Nazione: Kazakhistan
Anno: 1960
Durata: 86'


Bozek, un giovane precedentemente legato alla resistenza, arriva in un paese abbandonato dai Tedeschi per trovarvi rifugio. Come capiremo più avanti, Bozek evita la grande citt` dove potrebbe essere riconosciuto dai suoi compagni e punito per la sua insubordinazione in tempo di guerra. Trova una casetta abbandonata e lì fa conoscenza con una graziosa ragazza, Lucyna, amante come lui della solitudine. Tutto sembra perciò andare per il meglio. Ma il passato del giovane gli impedisce di organizzarsi una nuova vita. Vive nel continuo terrore di essere scoperto e di venir fucilato. Quest'ossessione gli impedisce di fermarsi ed anche di amare: egli abbandona la casa e la ragazza e va ad abitare da una donna più vecchia; poi da un'altra. Il panico aumenta quando incontra un compagno del suo gruppo che, come lui, sta cercando lavoro. Bozek, in preda al terrore, lascia la citt` (nel sogno si è visto morire su un campo minato), ma poi vi fa ritorno. Nel frattempo riallaccia i rapporti con Lucyna, che fa di tutto per aiutarlo. Alla fine, Bozek lascia il paese per sfuggire alla vendetta di cui non si avr` conferma nella realt`. Lucyna lo accompagna alla stazione. È sicura che lui torner`.

da "lmage et Son" n. 170171, febbraiomarzo 1964


Altro regista notevole tra quelli nuovi è Kazimierz Kutz, gi` assistente di Wajda. Il suo Krzyz walecznych (Medaglia al valore) adattamento di tre racconti brevi di Józef Hen, introdusse per primo nel cinema polacco il personaggio del soldato di truppa, e con esso problemi meno eroici, "plebei". Fin dall'inizio Kutz evitò di proposito i temi dell'"eroismo e della morte", associati nella letteratura polacca alla tradizione della classe aristocratica. Gli eroi di Kutz, contadini in tempi di pace, non vivono laceranti conflitti interni, poiché non sono legati ai grandi miti nazionali ma alla terra e alla vita di tutti i giorni. I primi film di Kutz denotano la caparbia ricerca di uno stile e di nuove ispirazioni. Dopo l'esperienza di sapore neorealista di Krzyz walecznych, Kutz realizzò un altro film, sempre tratto da un racconto di Hen, Nikt nie wola, che fornì a Wójcik l'opportunit` di lavorare alla composizione pittorica dell'inquadratura come aveva fatto Antonioni nei film dello stesso periodo e permise a Hen e a Kutz di competere con Ceneri e diamanti: anche qui il protagonista dovrebbe dare esecuzione a una sentenza di morte contro un funzionario comunista, ma non lo fa e torna alla vita. Ma Nikt nie wola è anche un ritratto metaforico della paura, un tributo alle persecuzioni subite dai partigiani e, infine, un'analisi del lacerante dilemma vissuto da quanti si ritrovavano attaccati su due fronti. Nikt nie wola fu il primo film accusato di formalismo dopo il 1960.

Mira e Antonin Liehm, The Most Important Art. East European Cinema After 1945, University of California Press, Berkeley/Los Angeles e Londra 1977


Nikt nie wola è per il cinema polacco uno dei più audaci tentativi di rendere sullo schermo l'interiorit` di un personaggio e le sue ossessioni attraverso il ritmo del film, la composizione plastica dell'immagine, l'uso di ogni oggetto e l'atmosfera generale dell'opera. Realizzato nel 1960, questo film è molto simile, nella sua sostanza, a L'avventura. Come nel capolavoro di Antonioni, l'apparenza del mondo, i paesaggi, le cose sono portatori di verit` sull'universo interiore dei personaggi, in Nikt nie wola il mondo nel quale vive Bozek è visto sotto l'angolazione della sua angoscia e della sua paura. I muri screpolati delle vecchie case, fotografati in modo stupendo da Jerzy Wójcik, i dedali delle viuzze sembrano sottolineare che egli si trova chiuso in un recinto. Dal punto di vista della struttura, Nikt nie wola non è composto da una serie di scene o di situazioni giustificate dallo sviluppo del conflitto drammatico, ma piuttosto una serie di stati d'animo. Ogni inquadratura ci presenta una modificazione della situazione interiore di Bozek e gli oggetti circostanti partecipano a questa presentazione. La struttura del film è caotica, illogica, disordinata, dal momento che cerca di esprimere la confusione interiore del personaggio. Il ruolo di Bozek, interpretato da Henryk Boukolowski, ci rivela un tipo di attore puramente intellettuale, un po' troppo asciutto, ma convincente nei momenti più difficili. Nikt nie wola è l'annuncio di una "nouvelle vague polacca" che non si è poi realizzata. Anche l'autore non ne ha seguito l'esempio.

K.E. (Konrad Eberhardt), Personne n'appelle, "Image et Son", n. 170171, febbraiomarzo 1964


L'ultimo film di Kutz ha brutalmente deluso quanti speravano che con lui sarebbe nata una corrente populistica nel cinema polacco. La sorpresa è stata enorme, c'è chi ha parlato di frutti di una fantasia degenerata, chi ha detto che il film non poteva esser trattato come un'opera d'arte, ecc. Ovviamente il film è Nikt nie wola. Oggi, a distanza di due anni, possiamo giudicare il film con più calma: certo è un'opera non completamente formata, assomiglia più ad un abbozzo molto interessante, ad una minuta, che ad un film. Ma nonostante la mancanza di uno stile preciso, Nikt nie wola costituisce un avvenimento di importanza notevole. Prendendo spunto da una novella di Józef Hen, un episodio nella vita di una giovane coppia, trasferitasi in una cittadina dei territori occidentali, Kutz ha cercato di spostare in secondo piano tutto ciò che aveva costituito un valore nel suo primo film, Krzyk walecznych (Medaglia al valore): quell'autenticit` di genere che piaceva tanto, quel contesto sociale, quelle figure disegnate con accuratezza, in modo non banale. Qui sono invece i problemi psicologici a venir posti al centro dell'attenzione: in particolare la psicologia delle prime esperienze erotiche di due giovani, che Kutz cerca di tradurre in immagine, in una sequenza di immagini, anzi di ritratti statici. In Nikt nie wola è difficile intravedere una normale trama, un consueto svolgimento dell'azione, si tratta invece di un filmalbum in cui vengono disposti in ordine dei fotogrammiritratti, dei fotogrammipaesaggi, dei fotogrammi-composizioni. L'uomo viene così inserito nel mondo degli oggetti, nel paesaggio di una piccola citt`, sottolineato ossessivamente (soprattutto grazie alla splendida fotografia di Jerzy Wójcik) dalla presenza dei suoi muri scalcinati, dalle sue viuzze così simili a precipizi. Il protagonista non compare mai da solo, è messo sempre in contrasto con un qualche interno completamente vuoto, con una parete divorata dall'umidit` o dalla muffa. Si potrebbe dire: niente di nuovo, anche in Zimowy zmierzch (Crepuscolo d'inverno) o in Petla (Il cappio) si era parlato di un simile uso dello sfondo. Le differenze sono però essenziali: i registi dei due film, Lenartowicz e Has, volevano dar vita a una realt` poetica, ad una realt` di stati d'animo. Il Kazimierz Kutz di Nikt nie wola invece non è un analitico, non gli interessano gli stati d'animo, vuole soprattutto creare una situazione che metta in trappola i suoi personaggi. Ricorda in un certo senso l'idea di L'emploi du temps, il romanzo di Michel Butor: anche l` c'era uno "straniero" che vagava per una squallida Bleston, sforzandosi di domarla, di farsela penetrare dentro, per riuscire a trovarci un posto, per raggiungere un proprio ordine interiore. Anche Nikt nie wola doveva essere (cosa che è riuscita solo a met`) una sorta di studio, dove i personaggi venivano messi in trappola dalle "ombre del passato" e dai conseguenti conflitti coll'ambiente circostante. Kutz avrebbe voluto condurre un'analisi psicologica della solitudine e di questo stare in "trappola", mediante una selezione dei riferimenti alla realt`. La cinematografia contemporanea conosce perfettamente un simile procedimento, che trasferisce certi processi interiori nei dettagli della realt` esterna. In Hiroshima mon amour, la cinepresa ci dispone davanti, con una precisione insolita, dei vuoti corridoi di vari edifici moderni, di un ospedale e di un museo e alcune strade deserte di una citt`. Anche se il protagonista non compare sullo schermo, il mondo che appare è quello visto da lui. Se si è parlato di un "pensare per immagini", in questo caso bisognerebbe riferirci piuttosto ad un "pensare per oggetti". Anche Robert Bresson ha costruito i suoi film su un principio analogo. L'inquadratura di Nikt nie wola di Kutz, così pittoricamente efficace, possiede dei valori filosofici, intellettuali come in Wajda poetici.

Konrad Eberhardt, Przemiany Kazimierza Kutza in Stanislaw Janicki, Polscy twórcy filmowi o sobie, WAiF, Varsavia 1962

Biografia

regista

Kazimierz Kutz

Regista e sceneggiatore. Nato il 16 febbraio 1929 a Szopienice. Nel 1954 si laurea alla Scuola Superiore di Cinema di Lódz. Negli anni 1972-78 direttore artistico del gruppo di produzione "Silesia". Negli anni 1979-82 insegnante alla Facoltà di Radio e Televisione dell'Università Slesiana di Katowice. È anche regista di teatro. Assistente alla regia di Pokolenie (Generazione, 1954) e Kanal (I dannati di Varsavia, 1956) di Wajda, di Cien (L'ombra, 1956) di Kawalerowicz e di Zarnach (L'attentato, 1958) di Passendorfer.
Film: 1958: Krzyz walecznych (Medaglia al valore); 1959: Jesienny dzien (Giorno d'autunno) cm.; 1960: Nikt nie wola (Nessuno chiama); 1961: Ludzie z pociagu (La gente del treno); Tarpany (Tarpani); 1963: Milczenie (Il silenzio); 1964: Upal (Afa); 1966: Ktokolwiek wie (Chiunque sappia); 1967: Skok (Scasso), prima proiezione 1969; 1969: Sol ziemi czarnej (Il sale della terra nera); 1971: Perla w koronie (La perla della corona); 1973: Mecz (La partita), doc. tv, prima proiezione 1981; 1974: Linia (La linea); 1975: Znikad donikad (Da nessuna parte e verso nessuna parte); 1979: Paciorki jednego rózanca (I grani di un rosario); 1983: Na strazy swej stac bede (Sarò guardiano di me stesso); 1985: Wkrótce nadejda bracia (Tra poco arrivano i fratelli).

Cast

& Credits

Regia: Kazimierz Kutz.
Sceneggiatura: Józef Hen, tratta dal suo romanzo omonimo.
Fotografia: Jerzy Wójcik.
Scenografia: Jaroslaw Switoniak.
Musica: Wojciech Kilar.
Interpreti e personaggi: Zofia Marcinkowska (Lucyna), Henryk Boukolowski (Bozek), Barbara Krafftówna (Niura), Halina Mikolajska (Olga Starenska), Aleksander Fogiel (accattone), Ryszard Pietruski (Zygmunt), Laura Debicka (Alicja).
Produzione: "Kadr".
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