Nazione: URSS
Anno: 1965
Durata: 80'


Il medico dentista Cesnokov dopo un esame andato male, ha paura ad esercitare il proprio mestiere. Costretto da un collega, scopre, il primo giorno di pratica, che riesce a cavare denti senza far sentire alcun dolore al paziente. Diviene popolarissimo in citt`. Ma un giorno, di fronte a una commissione, Cesnokov si rifiuta di estrarre un dente alla ragazza Masa, rovinandole il matrimonio e mettendo a repentaglio anche la propria fama. Un cittadino, desideroso di ristabilire la notoriet` del medico, si presenta dal dentista con un dente sano. Ma quando Cesnokov glielo cava, grida dal dolore. Cesnokov si chiude in casa, non vuole vedere più nessuno, finendo poi a insegnare in un istituto di medicina, cercando di evitare ogni difficolt` e responsabilit` e tenendo lezioni noiose.
Masa lo accusa di pensare solo alla propria tranquillit`. Cesnokov comprende che il suo dovere è curare la gente e insegnare a curare la gente ai giovani. Ad una esercitazione pratica all'istituto riprende in mano la pinze e mostra agli studenti come si devono togliere i denti. Ed ecco che gi` una ragazza riesce a cavare un dente, senza far sentire nessun dolore al paziente, come Cesnokov...

Il secondo film di Klimov, conferma e rinnega insieme il primo film: Klimov rinuncia ad ogni "variazione sul tema" per il discorso diretto. Tradendo volontariamente il proprio talento comico, Klimov si nasconde dietro le immagini spoglie, in uno sforzo di estraniamento cosciente, onde ricostituire la misura essenziale dell'apologo: ne risulta il film più personale, denso e stimolante fra gli ultimi sovietici. Allacciandosi a certi suggerimenti e tecniche brechtiane, Klimov (e con lui Volodin, che con questo scenario sembra staccarsi dalle scontrose e false delicatezza di varie sue commedie e sceneggiature, per un più sottile equilibrio) compone la sua opera come una parabola "epica", temperata da quasi spontanee onde elegiache e maliziose. Troviamo così procedimenti insoliti, nel cinema sovietico recente: attori che parlano direttamente al pubblico, scenografie "inventate" (da notare soprattutto la casa del protagonista con un'immensa finestra rotonda un po' liberty), una musica che è un delizioso "pastiche" settecentesco, l'uso "irregolare" di canzoni (da notare la curiosa coincidenza dell'inizio del film con quello degli Amori di una bionda di Forman), e un gusto costante della composizione frontale, quasi appiattita, come per un desiderio di "guardare in faccia" visi fatti cose, senza intermediari. Seppure talora le soluzioni stilistiche appaiono un po' affannate, forse per difetto di semplicit`, la ricerca di un linguaggio autonomo e libero è gi` di per sè un fattore nuovo e positivo: e attraverso la concentrazione dello stile, la sostanza dell'apologo emerge con decantata e nuda purezza, allargandosi in possibili, sempre più ampi significati. Così dal puro aneddoto favolistico del giovane dentista dal miracoloso potere di strappar denti senza dolore, dell'improvvisa scomparsa di questa facolt` e della successiva riconquista di essa, si passa come in una fuga di cerchi concentrici al problema dell'origine del talento (arte), della sua applicazione, dell'impegno dell'"artista", per arrivare al tema generale dell'individuo e della societ`, della possibilit` di evadere nella torre d'avorio, della necessit` di "tornare dall'isola" nella pur contraddittoria e dolorosa convivenza con gli altri. In tal senso il film appare una precisazione, anzi una risposta al finale di Benvenuti, ovvero vietato l'ingresso agli estranei; come nel primo film, ricompare il momento della crisi e il desiderio di evadere, qui espresso in modi stupendamente sfumati: sono le pagine più intense del film, che culminano nell'inquietante teoria della felicit` come condizione estraniata (osserva la propria citt` come "un'altra citt`", la propria gente come stranieri, e le immagini quotidiane assumono una consistenza fotografica quasi fantomatica, di figure sognate). Ma la logica della favola in luogo di postulare un'incerta evasione gioiosa e "rivoluzionaria", conduce al riconoscimento di un impegno "interno" testardo e arduo, che si colloca in fondo a un itinerario difficile e tormentato fra le miserie e le lacerazioni della convivenza umana: quando nel finale le facolt` prodigiose del protagonista trapassano a una allieva, la voce del commentatore non si congratula con la nuova "apportatrice di gioia" all'umanit`, ma profetizza con mesta consapevolezza i mille ostacoli e sofferenze che incontrer` sul suo cammino. Occorrerebbe analizzare più a fondo quest'opera ricca e semplice, densa di implicazioni preziose nelle sua limpidezza di parabola moderna, misteriosamente gnomica e delicatamente straziata da illuminazioni umanissime (in particolare nella "seconda storia" della totale morte del talento in una ragazza piena di gioia di vivere e abbattuta dalle prime difficolt`) ma quel che qui ci preme rilevare è la novit` del l'esperimento, svincolato dalle ormai riconoscibili formule della "nuova commedia sovietica".

Giovanni Buttafava, Il giovane cinema sovietico, " Bianco e nero", n. 11, novembre 1966

Biografia

regista

Elem Klimov

Elem Klimov è nato il 9 luglio 1933. Termina i corsi di regia di Efim Dzigan al VGIK nel 1964. Primo segretario della direzione dell'Unione dei Cineasti dal maggio 1986. Membro del Partito Comunista dal 1962. Personalità Emerita dell'Arte della Repubblica Russa (1976).

FILMOGRAFIA

1960: Zinich (Fidanzato), cm; 1962: Smotrite, nebo (Guardate, il cielo), cm; 1964: Dobro pozalovat'ili Postoronnim vchod vosprescën (Benvenuti, ovvero vietato l'ingresso agli estranei, in tv); 1965: Pochozdenija zubnogo vraca (Le avventure di un dentista); 1971: Sport, sport, sport; 1976: Agonija (Agonia), uscito nel 1981; 1980: Larisa documentario cm; 1981: Proscanie (Addio), uscito nel 1983; 1985: Idi i smotri (Vai e guarda).

Cast

& Credits

Regia: Elem Klimov.
Soggetto e sceneggiatura: Aleksandr Volodin.
Fotografia: S. Rubaskin.
Musica: Al'fred Snitke.
Testi delle canzoni: Novella Matveeva, Julij Kim.
Suono: V. Kirsenbaum.
Scenografia: B. Blak, V. Kamskij.
Montaggio: V. Belova.
Interpreti e personaggi: Aleksandr Mjagkov (Sergej Cesnokov), Vera Vasil'eva (Ljudmila Lastockina), Alisa Frejndlich (Masa), P. Krymov (il maestro), A. Petrov (Kotikov), E. Perov (Rubachin), O. Gobzeva (Tanja), Ivan Kvas` (Merezkovskij), V. Nikulin (Nikulin), L. D'jackov (Kostia), E. Nikiscichina (Zaval'njuk), A. Maksimova (madre di Cesnokov), P. Pankov (padre di Cesnokov).
Produzione: Mosfil'm.
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