Nazione: Kazakhistan
Anno: 1964
Durata: 76'


I protagonisti dei film di Skolimowski sono sempre vittime di qualche danno: non sempre però riescono a capire di che danno si tratta, non sempre ne sono consapevoli. A volte non riescono neanche a capire chi ne sia responsabile: se loro stessi o la gente con cui hanno finito per vivere, forse le cause del danno vanno invece cercate altrove, nel destino di una generazione, nei conflitti di un'epoca.
Nei tre film di Skolimowski, Rysopis, Walkower e Bariera compare uno stesso personaggio, che potremmo chiamare allo stesso modo, l'uomo dalla valigia in mano. L'uomo con la valigia: quindi chi parte o chi torna, chi corre a prendere il treno e chi dice di averlo gi` perso. La sua vita è stata registrata sulla pellicola in uno stato di sospensione, al di fuori delle norme in genere vigenti: l'ordine della vita quotidiana ha cessato di fungere da legge, mentre quello del viaggio non è ancora entrato in vigore. Il protagonista si trova quindi in uno specifico stato di assenza di gravit`: ciò che accade sulla strada per la stazione ha contemporaneamente importanza e no, è qualcosa "fuori programma", ma forse al tempo stesso è qualcosa di vero, che rivela con maggiore chiarezza il danno interiore? "L'uomo con la valigia" è una metafora: nei film di Skolimowski però la metafora è giustificata da avvenimenti reali.
In Rysopis il giovane protagonista (interpretato dallo stesso regista) si accinge a partire per il servizio militare; in Walkower (che può essere visto come la seconda parte di Rysopis) invece lo ha gi` terminato e ritorna, ma senza mettersi a disfare i bagagli: lascia la valigia al deposito bagagli, non sa dove andare a cacciarsi; in Bariera lo studente (questa volta Jan Nowicki) lascia all'improvviso la Casa dello studente, interrompe gli studi e si mette a girare per la citt` con un'enorme valigia in mano.
Un giovane con la valigia… Ma cosa contiene quel bagaglio tanto d'impaccio?
Rysopis, un film del 1965, inizia nel momento in cui Andrzej Leszczyc si reca alla visita di leva, dove sapr` se deve partire per il servizio militare: se lo far`, anche un determinato capitolo della sua vita si chiuder`. È un ex studente di Ittiologia, che si è stufato di scrivere la tesi: finora era riuscito ad ottenere vari rinvii, ma ora ha rinunciato a cercare degli espedienti per imboscarsi, è consapevole che la sua vita trascorsa è una serie di possibilit` sprecate, di occasioni perdute, sa che quegli anni non hanno alcun risultato, che gli sono scivolati via come sabbia tra le dita. La partenza per il servizio militare costituisce per Leszczyc la necessit` di cominciare il gioco: è un fatto irrevocabile e concreto al cento per cento: tutto ciò che ha preceduto quel viaggio appartiene in qualche senso ad un'infanzia prolungata all'eccesso, ad un'immaturit` coltivata. Gli imboscamenti, i rinvii, i sotterfugi, sono tutti serviti ad un'unica cosa: a salvare un margine di indipendenza e di libert`, ma non quella che consiste nel rendersi consapevoli di una necessit`, al contrario quella che rinvia il più possibile una simile presa di coscienza.
Così Leszczyc, il protagonista di Rysopis, si inserisce senza difficolt` nel nostro criterio di valutazione morale, sociale, o "generazionale". Cosa sappiamo di lui? Che non ha finito l'Universit`, che ha rinviato varie volte il servizio militare, che ha fatto svariati lavoretti, che si è sposato, ma che il suo matrimonio, che non "teneva", non è riuscito granché.
"Avrei dovuto sistemare tutto" dice Andrzej Leszczyc al capo della commissione di leva: questa frase potrebbe costituire il suo emblema. Avrebbe dovuto sistemare tutto, ma non lo ha fatto: fino al momento della partenza nella sua vita tutto è stato provvisorio, casuale, instabile.
La struttura drammatica del film, eccezionalmente sciolta e rarefatta, segue appunto il corso delle sorti del protagonista. Il film comincia quando Leszczyc si reca al mattino presto alla visita di leva: finisce invece il pomeriggio stesso, alla stazione, quando all'ultimo momento salta sul treno che lo porta in caserma. Tra questi due opposti punti Skolimowski presenta una certa quantit` di situazioni liberamente disposte, una certa quantit` di fatti che avrebbero potuto anche non accadere, fatti che non modificano affatto in modo ineluttabile eccetto la decisione della commissione di leva il destino del protagonista. In che modo Andrzej Leszczyc trascorre il suo ultimo giorno di libert` da civile? Potremmo immaginare che si metta a sistemare delle faccende importanti per i due anni di assenza che lo aspettano, ma non è così. Le sue "faccende importanti" si dipanano in modo molto particolare: prima si reca dal veterinario col suo cagnolino, sospettato di avere la rabbia, e qui viene a sapere che lo si deve sopprimere. Successivamente eccolo parlare con i suoi compagni in un caffè, dove riceve l'indirizzo di una certa Janczewska, persona a quanto pare assai "facile". All'universit`, dove Leszczyc si reca per ritirare il libretto, incontra invece una ragazza che ricorda in maniera stupefacente la moglie (del resto l'attrice è la stessa, Elzbieta Czyzewska): vanno a fare insieme una passeggiata verso una vicina segheria, dove lui aveva lavorato nel passato.
La conversazione con la ragazzasosia della moglie ci fa capire che gli avvenimenti di quell'ultimo giorno hanno in realt` un senso duplice: da una parte servono, come in ogni opera cinematografica, alla successione drammatica, facendo sviluppare l'azione, dall'altra sono stadi di un processo interiore del protagonista che cerca se stesso, o che anzi cerca di sapere qualcosa sul proprio conto. Solo ora che il suo cane è stato soppresso, lui capisce di averlo amato, ora sa ormai che certi sogni sulla sua vita con la moglie, ormai andati in fumo, erano importanti. Man mano che passa il tempo, Leszczyc scopre anche altre cose: per esempio che i compagni del caffè sono degli istrioni e degli impostori. Lo si intuisce dall'episodio della così detta "Janczewska". Una conversazione col direttore di un negozio gli fa poi capire che sua moglie conduce una vita che lui ignora: un "chiarimento" tra i due, in una delle ultime scene del film, conduce alla separazione. Un'ora prima della partenza, come per confermare ancor più l'assurdo di tutti questi episodi, impossibili a legarsi tra loro in un complesso logico, Andrzej Leszczyc si iscrive a un corso di spagnolo.
Ma prima di chiudere tutti i suoi conti in sospeso, Andrzej parla con un giornalista televisivo che intervista i passanti sull'aeronautica spaziale. Alla domanda "Vorrebbe fare il cosmonauta?" risponde:
Leszczyc: "Sì, certo, perché così accadrebbe qualcosa di irrevocabile, da cui non potrei più tirarmi indietro. Dopo il decollo, però vorrei poter ancora decidere, scegliere la direzione del volo, la velocit`, il percorso. Beh, sarebbe una bella cosa".
Speaker: "Sì".
Leszczyc: "Ma non dev'essere necessariamente la luna, perché se per esempio guidassi… mettiamo un camion, e me ne andassi su e giù fino a Jelenia Góra, a Rzeszów, a Kolobrzeg… Posso continuare a parlare?"
Speaker: "Certo, certo".
Leszczyc: "Beh, allora, dieci, dodici ore di viaggio, ti fermi dove vuoi, ma c'è il lavoro, bisogna fare a tempo, poi una giornata libera in una citt` nuova, te ne vai in giro, dietro ogni angolo trovi qualcosa… scopri così una citt` sconosciuta… No, non deve essere necessariamente la luna, beh, dopo ci torni, oppure no, fai un altro percorso: quello che conta è dare qualcosa di sé perché a volte, si sa, le condizioni sono difficili e il rischio non manca. Quello che conta è proprio poter dare qualcosa di sé".
Speaker: "Fantastico, lei lo ha detto proprio bene. Ma perché allora non fa l'autista?"
Leszczyc: "Non lo so. Forse perché non so guidare".
Ecco l'essenza della difficolt`. Nelle scenografie dei film cui Jerzy Skolimowski aveva collaborato, c'era una precisa divisione dei ruoli: se il Bazyli di Ingenui perversi è un indolente che si lascia affascinare dallo snobismo e dal miraggio del lusso, la sua partner rappresenta la sincerit`, un rapporto serio con la vita. Se in Il coltello nell'acqua riusciamo a decifrare senz'alcuna difficolt` i complessi di un quarantenne attivista, con un po' di buona volont` riusciamo a trovare anche dei motivi di "rivolta" nel Ragazzo.
In Rysopis invece tutto si è mescolato, non c'è un "carattere", non ci sono "motivi" né "decisioni" o "complessi". Leszczyc va alla ricerca di se stesso: per questo ci è impossibile sapere sul suo conto qualcosa di più. Lui vorrebbe che "accadesse qualcosa di irrevocabile", "poter dare qualcosa di sé", ma a questo suo desiderio si contrappone tutto quello che ha fatto in precedenza. L'intervista che rilascia alla televisione illustra perfettamente questa contraddizione fondamentale: Andrzej sogna di poter guidare per tutto il paese, ma... non sa guidare. Questa contraddizione fondamentale, questa dissonanza tra il desiderio di qualcosa e l'incapacit` di realizzarlo non assomglia forse al "danno interiore" di cui abbiamo parlato all'inizio di queste nostre considerazioni? […]

Konrad Eberhardt, Skolimowski, "Kino" (Varsavia), n. 13, 1967

Biografia

regista

Jerzy Skolimowski

(Lodz, Polonia, 1938), regista, sceneggiatore, produttore e attore, dopo studi irregolari ed esperienze come pugile e poeta, si avvicina al cinema grazie ad Andrzej Wajda, che lo spinge a iscriversi alla Scuola di cinema di Lodz. Scrive con Polanski la sceneggiatura di Il coltello nell'acqua (1962) ed esordisce nella regia con Rysopis - Segni particolari nessuno (1964), che con il successivo Walkower (1965) lo rivelano come una delle più grandi personalità della Nouvelle Vague internazionale degli anni '60. Nel 1967 con Il vergine vince l'Orso d'oro a Berlino, ma nello stesso anno si vede proibire dalla censura un altro film, Mani in alto (che uscirà solamente nel 1981) spingendolo a non realizzare più film nel suo Paese. Ricca di avventure produttive rischiose e grandi capolavori, la carriera internazionale di Skolimowski si svolge attraverso diversi paesi (Cecoslovacchia, Italia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti): dopo l'insuccesso di Un ospite gradito per mia moglie trascorre tra l’Inghilterra e la Polonia un lungo periodo di inattività, a cui segue il grande successo dei film inglesi L'australiano (1978) e Moonlighting - Cittadini di nessuno (1982). Nel 1985 dirige il suo primo film interamente americano, Lightship - La nave faro, e si trasferisce negli Stati Uniti. Di ritorno nel suo paese, gira nel 1991 il primo film polacco dopo Mani in alto, Thirty Door Key/Ferdydurke, e prosegue poi negli anni a lavorare nel cinema, scrivendo e producendo il film dei due figli Józef e Michal The Hollow Men (1993). Dopo una lunga assenza dal cinema è tornato a dirigere un film nel 2008 con Quattro notti con Anna, presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, a cui sono seguiti Essential Killing (2010), Premio speciale della giuria a Venezia, 11 minuti (2015) e EO (2022), premio della giuria a Cannes.

FILMOGRAFIA

Rysopis (Rysopis - Segni particolari nessuno, 1964), Walkover (1965), Bariera (Barriera, 1966), Le Départ (Il vergine, 1967), The Adventures of Gerard (Le avventure di Gerard, 1970), Deep End (La ragazza del bagno pubblico, 1970), König, Dame, Bube (Un ospite gradito... per mia moglie, 1972), The Shout (L'australiano, 1978), Ręce do gory (Mani in alto, 1981), Moonlighting (Moonlighting - Cittadini di nessuno, 1982), Success Is the Best Revenge (Il successo ad ogni costo, 1984), The Lightship (Lightship - La nave faro, 1985), Torrents of Spring (Acque di primavera, 1989), Thirty Door Key/Ferdydurke (1991), Cztery noce z Anną (Quattro notti con Anna, 2008), Essential Killing (id. 2010), 11 minut (11 Minutes, 2015), EO (2022).

Cast

& Credits

Regia, sceneggiatura e scenografia: Jerzy Skolimowski.
Fotografia: Witold Mickiewicz.
Musica: Krzysztof Sadowski.
Montaggio: Halina Gronek e Jerzy Skolimowski.
Interpreti e personaggi: Jerzy Skolimowski (Andrzej Leszczyc), Elzbieta Czyzewska (la ragazza), Tadeusz Mins (Mundzek), Andrzej Zarnecki (Raymond), Jacek Szczek.
Produzione: Scuola di Lódz.
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