Evgenij Steblov, Viktorija Fëdorova, Nina Bogunova, Nikolaj Dostal', A. Radionova.
Produzione: Mosfil'm.
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