Nazione: Kazakhistan
Anno: 1956
Durata: 12'


Dopo il burrascoso autunno del 1956 la richiesta di "trasparenza" nella vita pubblica trovò riscontro in un sensibile allentamento dei criteri della censura. La critica politica divenne dunque possibile e si cominciarono a cogliere fenomeni fino ad allora "non esistiti" a livello ufficiale: la miseria, l'ingiustizia sociale, la corruzione, l'ottusit` del potere burocratico, il torpore della propaganda ufficiale (fu perfino coniata la definizione "torpido parlare"). La societ` sperava che il cinema si pronunciasse in merito alle più importanti questioni dell'essere nazionale e politico: che scuotesse le coscienze divenendo parte della grande trasformazione politica e ideale originata (era questa la convinzione dominante all'epoca) dall'ottobre 1956. Erano due i temi o, meglio, gli ambiti tematici analizzati. Da una parte la vita sociale con tutte le sue anomalie, le sue storture, gli "errori" e le "deviazioni" (per servirci degli eufemismi allora in voga), insomma: le condizioni della nazione, le devastazioni, le speranze del "dopo Stalin". Dall'altra la storia recente: la guerra, l'occupazione nazista, la liberazione. In quei mesi di svolta apparve chiaro che il tema prescelto sarebbe stato innanzitutto quello della vita contemporanea con tutti i problemi che assillavano la societ`. Per prima venne una serie di film prodotta dalla Casa di Produzione dei Film Documentari (WFD) di Varsavia. Qualche tempo prima, nel 1955, era uscito un film di Jerzy Hoffman e Edward Skórzewski intitolato Uwaga, chuligani! (Attenti ai teppisti!) con cui s'era preso atto che i grandi agglomerati urbani erano infestati da bande di giovani teppisti. Un film di scarse pretese. L'impatto era però stato enorme! L'immagine del paese fino allora proiettata sugli schermi cinematografici aveva avuto connotati del tutto diversi, idilliaci, con una punta di pathos sentimentalistico. Nel 1956 Kazimierz Karabasz e Wladyslaw Slesicki girarono il documentario Gdzie diabel mówi dobranoc (A casa del diavolo) sui giovani di periferia. E qui figurava gi` qualcosa di più che la semplice constatazione. Si parlava della burocrazia, della miseria che si celava oltre la "facciata" della cultura. L'anno dopo gli stessi registi avrebbero realizzato un altro film sul medesimo argomento, approfondendone però l'analisi: Ludzie z pustego obszaru (Gente di una zona disabitata). Jerzy Bossak, ch'era a capo del gruppo dei documentaristi, girò insieme a Jaroslaw Brzozowski il film Warszawa '56 (Varsavia '56) con l'immagine di un neonato nelle rovine di un dimenticato edificio della capitale. Wladyslaw Borowik girò Paragraf zero (Paragrafo zero), dedicato al crescente fenomeno della prostituzione nelle citt`. Una prostituzione miserevole, brutta, ripugnante. E il titolo richiamava la lacuna giuridica esistente in materia. Una lacuna prodotta dalla dottrina ufficiale, restia ad ammettere l'esistenza del fenomeno. Negli anni 19561959, di film paragonabili a quelli menzionati ne furono realizzati poco più di una ventina, pochi cioè rispetto al computo totale di diverse centinaia di titoli. Ma essi erano depositari del nuovo e misero in evidenza l'inedito rapporto dei cineasti con la realt`. La "serie nera" (come fu chiamata in seguito) ebbe un'incidenza di sicuro notevole sugli sviluppi dello stesso lungometraggio.

Boleslaw Michalek, Le scelte del cinema polacco tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in Dalla scuola polacca al nuovo cinema, Ubulibri, Milano 1988

Biografia

regista

Kazimierz Karabasz

Wladyslaw Slesicki

Cast

& Credits

Regia e sceneggiatura: Kazimierz Karabasz e Wladyslaw Slesicki.
Fotografia: Stanislaw Niedbalski.
Montaggio: Helena Bialkowska.
Commento letto da: Tadeusz Lomnicki.
Produzione: WFD (Casa di Produzione dei Film Documentari).
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