Nazione: URSS
Anno: 1966
Durata: 100'


Ottobre, oggi. Una staffetta di corridori, ciclisti e canottieri attraversa la citt`. Hanno tutti la stessa et`. "Questo film è un film sull'infanzia di una generazione, alla quale in un modo o nell'altro appartengono tutti questi uomini, la loro infanzia è stata diversa, ma in qualche maniera sorprendentemente simile. Forse perché nell'infanzia di tutti loro c'è stata la guerra, e questo è gi` molto. E ancora forse perché la met` di loro è senza padre, e anche questo unifica. La vita non si prometteva facile per loro, ma in futuro essa si dimostrò ancora più complessa di quanto si potesse immaginare. E nessuno sa quali prove e quali vittorie ha ancora dinnanzi a sé".
Ottobre 1944. Una cittadina bielorussa. Una lezione di canto tenuta da un soldato smobilitato. Fra gli allievi della povera scuola è l'undicenne Zen'ka, sua sorella Lena, grandi occhi chiari e treccine , l'amico Igor'. Vanno a prendere le due madri che lavorano come infermiere all'ospedale, Ljusja, madre di Lena e Zen'ka, e Zina, madre di Igor'. Ljusja è felice: dal fronte è venuto a far visita alla famiglia Fëdor, il padre. Il padre di Igor' è invece gi` morto in guerra. Una notte, e Fëdor ritorna al fronte.
Aprile 1945. Zen'ka e Igor' assistono all'esecuzione di un traditore e di un uomo della Gestapo. È primavera inoltrata: si balla in piazza. Zen'ka aiuta un tenente cieco a invitare una ragazza per un valzer. Poi, con Igor', assiste al film Ciapaiev.
Arriva il giorno della vittoria. La guerra è finita. La citt` è in festa. Zen'ka e Igor' scoprono che i prigionieri tedeschi mangiano le rane. Arriva la notizia che Fëdor è caduto nella battaglia per la presa di Berlino. I ragazzi cantano in coro canzoni patriottiche, fanno giochi pericolosi, fuggono di casa. Intanto tornano i reduci, e Zen'ka e Lena si ritrovano in casa un altro uomo accanto alla madre. Igor' decide di andarsene dalla citt`, a Minsk, per cinque anni. Zen'ka l'accompagna alla stazione, gli amici si separano. È l'agosto 1945.

Nei film di Viktor Turov molto ha resistito all'"invecchiamento della morale"; rispetto agli anni in cui il film uscì sugli schermi alcune cose vengono apprezzate maggiormente e altre vengono interpretate diversamente. Eppure il destino delle pellicole di Turov, nonostante siano state dirette solo da lui e nonostante che l'idea della confessione sia presente in ogni film, ha seguito strade diverse.
La più grande risonanza a suo tempo l'ebbe il film Attraverso il cimitero a cui, durante il locale festival del cinema delle repubbliche del Pribaltico e della Bielorussia, furono subito conferiti tre premi: per il miglior debutto, per la migliore fotografia, per il secondo posto nel concorso dei film a soggetto. Il film Io vengo dall'infanzia incontrò un'accoglienza molto sommessa, per non dire decisamente ostile. Infine la critica reagì in modo non meno severo all'apparizione de I partigiani. Col tempo ogni cosa fu rimessa al proprio posto: alcune valutazioni furono confermate, altre smentite. Oggi il film I partigiani sembra effettivamente il più imperfetto, il più contraddittorio; Attraverso il cimitero è considerato, come prima, un film importante, una pellicola artisticamente matura. Infine il film Io vengo dall'infanzia, a suo tempo ingiuriosamente sottovalutato e incompreso, oggi turba forse con maggior forza. Io amo molto questo film delicato e penetrante, con tutte le sue disarmonie, le sue interruzioni di pensiero, il ritmo irregolare come se il cuore cessasse ogni tanto di battere.
Io vengo dall'infanzia è uno dei primi film degli anni '60 in cui al posto delle tradizionali articolazioni tematiche si trova una drammaturgia più naturale, collegata agli avvenimenti non secondo le leggi dell'azione che si sviluppa incessantemente, ma secondo complessi legami di associazione. Probabilmente Gennadij Spalikov rappresentò nella sua opera gli elementi di questa nuova drammaturgia e le sue ricerche in quel periodo non furono sufficientemente apprezzate. Si pensa che la stessa sorte sia toccata anche al film Io vengo dall'infanzia che, secondo l'opinione di un critico, "accumulò in sé i difetti della drammaturgia che si era liberata da quelle costrizioni formali attraverso il rovesciamento dei canoni".
È poco probabile, però, che gli autori pensassero al "rovesciamento dei canoni", sebbene il film effettivamente non abbia un soggetto unico e per la sua trama sembri un mosaico di episodi, di scene, di personaggi. I personaggi nascono l`, sullo schermo, durante quella limitata parte di tempo, per donare la propria nota allegra o amara il più delle volte amara alla melodia generale del film.
Nel film la scena lirica, senza pause e senza "intervalli" significativi, si trasforma in drammaturgia e un episodio documentario si introduce improvvisamente nel tessuto della scena, diretta in modo esemplare, o ancora momenti schiettamente pubblicistici, perfino anche cartellonistici, convivono con momenti di penetrazione psicologica. Ma tutto il film, eterogeneo, contraddittorio (così sembrerebbe), formato da stili diversi, deve essere guardato tutto d'un fiato e va legato alla personalit` dell'autore, che ha il coraggio di riportare nel titolo le parole "lo vengo dall'infanzia". "lo" sono tutti i ragazzacci, i personaggi del film, ma anche l'autore, il protagonista che conduce il racconto in prima persona.
A suo tempo probabilmente i critici non lo capirono, attribuirono al film pretese di standardizzazione data l'assenza di un protagonista principale, così come non capirono il posto che il film occupava nell'evoluzione artistica del regista. "Un passo di lato": così fu intitolata una recensione del film. Ma questo era invece un passo verso se stesso, verso il personale, l'arcano, qualcosa che rianimò con un soffio vitale quel passato non ancora lontano. E non a caso durante la lavorazione del film si formò un collettivo di sostenitori e, verrebbe da dire, di correligionari, per i quali il film diventò la comune confessione. Qui si consolidò l'amicizia di Viktor Turov e Gennadij Spalikov, che si conoscevano gi` dai tempi del VGIK (istituto Statale Sovietico di Cinematografia), ed erano diventati amici durante il film di trenta minuti Una stella sulla fibbia. Da quel momento in poi iniziò una lunga collaborazione. Qui, per la prima volta, Vladimir Vysockij interpretò un ruolo importante, eseguendo sullo schermo una di quelle sue ballate tanto apprezzate in seguito; qui Nina Urgant interpretò uno dei suoi primi e migliori ruoli cinematografici (da notare che sostituì nel ruolo di Ljusja un'altra attrice e recitò per un periodo estremamente breve: dieci giorni); qui brillantemente e con maturit` si fece valere l'operatore A. Knjazinskij, girando un film severo, penetrante e al tempo stesso trasparente. Ed infine lo stesso regista infonde nel film tutta la sua abilit`, il suo talento, la sua amara conoscenza della guerra; in nessun altro suo film esprime se stesso, la sua esperienza di vita con eguale forza e pienezza...

L. Pavljucik, Ot ispovedi k eposu, Mosca 1985

Biografia

regista

Viktor Turov

Viktor Turov è nato il 25 ottobre 1936. Nel 1960 termina i corsi di regia di Aleksandr Dovzenko al VGIK. Da allora lavora stabilmente negli studi cinematografici della natia Bielorussia, a Minsk. Membro del Partito Comunista dal 1977. Artista del Popolo della Repubblica Bielorussia (1979).

FILMOGRAFIA

1961: Komstroj, cm, episodio del film Rasskazy o junosti (Racconti della giovinezza); 1963: Zvezda na prjázke (La stella sul fermaglio), cm, episodio del film Malen'kie mectateli (Piccoli sognatori); 1965: Cerez kladbisce (Attraverso il cimitero); 1967: Ja rodom iz detstva (Io vengo dall'infanzia); 1968: Vojna pod krysami (Guerra sotto i tetti); 1970: Synov'ja uchodjat v boj (I figli vanno a combattere); 1971: Zizn' i smert' dvorjanina Certopchanova (Vita e morte del nobile Certopchanov), film per la tv; 1972: Gorja bojat'sja-scast'ja ne vidat' (Chi teme il dolore, non vedrà la gioia), film per la tv; 1974; Vremja eë synovej (Il tempo dei suoi figli); 1976: Voskresnjaja noc (La notte di domenica); 1979: Tocka otscëta (Punto di conteggio); 1981: Ljudi na bolote (Uomini in palude); 1982; Dychanie grozy (Il respiro della tempesta); 1984: Ljudi na bolote (Uomini in palude), versione tv in otto puntate; 1985: Men'sij sredi brat'ev (Il fratello più piccolo, tv).

Cast

& Credits

Regia: Viktor Turov.
Soggetto e sceneggiatura: Gennadij Spalikov.
Fotografia: Aleksandr Knjazinskij
Musica: Evgenij Glebov.
Suono: K. Bakk.
Scenografia: Evgenij Gankin.
Interpreti: Nina Urgant, Tanja Ovcinko, Edik Dovnar, Valerij Zubarev, Vladimir Vysockij, Vitja Kolodkin, Galina Saprunova, Svetlana Turova.
Produzione: Belarus'fil'm, (Minsk).
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