Nazione: URSS
Anno: 1966
Durata: 90'


Nadezda Petrovna, aviatrice di guerra, ha abbattuto in passato molti aerei nemici. È con tristezza che ricorda la sua gioventù, gli amici che non sono più tornati e che lei invidia perché oggi lavorano nell'aviazione civile. La donna non è in grado di farlo: le ferite subite in guerra furono troppo gravi e oggi la sua salute non è più buona. Nadezda ha quarantadue anni. È una donna che tutti rispettano, è deputata del consiglio comunale e lavora come direttrice in una scuola d'avviamento professionale. Ma non ha una vita privata. Vive sola e si sente veramente felice solo quando visita l'aeroporto, dove può vedere i suoi vecchi amici e ascoltare il rombo degli aerei. Un giorno, aspettando un amico, si avvicina a un aereo, carezza le sue ali, sale nella cabina, guarda con affetto il quadro dei comandi. Arrivano i giovani aviatori. Essi la vogliono portare nell'aereo sino all'hangar. L'anziana aviatrice è felice di fare questo "volo terrestre"... Ma poi non potr` frenare il suo slancio e voler` verso il cielo per provare ancora una volta la felicit` più grande.

Chi riesce a sfuggire completamente i moduli precostituiti e il facile sentimentalismo da manuale è la giovane regista Larisa Sepit'ko nel suo secondo film: Kryl'ja (Ali, 1966 ex Gvardij Kapit`n, Capitano della guardia), uno dei film sovietici più importanti, se non il più importante di questi anni. Aliena dalle tentazioni metafisiche di uno Sp`likov la Sepit'ko si concentra sull'analisi "totale" di una situazione umana (psicologia e comportamento), scegliendo come campione umano una exaviatrice, eroe nazionale, una donna rispettata e degna: gli incontri, le relazioni umane, i sogni, i pensieri di questa esponente di una generazione dura e duramente temprata alle prove della guerra e dello stalinismo, nel mondo odierno vengono esaminati con occhio minuzioso e implacabile, con ardua obiettivit`, sino a diventare i dati precisi e i ncontroverti bili di uno stato di alienazione dolorosa. Il totale isolamento umano della protagonista viene prospettato come un male concreto, una cancrena non "oscura" o patologica, ma individuabile in una serie di cause storicosociali, non enunciate, ma immanenti nella spoglia analisi degli effetti. Così, seppur tutto rinserrato in una difficile misura obiettiva, in una sorta di equilibrio clinico Ali ha lampi spietati sulle contraddizioni interne di un sistema che ancora non ha saputo o potuto coinvolgere tutto l'uomo. L'opera arriva cioè al cuore del grande dibattito su individuo e societ` socialista, sull'impegno quotidiano dell'uomo nuovo, muovendosi su un terreno di eccezionale difficolt` con un rigore e una libert` invidiabili. Purtroppo (perché anche qui abbiamo il risultato parziale, anche qui abbiamo il mezzo-compromesso) un'opera come questa che poteva diventare il film più importante di tutta l'area socialista è a tratti seriamente compromessa da stridenti contrasti di tono, tolti da altri film, da altri sistemi: le oscillazioni finali, con la donna che si rifugia nei suoi ricordi d'amore, sono frutto di una paura si direbbe più "commerciale", che ideologica, una pausa insincera e falsa nella parabola esemplarmente lucida del film, per far riposare lo spettatore "troppo angosciato" con i soliti giri di valzer sentimentali; d'altronde altrove certe malaccorte forzature dello scenario, rimediate parzialmente dalla ammirevole condotta registica della Sepit'ko, introducono incrinature moralistiche inquietanti: tutta la parte a casa della figlia con il genero intellettuale e i suoi amici soffre di questa ambiguit`, di una certa premeditata ironia nei confronti dei nuovi "borghesi", appena salvata dall'astuzia della regista e di alcuni attori (in particolare Evstignéev con un impagabile numero alla Godard). Ma tutto ciò non coinvolge gran parte del film, lacerato a volte da stupende esplosioni di contenuto dolore, come nel sublime incontro della protagonista con una vecchia ancor più sola di lei, che cerca avidamente di attirare la donna in un colloquio, rifiutato per una specie di testardo orgoglio, o invece l'altro incontro con la donna della mensa, finito in un'ubriacatura a due e in una finta allegria provvisoria, la straordinaria scena della protagonista che cerca con immani sforzi di arrampicarsi su un aereo...
L'occhio femminile della Sepit'ko scruta nell'animo femminile della donnaeroe, morta tra i vivi, con una delicatezza e una spietatezza inaudite, cogliendo sfumature sottili, come lo sdegnoso rifiuto della piet` che si alterna con la penosa ricerca di un po' di carit`, componendo, aiutata dalla grossa interpretazione "vissuta" di Majja Bulgakova, un'attrice dal volto impassibile, alla sua prima prova impegnativa, un personaggioguida, preziosissimo per un'analisi profonda delle cause di una separazione di generazioni che non è solo ideologica, ma anche umana: Ali, impietosa radiografia di uno stato di disagio profondo (la Sepit'ko, riesce perfino con una astuzia pressoché diabolica a rovesciare il lieve ottimismo del finale in un falso lieto fine, dove la protagonista che si alza in volo con l'aereo potrebbe significare sia una nuova capacit` di azione ritrovata, sia una fuga definitiva da un mondo che la respinge) rester` un dato di riferimento inevitabile per successivi e più avanzati tentativi di penetrare a fondo la psicologia e il comportamento dell'uomo nella nuova societ`.

Giovanni Buttafava, Il giovane cinema sovietico, "Bianco e nero", n. 11, novembre 1966

Biografia

regista

Larisa Sepit'ko

Larisa Sepit'ko (6 gennaio 1938-2 luglio 1979). Termina i corsi di regia di Aleksandr Dovzenko e Michail Romm al VGIK nel 1963 (era già stata assistente e aveva interpretato un piccolo ruolo del film di Dovzenko, Poema o more, Poema del mare, oltre a due ruoli di primo piano in altri due film ucraini: Tavrija, Tauride, 1960, e Obyknovennaja istorija, Una storia comune, 1960-1962). Personalità emerita delle arti della Repubblica Russa (1974). Morta in un incidente automobilistico mentre si apprestava a girare il film Proscanie (Addio) che terminò il marito Elem Klimov. Klimov ha dedicato alla memoria della moglie il documentario Larisa (1980).

FILMOGRAFIA

1963: Znoj (Calura); 1966: Kryl'ja (Ali); 1967: Rodina elektricestva (La patria del l'elettricità), mm, episodio del film Nacalo nevedomogo veka (L'inizio di un secolo mai visto), distribuito nel 1987; 1968: V trinadcatom casu noci (Alle tredici di notte); 1971: Ty i ja (Tu e io); 1976: Voschozdenie (L'ascesa).

Cast

& Credits

Regia: Larisa Sepit'ko.
Soggetto e sceneggiatura: Valentin Ezov, Natal'ja Rjazanceva.
Fotografia: Igor' Slabnevic.
Musica: Roman Ledenëv.
Suono: Ol'ja Upenik.
Scenografia: Ivan Plastinkin.
Interpreti e personaggi: Majja Bulgakova (Nadezda Petrovna Petruchina), Zanna Bolotova, Pantelejmon Krymov, Leonid D'jackov, Sergej Nikonenko.
Produzione: Mosfil'm.
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