Nazione: Kazakhistan
Anno: 1964
Durata: 181'


Conosciamo tutti il bellissimo romanzo di Potocki, la cui folle costruzione rimanda a incastri da scatola cinese. Has ne ha tratto un film decisamente picaresco, fantastico e irriverente, di raro umorismo, in cui compaiono praticamente tutti i più noti attori del cinema polacco: Beata Tyszkiewicz, Bogumil Kobiela, Leon Niemczy , e soprattutto un Cybulski sottile e truculento, che tuttavia non trascende mai, dal gesto calibrato e dai toni controllati. Vittime affascinanti, eremiti allucinanti, cabalisti impenetrabili, duellanti impenitenti, nobili trasognati, pazzi e imbroglioni, impiccati e matematici s'incontrano e si scontrano in una processione senza fine, in una galleria brulicante di ritratti. Gli episodi si mescolano tra loro, ora per chiarirsi, ora per confondersi; la narrazione s'interrompe, si chiude su se stessa e prende infine il volo. Il tono leggero e scanzonato non attenua per nulla l'atmosfera macabra, perfettamente riuscita, con il suo grottesco arsenale di teschi, forche, filtri e torture. Aggiungiamo per quanti conoscessero il testo incompleto edito da Gallimard nel 1958 a cura di Caillois, che la seconda parte del film sviluppa i "racconti madrileni" ritrovati più tardi in Polonia e rielaborati con tocco diabolico dall'abile sceneggiatore Tadeusz Kwiatkowski. Se l'umorismo di Potocki era freddo e distante, quello di Kwiatkowski è lieve e autoironico: la combinazione dei due ha come risultato un film che sprigiona scintille d'intelligenza da tutti i pori.

Robert Benayoun, "Positiv", n. 71, settembre 1965


[...] Quando si parla di cinema polacco si citano subito i nomi di Wajda, Munk, Kawalerowicz, talvolta quello di Aleksander Ford, il regista più dotato tra quelli della vecchia generazione. Wojciech Has è meno famoso. Forse perché ha fatto per lungo tempo la figura di un isolato all'interno del cinema polacco? O forse perché il suo stile molto personale, il suo essere radicato in una certa realt` polacca fanno sì che egli sfugga alle classificazioni? O c'è qualche altro motivo? Le fonti a cui Has attinge sono diverse (romanzi o novelle di St. Dygat, M. Hlasko, Z. Unilowski, J. Zylinska, K. Brandys; soggetto originale di B. Czeszko), ma i suoi personaggi si somigliano tutti. Sono degli spostati, degli emarginati, esseri velleitari che cercano a tastoni la propria via, una salvezza ipotetica che troppo sovente non arrivano neanche a intravedere. In Petla (il cappio), Pozegnania (Gli addii), Wspólny pokój (La stanza comune), Kuba, Paul, Lucien Salis non riescono a superare le difficolt` del vivere. L'alcoolismo stronca Kuba, la tubercolosi mina lentamente Lucien e l'amore non è in grado di salvare né l'uno né l'altro. Per parte sua, Paul è incapace di prendere una decisione. La medesima angoscia attanaglia i personaggi di Zloto (L'oro), di Rozstanie (L'addio) e di Jak byc kochana (Come essere amata); tuttavia, al termine di esperienze più o meno infelici, si impone loro una certa verit`, talvolta positiva e determinante (il giovane autista di Zloto riesce alla fine a vivere senza sentirsi sempre braccato), più sovente triste o amara (come per gli attori di Rozstanie e di Jak byc kochania). I tempi e i luoghi in cui Has colloca i suoi personaggi sono l'immagine dei loro sentimenti: Varsavia tra le due guerre, o durante l'occupazione, un complesso industriale o una cittadina tagliata fuori dal resto del mondo. Più un personaggio si sente isolato da quel che lo circonda, più le sue preoccupazioni personali condizionano tutto il resto e la realt` in cui egli vive è presentata sempre più in modo soggettivo; noi vediamo Varsavia con gli occhi di Kuba: strade vuote in cui circolano autobus stipati, in cui i soli passanti incontrati dal protagonista sono un seccatore intravisto davanti a un negozio di pompe funebri e alcune ragazzine che saltano la corda... In ogni suo film Wojciech Has, che è un regista raffinato, talvolta prezioso e barocco, esplora un universo mesto, fluttuante e incerto, un universo in cui è difficile vivere, ma dove non è esclusa la speranza. Spesso i suoi personaggi, come votati a un destino che li schiaccia, si lasciano sfuggire per sempre la felicit`. La storia, la guerra talvolta entrano di peso nella loro vita. Ma capita anche che, una volta superate le prove del momento, ne escano cresciuti, o almeno più maturi, un po' più armati per affrontare la vita. Né molto gaio, né esaltante, né pessimista intenzionalmente, l'universo di Has è tuttavia molto avvincente. Coadiuvato da uno stile allusivo, tutto mezzetinte, estremamente sottile, da riprese di una stupenda agilit` e leggerezza (Has fa ricorso sempre agli stessi operatori, M. Jahoda e S. Matyjaszkiewicz), il regista dipinge senza alcun compiacimento i suoi personaggi, ma con un acume, una partecipazione e una tenerezza davvero rare. Wojciech Has occupa nel cinema contemporaneo un posto di primo piano. Egli possiede in massimo grado la capacit` di rinnovarsi. Il suo ultimo lavoro, Il manoscritto trovato a Saragozza, adattamento di un romanzo scritto in francese all'inizio dell'Ottocento dal conte Jan Potocki, rappresenta una prova originale, totalmente nuova per la Polonia, una scommessa vera e propria che solo lui, forse, poteva realizzare. Senza dubbio Il manoscritto non può dirsi un'opera del tutto riuscita. Talvolta la scelta delle storie prese da Potocki è discutibile (così quella di certi attori), ma rimane spesso aderente allo spirito di Potocki. Has mostra una volta di più il suo gusto del décor attraverso questa Spagna fantastica, più vera della vera Spagna, di cui egli ricostruisce per noi l'atmosfera. Si destreggia allegramente tra incredibili e complicate storie di gentiluomini, spadaccini, fantasmi, impiccati, invasati, inquisitori e vittime. Rompendo momentaneamente con i suoi problemi abituali, Has per una volta ha deciso, seguendo il conte Potocki, di divertire e far ridere lo spettatore; se il suo film in parte non è riuscito, ha tuttavia il merito di riempirci di stupore e di appassionarci più volte, e nessuno potr` rimproverare a questo eccellente regista di aver messo alla prova le sue capacit` in un genere nuovo, che pare collegarsi lontanamente ai serial di una volta o ai primi film di Lang. [...]

Philippe Haudiquet, Un autre cinéma polonais, "L'AvantScène Cinema", n. 47, 11 aprile 1965

Biografia

regista

Wojciech Jerzy Has

Regista e sceneggiatore. Nato il 1 0 aprile 1925 a Cracovia. Studia all'Accademia di Belle Arti e contemporaneamente frequenta i Corsi di Avviamento alla Cinematografia di Cracovia. E assistente di S. Wohf e J. Wyszomirski per il film Dwie godziny (Due ore, 1948). Dal 1948 lavora alla WFD (Casa di Produzione dei Film Documentari) e dal 1950 alla WFO (Casa di Produzione dei Film Didattici), dove realizza numerosi cortometraggi. Docente alla Scuola di Cinema di Lódz. Dal 1981 direttore artistico del gruppo "Rondo". Film (esclusi i cortometraggi documentari): 1948: Harmonia, mm.; 1957: Petla (Il cappio); 1958: Pozegnania (Gli addii); 1959: Wspólny pokój (La stanza comune); 1960: Rozstanie (L'addio); 1961: Zloto (L'oro); 1962: Jak byc kochana (Come essere amata); 1964: Rekopis znaleziony w Saragossie (Il manoscritto trovato a Saragozza); 1966: Szyfry (Codici cifrati); 1968: Lalka (La bambola); 1973: Sanatorium pod Klepsydra (La clessidra); 1982: Nieciekawa historia (Una storia poco interessante); 1984: Pismak; 1986: Osobisty pamietnik grzesznika (Diario intimo di un peccatore), 1988: Niezwykla podróz Baltazara Kobera (L'insolito viaggio di Balthazar Kober), Polonia-Francia.

Cast

& Credits

Regia: Wojciech Jerzy Has.
Soggetto: dal romanzo omonimo di Jan Potocki.
Sceneggiatura: Tadeusz Kwiatkowski.
Fotografia: Mieczyslav Jahoda.
Scenografia: Jerzy Skarzynski, Tadeusz Myszorek.
Costumi: Lidia e Jerzy Skarzynski.
Musica: Krzysztof Penderecki.
Interpreti e personaggi: Zbigniew Cybulski (capitano Alfons van Worden), Iga Cembrzynska (principessa Emina), Joanna Jedryka (principessa Zibelda), Kazimierz Olpalinski (eremita), Slawomir Lindner (il padre di van Worden), Miroslawa Lombardo (la madre di van Worden), Aleksander Fogiel (nobile spagnolo), Franciszek Pieczka (Paszeko), Ludwik Benoit (suo padre), Barbara Krafftówna (la matrigna Camilla), Pola Raksa (Inezilla, sua sorella), August Kowalczyk (cavaliere della Santa Inquisizione), Henryk Hunko (sbirro della Santa Inquisizione), Adam Pawlikowski (don Pedro Uzeda, cabalista), Beata Tyszkiewicz (donna Rebecca Uzeda, sua sorella), Gustaw Holoubek (don Pedro Velasquez, matematico), Leon Niemczyk (don Avadoro, capo degli zingari), Krzysztof Litwin (don Lopez Soarez), Feliks Chmurkowski (suo padre), Jerzy Przybylski (don Moro, banchiere), Jadwiga Krawczyk (donna Inez Moro), Zdzislaw Maklakiewicz (don Roque Busqueros), Bogumil Kobiela (Toledo, cavaliere di Malta), Edmund Fetting (Aquillar), Elzbieta Czyzewska (Frasquetta), Janusz Klosinski (suo marito), Jan Machulski.
Produzione: "Kamera".
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