Nazione: Kazakhistan
Anno: 1965
Durata: 78'


Il mio personaggio ed io ancora una volta, con qualche anno di più.
C'è più volte il mio nome sui manifesti dei film Rysopis e Walkower e talvolta mi pare che possa fare un'impressione grottesca.
In realt`, si potrebbe anche dire che oltre alla sceneggiatura, la regia, l'interpretazione del ruolo principale, ho spolverato le scene, piantato i chiodi, tenuto in mano la cinepresa; fa ridere, ma è vero.
Non sono proprio capace a restare fermo, ad aspettare che venga il sole, o che le luci siano regolate, e se fossi in grado di capire la differenza tra un diesis e un bemolle riuscirei nel frattempo ma purtroppo non posso improvvisarmi compositore.
Per quale motivo faccio dei film in questo modo? Nel caso di Rysopis si trattava di necessit`: recitavo perché non c'erano soldi per pagare un attore, poi ho costruito scenografie, realizzato gli effetti, stampato le foto; se non avessi fatto così non ci sarebbe stato niente di fatto. Adesso che produrre è diventata una professione, che lo Stato fornisce i fondi e si può disporre di molti collaboratori non ho più quel generoso pretesto di un tempo e devo confessare che, se continuo a lavorare a modo mio, è perché non sono capace di fare altrimenti.
È sbagliato vedere la mia autobiografia nei miei film. È vero che non ho voluto studiare, che sono stato cacciato da scuola, che mi è capitato di saltar giù da un treno, ma nei miei film ci sono anche altri temi. I personaggi vanno e vengono, dormono, amano, si disperano: ci sono dei dati biografici universali, non solo i miei. Ad esempio, Andrzej Leszczyc, protagonista dei film Rysopis e Walkower, non sono io. li fatto che riesca a introdurre delle varianti sulla base delle mie inclinazioni personali, senza che mi identifichi in esse, è un fatto molto divertente non solo dal punto di vista artistico, ma anche da quello psicologico: mi guardo sullo schermo e, fisicamente, sono io, ma in una vita fittizia, che forse avrei desiderato vivere, ma senza dubbio ne ho avuto paura.
In Walkower, Andrzej Leszczyc è un comune imbroglione. Esce dalla stazione perché il treno sta facendo una fermata troppo lunga forse perché una donna si è buttata sotto le ruote per suicidarsi, forse perché Teresa, l'ex compagna incontrata per caso, gli piace. Fa la parte del sentimentale, ma ha le tasche piene di orologi; perde tutta la giornata stando dietro a Teresa, ma è sempre più chiaro che, se prova qualcosa per lei, è odio. Dieci anni prima, quando Teresa aveva diciassette anni, faceva il primo anno di universit`, come Andrzej: adesso è diventata un ingegnere, lavora ed ha un avvenire di fronte a sé; lui ha trent'anni, non ha lavoro e neanche progetti per il futuro.
Ma gli viene in mente un'idea.
Il giorno del suo compleanno vuol essere festeggiato, vuol essere applaudito e che qualcuno riconosca i suoi meriti. Quel giorno salir` sul ring e lotter` per essere applaudito, portato in trionfo; ma anche vincere degli orologi, come il premio dei vincitori primitivi. Allora sale sul ring. Andrzej si batter` proprio perché non è la prima volta che sale sul ring; adesso si muove in provincia, a caccia di quel genere di vittorie che non richiedono alcuno sforzo: lui sar` sempre l'eroe tra quelle ingenue e brave persone pronte ad acclamare il suo primo successo. Ci riuscir` anche questa volta? Adesso che sta mettendo in gioco i suoi trent'anni, sotto gli occhi di quella che dieci anni fa lo aveva visto debuttare, e che ora è forte, sicura di sé, laureata, gratificata e più giovane di lui di tre anni? E a lui che cosa è rimasto, oltre a quegli orologi in tasca?
Ma è proprio vero che lei è così forte e lui così debole? Se tutti scappano, il più coraggioso è quello che scappa per ultimo. O quello che torna indietro.
Un Walkower può compiere delle prodezze, si può anche essere un Walkowerdalla nascita e la prima scena, quella della morte della ragazza sotto il treno, sta a provarlo ma alla fine ci si accorge che nessuno, da nessuna parte, raggiunge niente senza dover lottare.
A questo punto ci si scaglia contro tutti o contro qualsiasi cosa: si tratti della lotta per la vita o per altro, solo per lottare, e per vincere, anche se non c'è alcuna possibilit` di successo.
Questo è Andrzej Leszczyc, il giorno in cui compie trent'anni, nella Polonia di oggi, del 1965, nel film intitolato Walkower.

Jerzy Skolimowski, WalkOwer, in "Jeune Cinéma", n. 8, luglio 1969


Il suo film "Walkower" ha fatto molto parlare di sé. Ha avuto sia delle recensioni entusiastiche, che delle critiche. Se potesse girarlo ancora una volta, come lo rifarebbe?
Identico. Non credo che cambierei qualcosa, anche dopo aver letto una pila alta così di recensioni.
Allora non mi resta che citarle alcune critiche. La più importante è forse quella di affettazione. Riguardava vari elementi del film: la capra, la finestra con la protesi, il sedicente prete, i bambini che sparano per gioco, le ballerine che sbucano non si sa da dove…
Beh, prendiamo il primo esempio. Lei ha parlato della finestra, che era in realt` la vetrina piena di oggetti di una botteguccia, dove, come diceva una scritta, si potevano mangiare "pranzi a prezzi modici", si riparavano calze e dove c'era anche uno studio di registrazione di cartoline musicali. Tra vario altro ciarpame, nella vetrina c'era anche la protesi di un braccio. Mi sembrava che questo fatto bastasse da solo a "strizzar l'occhio" allo spettatore, ma poi decisi anche di farlo dondolare, addirittura al suono di una musichetta amena. Dica lei cos'altro si poteva fare per dimostrare che non si trattava di un elemento serio, di un commento al dialogo tra i personaggi!
Ma ciò nonostante proprio quel "braccio di gesso" ha fatto parlare di "bizzarrie" del suo film.
Allora bisogner` davvero far comparire sullo schermo una freccia con la scritta: "È uno scherzo"!
E le ballerine, che sbucavano all'improvviso alle spalle dei personaggi?
Lei riconoscer` che in una citt` o in un paesino può pure capitare che il terrazzo di un caffè confini con una Casa della Cultura. È una tiepida giornata di sole: come niente ci impedisce di berci una tazza di caffè, così nulla impedisce che delle ragazze nella Casa della Cultura provino dei passi di danza. Non sento davvero alcun bisogno di trovare una giustificazione a questi minimi particolari senza rilievo, che non hanno la pretesa di essere metafore o simboli. Mi hanno poi rinfacciato quella scena coi bambini che giocano a sparare. Chi non ha mai visto dei bambini giocare in un cortile alla guerra? Del resto la scena dura solo una manciata di secondi, occupa solo alcune decine di fotogrammi. La maggior parte degli spettatori forse non se ne è nemmeno accorta. Se io stesso ho voluto dare un carattere marginale a questi particolari, tanto che molti spettatori non ci hanno fatto nemmeno caso, mi sembra di aver definito una volta per tutte il mio punto di vista sull'intera faccenda.
Però il protagonista del film sì che ci fa caso…
Mi faccia pure continuare: "È stato trattato dall'autore con eccessiva seriet`". Le dirò che simili critiche non le capisco. Se lo ricorda il finale, l'ultimo minuto del film, quando Andrzej, che è stato preso a calci, deriso e derubato di tutti i suoi trofei, è sdraiato sotto al ring? Le basta?
Ma succede solo all'ultimo minuto!
Lei ne parla, come se Andrzej prima non fosse stato messo abbastanza in ridicolo. Al commissariato della Milicja per esempio, o con il sedicente prete, a cui era gi` pronto a confessarsi.
Allora "Walkower" avrebbe potuto anche essere una commedia?
In alcuni punti forse non è poi tanto lontano dalla commedia. Ma non mi chieda per favore perché non lo è del tutto, perché poi mi potrebbe anche domandare, ad esempio, perché non è un'operetta.
Lei usa spesso delle sequenze lunghe (molti hanno notato che sono solo ventinove): con le nostre condizioni tecniche non è stata forse un'impresa rischiosa?
Certo, ma ho parlato e parlo di quelle sequenze come una curiosit`, non attribuendovi particolare attenzione, perché il film non si chiama "Ventinove sequenze", ma Walkower. Del resto mi pare che siano trentatré, comunque non le ho contate, non aveva importanza" […].

Intervista con Jerzy Skolimowski, a cura di Maria Oleksiewicz, "Film" (Varsavia), n. 32, 1965

Biografia

regista

Jerzy Skolimowski

(Lodz, Polonia, 1938), regista, sceneggiatore, produttore e attore, dopo studi irregolari ed esperienze come pugile e poeta, si avvicina al cinema grazie ad Andrzej Wajda, che lo spinge a iscriversi alla Scuola di cinema di Lodz. Scrive con Polanski la sceneggiatura di Il coltello nell'acqua (1962) ed esordisce nella regia con Rysopis - Segni particolari nessuno (1964), che con il successivo Walkower (1965) lo rivelano come una delle più grandi personalità della Nouvelle Vague internazionale degli anni '60. Nel 1967 con Il vergine vince l'Orso d'oro a Berlino, ma nello stesso anno si vede proibire dalla censura un altro film, Mani in alto (che uscirà solamente nel 1981) spingendolo a non realizzare più film nel suo Paese. Ricca di avventure produttive rischiose e grandi capolavori, la carriera internazionale di Skolimowski si svolge attraverso diversi paesi (Cecoslovacchia, Italia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti): dopo l'insuccesso di Un ospite gradito per mia moglie trascorre tra l’Inghilterra e la Polonia un lungo periodo di inattività, a cui segue il grande successo dei film inglesi L'australiano (1978) e Moonlighting - Cittadini di nessuno (1982). Nel 1985 dirige il suo primo film interamente americano, Lightship - La nave faro, e si trasferisce negli Stati Uniti. Di ritorno nel suo paese, gira nel 1991 il primo film polacco dopo Mani in alto, Thirty Door Key/Ferdydurke, e prosegue poi negli anni a lavorare nel cinema, scrivendo e producendo il film dei due figli Józef e Michal The Hollow Men (1993). Dopo una lunga assenza dal cinema è tornato a dirigere un film nel 2008 con Quattro notti con Anna, presentato alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, a cui sono seguiti Essential Killing (2010), Premio speciale della giuria a Venezia, 11 minuti (2015) e EO (2022), premio della giuria a Cannes.

FILMOGRAFIA

Rysopis (Rysopis - Segni particolari nessuno, 1964), Walkover (1965), Bariera (Barriera, 1966), Le Départ (Il vergine, 1967), The Adventures of Gerard (Le avventure di Gerard, 1970), Deep End (La ragazza del bagno pubblico, 1970), König, Dame, Bube (Un ospite gradito... per mia moglie, 1972), The Shout (L'australiano, 1978), Ręce do gory (Mani in alto, 1981), Moonlighting (Moonlighting - Cittadini di nessuno, 1982), Success Is the Best Revenge (Il successo ad ogni costo, 1984), The Lightship (Lightship - La nave faro, 1985), Torrents of Spring (Acque di primavera, 1989), Thirty Door Key/Ferdydurke (1991), Cztery noce z Anną (Quattro notti con Anna, 2008), Essential Killing (id. 2010), 11 minut (11 Minutes, 2015), EO (2022).

Cast

& Credits

Regia e sceneggiatura: Jerzy Skolimowski.
Fotografia: Antoni Nurzynski.
Scenografia: Zdzistaw Kielanowski.
Musica: Andrzej Trzakowski.
Montaggio: Alina Falik, Jerzy Skolimowski.
Interpreti e personaggi: Jerzy Skolimowski (Andrzej Leszczyc), Aleksandra Zawieruszanka (Teresa), Krzysztof Chamiec (il direttore), Andrzej Herder (Pawlak), Franciszek Pieczka (l'attivista), Henryk Kluba (Rogala), Tadeusz Kondrat (il vecchio), Stanislaw Zaczyk (il prete), Joanna Jedlewska (la sostenitrice del progetto), Elzbieta Czyzewska (la suicida), Teresa Belczynska, Krzysztof Litwin.
Produzione: "Syrena".
Menu