Nazione: Kazakhistan
Anno: 1965
Durata: 103'


"Salto" è una parola d'origine italiana usata anche in polacco. Alla voce "salto mortale" il dizionario dei termini stranieri riporta: "piroetta acrobatica compiuta da notevole altezza, durante la quale viene eseguita una capriola in aria. Figurato: passo rischioso e disperato". L'ultimo film di Konwicki comincia appunto con una "piroetta" da un treno in corsa di Zbigniew Cybulski, che ovviamente cade: poco dopo, eccolo che si rialza faticosamente, tutto dolorante. Nel film di salti del genere ce ne sono diversi, non manca neanche un "poeta locale" che recita un frammento della Caduta di T. Rózewicz:
"L'uomo moderno / cade in tutte le direzioni / contemporaneamente / in basso in alto di lato / come la rosa dei venti / prima si cadeva / e ci si rialzava / verticalmente / attualmente / si cade / orizzontalmente".
L'azione si svolge in uno spazio ipotetico, in un campo dove si eseguono dei salti: un luogo che man mano cresce sempre più di significato e di estensione. La parola "salto" viene invece pronunciata solo verso la fine, a proposito di una danza collettiva dei suoi personaggi. Sono come storditi, o in preda ad una visione: la loro è una danza fantasmagorica, come nelle Nozze di Wyspianski, inerte, anche se dal ritmo fin troppo marcato. Forse anch'essa è un salto, nel senso che è un superamento di uno stato che immette subito in un altro, il passaggio da una realt` ad una diversa: la diresti una fuga, se non ci fossero tante altre fughe in questo film.
Konwicki è un poeta: la semantica delle immagini con cui costruisce la sua opera, possiede molteplici strati e significati, è ricca di evocazioni. La "teoria della caduta" con il suo principio fondamentale, il relativismo, non è che una delle tante associazioni che ti vengono in mente: un'altra, intessuta intorno al motivo della danza finale, sembra invece indicare una questione più consueta per la Polonia: la diffusa impotenza, i nobili slanci che si trasformano in un gesto collettivo ormai automatizzato, la nostalgia per l'azione, che si esprime sia quando si idolatra, che quando si scagliano le pietre.
Ma torniamo al salto che apre il film. È un salto che porta nel passato dalla trivialit` del presente, dalla debolezza dell'et`, dalla prigionia e dalla monotonia di tutto ciò che è reale, scontato, inevitabile. Kowalski, il protagonista del film, interpretato da Cybulski, è un po' profeta e un po' cialtrone: non si sa se sia lui a cercare di spacciarsi per Malinowski o il contrario: fugge dove crede di esser gi` stato, di aver vissuto, amato, sofferto, appartenuto a qualcuno, dove ha ricevuto con coraggio delle minacce. Questo salto nel tempo è quello più a rompicollo: manca infatti il terreno dove cadere, il passato è un'illusione. Che importanza ha che il protagonista riconosca dei luoghi ed alcune persone della cittadina del passato, quando questi invece non lo riconoscono, quando la loro memoria non si incontra con la sua, quando invece sono altri, che lui non ricorda, a riconoscerlo? Su ogni avvenimento passato è perciò impossibile trovare dei punti comuni, anche se ovviamente ogni abitante della cittadina ha avuto un suo posto nel passato, ha vissuto, è stato coinvolto da qualcosa: è impossibile però stabilire un senso, una gerarchia comune delle esperienze, perfino un'autenticit` che valga per tutti. La gente si sbaglia, si illude, si confonde nel ricordare, mente, ha dei complessi che cerca di superare reinterpretandosi la vita, delle ferite che vorrebbe far rimarginare, delle nostalgie che supera posando, delle paure che nasconde dietro le consuete espressioni incollate al volto come maschere. Il passato è una finzione, un'ossessione, un desiderio che non si può condividere con nessuno, le cose più reali che gli appartengono sono gli incubi. [...]

Biografia

regista

Tadeusz Konwicki

Scrittore, sceneggiatore, regista. Nato il 22 giugno 1926 a Nowa Wilejka. Studia filologia polacca all'Università Jagellonica e all'Università di Varsavia. È redattore delle riviste "Odrodzenie" (Rinascita) (1946-1950) e "Nowa Kultura" (Nuova cultura, 1950-1958). Autore di romanzi, tra cui Rojsty (Acquitrini, 1948 - pubblicato solo nel 1956), Wladza (Il potere, 1954), Z oblezonego miasta (Dalla città assediata), Dziura w nilbie (Il buco nel cielo, 1959), Sennik wspólczesny (Il libro del sogno moderno, 1963), Wniebowstapienie (L'ascensione, 1967), Nic albo nic (Nulla oppure nulla, 1971), Kompleks polski (Complesso polacco, 1977), Mala apokalipsa (La piccola apocalisse, 1979), Rzeki podziemne, podziemne ptaki (Fiumi sotterranei, uccelli sotterranei, 1984), Bohinia (Bohinia), quasi tutti apparsi nel "circuito editoriale fuori censura" sviluppatosi in Polonia dopo il 1976. Direttore artistico dei gruppi di produzione "Kadr" (1955-68), "Kraj" (1970-72), "Pryzimat" (1972- 77).
Film (regista e sceneggiatore): 1958: Ostatni dzien lata (L'ultimo gorno d'estate), co-regia Jan Laskowski; 1961: Zaduszki (Il giorno dei morti); 1965: Salto; Abitur ep. di Augenblick des Friedens (Maturità, ep. di Tempo della libertà), TV, RFT; 1971: Jak daleko stad, jak blisko (Come lontano da qui, come vicino); 1982: Dolina Issy (La valle di Issa).
Film (sceneggiatore): 1954: Kariera (La carriera) di J. Koecher, co-scen. Kazimierz Sumerski; 1956: Zymowy zmierzch (Crepuscolo d'inverno) di S. Lenartowicz; 1960: Matka Joanna od AnioLow (Madre Giovanna degli Angeli) di J. Kawalerowicz; 1965: Faraon (Il faraone) di J. Kawalerowicz; 1967: Jowita di J. Morgenstern; 1982: Austeria di J. Kawalerowicz.

Cast

& Credits

Regia e sceneggiatura: Tadeusz Konwicki.
Fotografia: Kurt Weber.
Scenografia: Jaroslaw Switoniak.
Musica: Wojciech Kilar.
Interpreti e personaggi: Zbigniew Cybulski (KowaiskiMalinowski), Gustaw Holoubek (padrone di casa), Marta Lipinska (sua figlia Helena), Irena Laskowska (la fata Cecilia), Wojciech Siemion (l'artista), Wlodzimierz Borunski (Blumenfeld), Andrzej Lapicki (l'ubriacone Pietuch), Jerzy Blok (vecchio), Zdzislaw Maklakiewicz, Iga Cembrzynska, (la moglie di Kowalski), Krystyna Cierniak, Ludmila Dabrowska, Stefania Kolodziejczyk, Jerzy Puzilewicz, Krystyna Walczak.
Produzione: "Kadr".
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