Nazione: Italia
Anno: 1950
Durata: 86'


Questa storia si svolge in una piccola citt` di confine, sconvolta dalle distruzioni, dagli odi e dalle paure che fra il 1939 e il 1945 hanno afflitto l'umanit`. Intorno al 1947 la temperatura si era normalizzata; i grandi avevano cominciato a ricostruire le loro case e i bambini avevano trovato in mezzo alle rovine un angolo di paradiso: un declivio per cui essi scendevano a precipizio sulle carriole, lanciando grida di gioia. Ma una commissione che parlava molte lingue arrivò un giorno nel paesino e tracciò un nuovo assurdo confine: una linea bianca che attraversava il cimitero separando i sepolcri, che divideva la Chiesa dall'Oratorio; che tagliava in due quel declivio in cui i ragazzi si lasciavano scivolare felici. Tra le maggiori vittime della paradossale situazione figurano i Sebastian, famiglia composta dal padre Giovanni, dalla figlia Donata, dal piccolo Pasqualino e dai nonni. La linea bianca ha diviso il loro podere dal cascinale. Donata, inoltre, perde il fidanzato Stefano, un meccanico deciso ad attraversare la linea per raggiungere l'ambiente politico dal quale si sente attratto.
Un giorno un profugo politico, Domenico, passa clandestinamente il confine. Sorpreso e ferito dalla polizia di frontiera riesce a sfuggire grazie all'aiuto di Pasqualino e alle cure amorevoli di Donata. Tra i due giovani sorge una tenerezza che si conclude in una promessa d'amore. Ormai il paese non offre più possibilit` di vita ai Sebastian ed essi cedono alle pressioni di Stefano e si trasferiscono al di l` della linea bianca. I giuochi dei ragazzi non sono più spensierati come un tempo: divisi anche essi dalla linea, risentono delle liti dei grandi e finiscono per trascendere in fitte sassaiole in cui la rivalit` fanciullesca si tramuta in odio di parte. Pasqualino rimane, infatti, ferito alla fronte proprio per mano d'uno dei suoi più cari amici.
L'episodio addolora i ragazzi che, ritrovando l'antica amicizia, decidono di rimuovere quel paletto di confine origine di tanti guai. La rimozione del paletto crea una tensione che in poche ore conferisce al paese la triste fisionomia dei tempi di guerra. I ragazzi si riuniscono spaventati dalle conseguenze del loro gesto; nella notte mentre Pasqualino va alla ricerca del paletto per rimetterlo al suo posto, Domenico riattraversa la linea bianca per andare a riprendere Donata. Ma Donata non è più libera: Stefano l'ha chiesta in sposa al padre. Domenico e Stefano s'incontrano: avversari in politica e rivali in amore, i due pongono mano alle armi. I loro spari gettano l'allarme dall'una e dall'altra parte alle guardie di confine che, tratte in inganno, aprono il fuoco. Gli abitanti della piccola citt` si barricano nelle case mentre raffiche di mitra s'incrociano nella notte seminando il terrore. Donata, angosciata, si lancia alla ricerca di Pasqualino. Il piccolo ha ritrovato il paletto e con sforzi inauditi l'ha trascinato sul poggiolo. Ma una scarica di mitra l'ha inchiodato su quel campo che lo aveva visto giocare felice: vittima innocente dell'odio dei grandi.
Prescrizioni:
eliminare la scena in cui la maestra chiede di essere fotografata con la ferita sulla fronte e la frase di Acquasanta: "Quello? Ma quello ha la madre all'ospizio dei poveri e non domanda un soldo?"

Dal visto di censura n. 8059




Cuori senza frontiere (1950) di Luigi Zampa, interpretato da Gina Lollobrigida, Enzo Stajola, Cesco Baseggio e da Raf Vallone, affronta un tema molto impegnativo: quello dei rapporti fra italiani e jugoslavi in un piccolo paese di frontiera, in cui la linea di confine passa attraverso le case, gli orti, le vie stesse.
Zampa non era il regista più indicato per svolgere problemi tanto importanti. Il suo mestiere e le sue possibilit` sono piuttosto rivolti verso un genere leggero, di commedia di costume, in cui talvolta consegue risultati apprezzabili. E infatti, in Cuori senza frontiere, le sole parti convincenti sono quelle atteggiate a una bonaria presa in giro di talune istituzioni tradizionali (la retorica di certi funzionari nazionalisti, ad esempio), laddove i suoi tentativi di dire una parola seria e definitiva sul problema di carattere sociologico e internazionale, che sta al centro del film, appaiono sfasati e poco coerenti.

Vice, "Cinema", n. 49, 1 novembre 1946


Cuori senza frontiere è quasi uno di quei film "che parlano al vostro cuore" alla nuova maniera. C'è stato il neorealismo?... C'è il neorealismo?... Perché allora non sfruttarne le potenzialit`, la credibilit`, il prestigio di cui gode?... Ed ecco che la storia strappalacrime, interpretata da attori allora di moda (la Lollobrigida e Raf Vallone) viene situata in un villaggio di confine con la Jugoslavia; un villaggio tagliato in due dalla nuova linea di confine. I bambini giocando bruciano un paletto confinario e feriscono uno di loro mentre riportava il paletto al suo posto per evitare tensioni pericolose. Di fronte al bambino ferito, gli abitanti della zona orientale e quelli della zona occidentale si commuovono e lasciano passare il camion che trasporta il ferito all'ospedale.

Alfonso Canziani, Gli anni del neorealismo, La Nuova Italia, Firenze 1977

Biografia

regista

Luigi Zampa

Cast

& Credits

Regia: Luigi Zampa.
Soggetto: Piero Tellini.
Sceneggiatura: Piero Tellini, Stefano Terra, Vitaliano Brancati.
Fotografia: Carlo Montuori.
Scenografia e Soggetto: Aldo Buzzi.
Musica: Carlo Rustichelli.
Montaggio: Eraldo Da Roma.
Interpreti e personaggi: Gina Lollobrigida (Donata), Raf Vallone (Domenico), Erno Crisa (Stefano), Cesco Baseggio (Giovanni), Enzo Stajola (Pasqualino), Ernesto Almirante (il nonno), Gino Cavalieri (il prete), Fabio Neri, Mario Sestan, Antonio Catania, Giordano Cesini (ragazzi triestini), Callisto Cosulich (ufficiale sovietico), Tullio Kezich (tenente jugoslavo), Piero Grego (sergente USA).
Produzione: Lux Film.
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