Nazione: URSS
Anno: 1967
Durata: 100'


È l'epoca della vendemmia in Georgia. Lavoro e feste si succedono. Otar e Niko, usciti freschi freschi dalla scuola vinicola entrano nella cooperativa. Otar è sicuro di sé, poco affabile, Niko è sincero, molto gentile. Ha bisogno di imparare il proprio mestiere d'uomo, a fianco degli operai e del direttore. E anche delle ragazze, in particolare di Marina, corteggiata e che ama corteggiare. L'ingenuo Niko passa attraverso una serie di delusioni, ma alla fine impara a essere un uomo.

Ioseliani arriva al cinema quando è uno studente non più giovanissimo. Ha gi` infatti terminato il suo quinto anno all'Universit` di Matematica applicata, quando entra all'istituto dii cinema di Mosca a studiare sotto Dovzenko. Ioseliani è innanzitutto interessato all'uomo e ai suoi rapporti con gli altri, e la sua conversazione è piena dei più inattesi, sebbene comuni, argomenti. Tutti si interessano a lui, ma non tutti lo vedono di buon occhio. Egli ama confondere le idee agli altri, e talvolta recita per meglio scoprire il carattere di colui con cui sta parlando. I primi cortometraggi di Ioseliani furono modesti: Aprile concerne la distruzione della natura da parte della civilt`, e solleva il problema della difesa dell'ambiente; La ghisa mostra sottilmente e in modo convincente la bellezza del lavoro e della Georgia industriale.
La caduta delle foglie fu il primo lungometraggio di Ioseliani e venne immediatamente riconosciuto come un'opera completa e matura. Essa tratta uno dei temi tradizionali del cinema sovietico, il conflitto fra progresso e conservazione, che viene rappresentato nello scontro tra un giovane e progressista ingegnere e il direttore conservatore di una fabbrica di vini. Tema parallelo è quello della crescita morale del giovane ingegnere.
Le prime inquadrature del film costituiscono un originale prologo dal tono documentario: viene mostrato come dall'uva si trae il vino, e il duro lavoro che comporta la produzione di questa "allegra" bevanda, l'attenzione e l'abilit` che i contadini impiegano nell'arte eterna della fabbricazione del vino. Durante un incontro in cui si beve del vino nuovo, Ioseliani si interessa soprattutto ai volti e alle mani robuste dei contadini che dividono i frutti delle loro fatiche con la stessa dignit` che essi impiegano nel produrli. Poi la cinepresa sale verso l'alto inquadrando una distante collina su cui si trova un antico tempio nobile, orgoglioso, inaccessibile, un simbolo di purezza. Questo modesto, non spettacolare inizio contiene degli accenni a un più profondo significato per il giovane ingegnere Niko, che più tardi difender` la propriet` del popolo il frutto del loro lavoro. Ioseliani insiste sulle tradizioni ereditate nel lavoro e nella cultura. Il suo sguardo scivola sui ritratti degli antenati nella stanza che Niko sta lasciando per andare in fabbrica. L'ansiet` e la solennit` proprie dei volti delle donne lavoratrici sua madre, sua nonna (che in famiglia ha un gran potere), la sua più giovane sorella mostrano come esse sono orgogliose del primo giorno di lavoro che Niko sta per iniziare. Niko non disdegna i pesanti lavori manuali che, in quanto ingegnere, non gli spettano, ma che egli comunque esegue per aiutare a far rotolare le pesanti botti di vino. Gli operai di mezza et` sentono immediatamente il suo rispetto per il lavoro e lo accettano. L'importante direttore, che tratta la fabbrica come fosse un suo feudo, arretra di fronte alle ferme convinzioni del giovane ingegnere. Il critico Elena Bauman ha scritto: "Non è tanto Niko che vince, ma i suoi principi e la sua abilit` nel legarsi ad essi, e un alto senso morale cresciuto lungo una vita di lavoro".
Ioseliani finisce il suo film con la stessa inquadratura che lo ha aperto, l'antico tempio sulla collina, simbolo eterno quanto misura delle azioni umane, del lavoro, dell'attenzione e del riposo. "Il suo significato" dice Ioseliani "è quello della trasmissione ai tuoi discendenti dei frutti del tuo lavoro, dello sforzo di rendere il mondo migliore e più bello. Si deve vivere vicino alla terra e lavorare duro. Si deve amare con forza e lavorare con gioia. Questo è quel che è la vita". Il suo film esprime questa fede in modi delicatamente lirici e umoristici.

Galina Dolmatovskaya, Irina Shilova, Who's who in the Soviet Cinema, Mosca, Progress, 1979, pp. 1268


Otar Ioseliani, georgiano, trent'anni. Gran bevitore di vino (georgiano), dall'amicizia molto vigorosa. Ha appena finito di realizzare il suo primo film. L'ho visto il giorno dopo in proiezione privata. S'intitola Listopad (La caduta delle foglie). È parlato unicamente in georgiano, ma Otar, che conosce molto bene il francese, ce l'ha tradotto man mano che la pellicola scorreva. Il film comincia un po' come Brigitte et Brigitte di Moullet, con una sorta di documentario muto sulla fabbricazione del vino nella campagna georgiana. Poi si passa alla storia. A Tbilisi un giovane, che ha appena finito gli studi, si appresta a prendere il suo primo posto da caporeparto in una grossa azienda vinicola della citt`. Sono i sette primi giorni della sua nuova vita. Lo si vede affrontare un mucchio di problemi che non conosceva, come d'altra parte noi, che non avevamo ancora visto dei film che mostrano la vita quotidiana della nostra epoca in Unione Sovietica. A maggior ragione in Georgia. La foga giovanile del protagonista si scontra con gli anziani della fabbrica, che ormai sono adagiati nella routine e sfuggono alle loro responsabilit`. Arriver` tuttavia ad imporsi. Nello stesso tempo, al di fuori dell'orario di lavoro, conoscer` la sua prima ragazza e, anche in questo caso, dopo essersi fatto rompere la faccia da un tipo più vecchio di lui che faceva a sua volta la corte alla ragazza, riuscir` a conquistarla. Per tutta la durata del film Ioseliani segue i suoi personaggi con tenerezza e con severit`. Lo sguardo che posa su di essi mi ha fatto molto pensare a quello di Jean Eustache in Le père Noël a les yeux bleus e Les mauvaises fréquentations.

Pascal Aubier, Lettre de Moscou, "Cahiers du Cinéma", n. 197, 1968

Biografia

regista

Otar Ioseliani

Otar Ioseliani è nato il 2 febbraio 1934. Studia composizione e pianoforte al conservatorio di Tbilisi, studia matematica all'Università di Mosca, poi passa al VGIK, che termina nel 1965 (corsi di Aleksandr Dovzenko). Artista del Popolo della Repubblica Georgiana (1984).

FILMOGRAFIA

1961: Aprel' (Aprile), mm; 1964: Cugun (La ghisa), doc. cm.; 1968: Listopad (La caduta delle foglie); 1971: Zil pevcij drozd (C'era una volta un merlo canterino); 1975: Starye gruzinskie pesni (Vecchie canzoni georgiane); 1977: Pastoral' (Pastorale, in tv). In Francia: 1982: Lettre d'un cinéaste, cm, per la tv, Euzkadi: pays basque été, mm, per la tv; 1985: Les favoris da la lune (I favoriti della luna).

Cast

& Credits

Regia: Otar Ioseliani.
Soggetto e sceneggiatura: Admiran Cicinadze.
Fotografia: Abesalom Majsuradze.
Musica: N. Ioseliani.
Suono: S. Citjdze.
Scenografia: Dmitrij Eristavi.
Interpreti e personaggi: Ramaz Georgobiani (Niko), Marina Karcivadze (Marina), Georgij Charabadze (Otar).
Produzione: Gruzijafil'm (Tbilisi).
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