Nazione: Kazakhistan
Anno: 1956
Durata: 89'


Premiato in sordina al Festival di KarlovyVary con un riconoscimento secondario "per la regia" (il penultimo nell'ordine), Czlowiek na torze rappresenta la prima testimonianza su quell'epoca definita eufemisticamente "degli errori e delle deviazioni". Onestamente e senza mai farsi prendere la mano, il film denuncia con fermezza il sistema della "vigilanza politica", vista piuttosto come una maniacale espressione di diffidenza. Un vecchio meccanico espertissimo in locomotive, il cui unico difetto è quello di avere un carattere difficile, vittima della burocrazia stalinista, si trova licenziato da un giorno all'altro, evento questo che ne provocher` indirettamente la morte in un incidente ferroviario. Tre testimonianze contraddittorie ma complementari lasciano allo spettatore, e a lui solo, il compito di giudicare il protagonista.
Il contributo di Munk alla sceneggiatura non si è limitato alla costruzione del dramma, ma ne ha mutato l'enfasi: invece di accusare un capostazione arrivista o dei rivali invidiosi, il film si scagliava, per dirla con Stawinski, contro "il cancro degli anni passati". Come notava molto giustamente Jan Strzelecki, critico insigne, "Munk concede una chance alla versione ufficiale della realt`; nessuno dei suoi sostenitori è rappresentato in modo tale da suscitare il nostro disprezzo". Un uomo è stato spinto alla morte ma, per quanti sforzi faccia, il giudice istruttore non riesce a trovare un colpevole. La responsabilit` non è imputabile ad un individuo. "Si soffoca qui dentro!" esclama nella scena finale il giudice aprendo la finestra. Il film si svolge nel 1950. Un massimalista vi ritroverebbe indubbiamente a tratti tracce della vecchia estetica, ma ciò non toglie nulla al film che, primo tra tutti gli esempi di arte socialista, esprime la verit` artistica di una epoca impaziente in cui "chi non è con noi è contro di noi". Il film risente dell'influenza del neorealismo, soprattutto di quello italiano. È vero che nel 1956 non era certo un fatto insolito, tuttavia vale la pena ricordare che solo in quegli anni si cominciava a esercitare nella pratica il nuovo stile di regia (conosciuto e studiato alla Scuola di Lódz dal 1949). L'ammirazione di Munk per l'aspetto "visivo" della vita era del tutto insolito per il pubblico polacco dell'epoca. Nel film tutto era autentico: i dettagli realistici, la rappresentazione dell'ambiente, i paesaggi quotidiani, i treni sbuffanti e sferraglianti, i rumori. Munk e la sua troupe lavorarono solo qualche giorno in studio, mentre trascorsero mesi nei depositi delle locomotive, nelle stazioni di smistamento, negli uffici dei capistazione, sui binari e nei caselli. Fino a quel momento, il rapporto tra esterni e scene girate in studio era stato esattamente inverso.
Una scena in particolare è emblematica del modo di lavorare di Munk: dopo la scoperta del cadavere del meccanico, si doveva mostrare la riunione della Commissione d'inchiesta. Quale soluzione sarebbe stata più logica dell'inevitabile interno: una stanza, un tavolo, delle sedie... Munk invece ci fa vedere un paesaggio, dei binari. Niente uomini, ma solo locomotive e semafori. Solo dopo lunghi attimi, la macchina da presa indietreggia esitante, quasi a malincuore, per rivelare allo spettatore che il punto di osservazione è la finestra dell'ufficio del capostazione, in cui è riunita la Commissione. Siamo seduti attorno al tavolo insieme ai nostri personaggi, ma le pareti dell'ufficio sono costituite da generose vetrate e i treni che passano (quelli veri, perché ripresi in una vera stazione) fanno da costante sfondo all'azione [...]. Ciò che conta per il regista è il linguaggio scarno ed essenziale della vita. Egli è convinto, come i grandi maestri italiani, che la vita racchiuda in sé un tale potenziale espressivo, sociale e politico, che occorre innanzitutto lasciarlo parlare senza freni. È per questo che la critica polacca attribuì a Munk (e ad egli solo) il titolo impegnativo di giudice istruttore della realt`. Munk diffidava a tal punto degli elementi narrativi artificiali che eliminò del tutto il commento musicale. Al suo posto, scelse come contrappunto per il suo film fischi e sirene, rumori di locomotive sbuffanti e sferraglianti sui binari, in poche parole, la musica vera delle grandi stazioni di tutto il mondo. Questa colonna sonora severa, la cui funzione non è mai colmare un vuoto o compensare gli effetti mancati, era l'unica possibile per questo dramma virile il cui protagonista non si entusiasmava certo per Beethoven...

Jerzy Plazewski, Andrzej Munk, Anthologie du Cinéma, Parigi, 1967

Biografia

regista

Andrzej Munk

Regista, sceneggiatore e operatore. Cracovia 16 settembre 1921, Lowicz 20 settembre 1961. Studia architettura e legge all'Università di Varsavia. Nel 1950 si laurea alla Scuola Superiore di Cinema di Lódz, Dal 1950 al 1955 lavora come operatore alla Casa di Produzione dei Documentari (WFD), prima per cinegiornali poi per documentari. Dal 1957 al 1961 è insegnante alla Scuola di Cinema di Lódz. Muore in un incidente d'auto.
Film: 1949: Sktuka mlodych (L'arte dei giovani) cm. doc.; 1950: Zaczelo sie w Hiszpanii (È cominciato in Spagna), mm. doc.; 1951: Nauka blizej zycia (La scienza più vicina alla vita), cm. doc.; Kierunek Nowa Huta (Direzione Nowa Huta), cm. doc.; 1952: Poemat symfoniczny "Bajka" Stanislawa Moniuszki. Koncert w klubie fabrycznym Zakladow "Ursus" (Poema sinfonico "La fiaba" di Stanislaw Moniuszko. Concerto nel club di fabbrica degli stabilimenti "Ursus"), cm. doc.; Pamietniki chlopów (Diari di contadini), cm. doc.; 1953: Kolejarskie slowo (Parola di ferroviere), cm. doc.; 1954 Gwiazdy musza plonac (Le stelle devono ardere), mm. doc., co-regia W. Lesiewicz; 1955: Niedzielny poranek (Una domenica mattina), cm. doc.; Blekitny krzyz (La croce azzurra), mm.; 1956: Czlowiek na torze (Un uomo sui binari); 1957: Eroica. Symfonia bohaterska w dwóch czesciach (Eroica. Sinfonia eroica in due parti): I. "Scherzo alla Polacca", II. "Ostinato lugubre" (l'episodio "Con bravura", concepito come prima parte del film, non fu inserito nell'opera e fu mostrato per la prima volta in televisione nel 1973); 1958: Spacerek staromiejski (Passeggiata nella città vecchia), cm. doc.; 1959: Zezowate szczescie (La fortuna strabica); Polska kronika filmowa nr 52 A-B (Cinegiornale n. 52 A-B), cm. doc.; 1961: Pasazerka (La passeggera), interrotto a causa della morte del regista, montato sotto la direzione di W. Lesiewicz, distribuito nel 1963.

Cast

& Credits

Regia: Andrzej Munk.
Soggetto: dall'omonimo racconto di Jerzy Stefan Stawinski.
Sceneggiatura: Jerzy Stefan Stawinski, Andrzej Munk.
Fotografia: Romuald Kropat.
Scenografia: Roman Mann.
Costumi: Halina Krzyzanowska.
Montaggio: Jadwiga Zajicek.
Suono: Josef Bartczak.
Interpreti e personaggi: Kazimierz Opalinski (Orzechowskj), Zygmunt Maciejewski (Truszka), Zygmunt Zintel (Salata), Zygmunt Listkiewicz (Zapora), Roman Klosowski (Nowak), Kazmierz Fabisiak, Ludoslaw Koztowski, Janusz Bylkzynski, Stanislaw MarzecMarecki, Józef Para, Stanislaw Jaworski, Alina Klimczak, Natalia Klimczak, Natalia Szymanska, Józef Nowak, Janusz Paluszkiewicz.
Produzione: "Kadr".
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