Nazione: URSS
Anno: 1957
Durata: 100'


Veronika e Boris si amano e vorrebbero sposarsi. Girano per Mosca, felici, spensierati. Scoppia la guerra, Boris deve partire per il fronte: è l'agosto del '41. Veronika corre alla stazione per salutarlo, ma la ressa glielo impedisce. Passano i mesi, non si hanno più notizie di Boris. E Veronika a poco a poco cede alla corte di Mark, il cugino di Boris con la cui famiglia ora la ragazza abita, dopo la morte dei genitori sotto un bombardamento. Si sposano, Veronika sa di averlo fatto per debolezza, e vive nel ricordo di Boris, e nella speranza del suo ritorno. Boris, invece, muore, solo, nel fango, e negli ultimi istanti rivede la sua felicit` con Veronika e immagina il matrimonio che li avrebbe attesi a Mosca. La ragazza va sempre alla stazione, ora che la guerra è finita e i reduci tornano. Un giorno incontra un compagno dell'amato, che l'ha visto morire. Intorno, tutti fanno festa, per la vittoria, per il ritorno.

Fernaldo Di Giammatteo, Dizionario universale del cinema, Ed. Riuniti, Roma 1984, p. 590


Vado a vedere Quando volano le cicogne. È l'autunno del 1974.
Quanti anni sono passati? Diciassette anni. Per un film è molto.
Una lontananza quasi cosmica.
Si potrebbe persino dire che sono passati diciassette anniluce.
Sono passati, volati via.
Ero agitato, come se in quel momento cominciasse la prima proiezione del mio film.
Per la prima volta.
No, non per la prima volta, ma dopo un lungo intervallo.
Sono invecchiato io, è invecchiato il film. E lo spettatore è un altro, non so neppure come sia.
La sensazione di personale partecipazione era così intensa che, non appena si spensero le luci in sala, non ci fu nulla che mi piacesse, tutto mi irritava: il quadro non era a fuoco, il sonoro poco chiaro, la gente non si metteva a sedere, qualcosa frusciava nell'oscurit`, qualcuno vicino a me faceva rumore, insomma un disastro.
Ed ecco che tutto si acquieta.
Samojlova e Batalov si sono messi a correre nel giardino Aleksandrovskjj.
La luce è estiva. L'aria è fresca, luminosa.
Come il Blok: "All'una del mattino, lindo e cristallino, lungo le mura del Cremlino, sapr` la mia terra restituirmi l'estasi primeva del mio cuore?…".
La restituir`.
Sta ritornando.
Inquadratura dopo inquadratura.
Il vestito bianco della Samojlova.
È mattino presto, c'è ancora umidit`.
Aria, macchie di sole sull'erba.
Il fiume, la nebbia.
Il lungofiume deserto e senza fine.
Ripresa dall'alto: sta passando la macchina che innaffia le strade, vicino al ponte Krynnskij.
È gi` un classico.
Cinema, cinema… Mi è mai capitato di leggere qualcosa di simile?
Soltanto in poesia. Certo, questa è una pièce di Rozov, eppure, eppure c'è della magia.
Ogni generazione avr` le proprie "Cicogne". La propria leggenda.
La mia leggenda è molto semplice: in quell'anno, nel 1957, non avevo visto né conosciuto niente di meglio, anzi, neppure lo desideravo.
Durante i primi anni all'Istituto di Cinematografia tenevo qualcosa di simile a un diario che, ovviamente, proprio un diario non era.
Annotavo pochissime cose.
Benché studiassi cinematografia, il cinema non mi piaceva granché. Persino a proposito di Luci della citt` non annotai nulla (esisteva questa stupenda tradizione: il primo giorno di lezioni, all'istituto, ci facevano vedere quel film). L'ho poi rivisto: niente male.
Su un foglio del quadernino c'è scritto: "16 ottobre: Quando volano le cicogne. Sottolineato più volte.
Non c'è scritto nient'altro.
Eppure mi ricordo quella serata fin nei particolari.
Credo che nessuno nella sala del cinema "Moskva" sapesse di stare guardando un film famoso in tutto il mondo.
In generale, e di ciò ebbi a convincermi successivamente, i film famosi in tutto il mondo bisogna vederli nei cineclub, spersi in periferia, scegliendo secondo l'intuito lo spettacolo più scomodo come orario: non c'è folla, solo spettatori occasionali, alla fine del film le luci si accendono di colpo e in sala ci sono cinque o sei persone e una si è anche addormentata.
Vedo il film adesso: è un'opera giovane, generosa. A braccia aperte.
Quando volano le cicogne. S.P. Urusevskij mi ha raccontato che fu Michail Konstantinovic Kalatozov a trovare il titolo gli ultimi giorni prima che il film fosse consegnato.
Il titolo risultò profetico.
A Quando volano le cicogne seguirono, di lì a poco, La ballata di un soldato, Destino di un uomo… Poi vennero L'infanzia di Ivan, Ho vent'anni…
Scrivo tutto ciò sentendomi grato al destino che mi ha offerto subito Quando volano le cicogne, a me che ero arrivato dal fronte e che, nei fatti, non avevo visto nulla.
È autunno, hanno restaurato la pellicola, hanno rifatto il sonoro con gli stessi attori, la proiettano, e le "cicogne" volano.
Forse "grazie" non è la parola giusta ma una migliore non la si trova: grazie a voi, i primi, e come sia difficile essere i primi lo sanno soltanto quelli che primi sono.

Gennadij Spalikov, Appunti sparsi, 1974

Biografia

regista

Michail Kalatozov

Michail Kalatozov, vero cognome Kalatozisvili è nato il 28 marzo 1903, morto il 26 marzo 1973. Nel cinema dal 1923, come montatore, assistente operatore, operatore, attore, sceneggiatore e infine regista. Ha collaborato inizialmente, in Georgia, con i più famosi esponenti della cinematografia georgiana da Ivan Perestiani a Nikolaj Sengelaja. Membro del Partito Comunista dal 1939. Artista del Popolo dell'Urss (1969).

FILMOGRAFIA

1927: Ich carstvo (Il loro regno); 1930: Sol' Svanetii (Il sale della Svanezia); 1932: Gvozd v sapoge (Un chiodo nello stivale); 1939: Muzestvo (Coraggio); 1941: Valerij Ckalov; 1942: Nepobedimye (Gli invincibili), co-regia S. Gerasimov; 1943: Kinokoncert k 25-letiju Krasnoj Armii (Cineconcerto per il venticinquesimo anniversario dell'Armata Rossa); 1950: Zagavor obrecënnych (La congiura dei condannati); 1956: Vichri vrazdebnye (Turbini ostili), Pervyj eselon (Il primo scaglione); 1954: Vernye druz'ja (Amici fedeli); 1957: Letjat zuravli (Quando volano le cicogne): 1960: Neotpravlennoe pis'mo (La lettera non spedita); 1964: Ja - Kuba (Io sono Cuba); 1970: Krasnaja palatkal (La tenda rossa), (Urss-ltalia).

Cast

& Credits

Regia: Michail Kalatozov.
Soggetto: dalla commedia Vecno zivye (Eternamente vivi) di Viktor Rozov.
Sceneggiatura: Viktor Rozov.
Fotografia: Sergej Urusevskij.
Musica: Majsej Vajnberg.
Suono: Igor' Majorov.
Scenografia: Evgenij Svidetelev.
Montaggio: M. Timofeeva.
Interpreti e personaggi: Tat'jana Samojlova (Veronika), Aleksei Batalov (Boris), Vasilij Merkur'ev (Fëdor Ivanovic), Aleksandr Svorin (Mark), Svetlana Charitonova (Irina), Valentin Zubkov (Stepan), K. Nikitin (Volodja), A. Bogdanova (la nonna), B. Kokovkin (Cernov), E. Kuprijanova (Anna Michajiovna).
Produzione: Mosfil'm.
Menu