7° FESTIVAL INTERNAZIONALE CINEMA GIOVANI
Retrospettiva: Il neorealismo in cinquanta film

Giorni di gloria

Days Of Glory
di Giuseppe De Santis, Mario Sarandrei, Marcello Pagliero, Luchino Visconti
Nazione: Italia
Anno: 1945
Durata: 72'


Il film è la rievocazione dell'oppressione nazifascista dalle tristi giornate del settembre '43 alla liberazione del Nord. Ha inizio con la ripresa di alcune azioni di partigiani presso la linea del fronte; gli atti di sabotaggio provocano una reazione degli oppressori che incrudiscono le loro azioni di rappresaglia; ma la stampa clandestina anima e forgia gli spiriti della resistenza. Il massacro delle Fosse Ardeatine è riprodotto nella sua spaventosa tragicità. Gli eventi incalzano e nelle regioni che a mano a mano vengono liberate i colpevoli della lotta fratricida pagano il loro tributo alla giustizia.

Segnalazioni cinematografiche C.C.C., vol. XIX, 1945


L'idea di Giorni di gloria fu di Serandrei, proprio e soltanto sua, al contrario di quanto in giro si dice. Oltretutto egli montò tutto il materiale ed è quindi il maggiore artefice di Giorni di gloria, che è un film soprattutto di montaggio. Io mi occupai del montaggio con lui, e poi il mio ruolo fu quello di coordinare il materiale che, in massima parte, ci era stato fornito dalle formazioni partigiane del sud ma soprattutto del nord. Personalmente, girai tutto il pezzo delle Fosse Ardeatine, nonché le interviste ai famigliari dei caduti, con l'aiuto dell'operatore Carlini. Ricordo che alle Ardeatine, quando entrai là dentro e sentii proprio l'odore della morte, fui colto da una commozione talmente intensa che, appena stabilita l'inquadratura, dovetti uscirmene alla luce e lasciai il compito di proseguire a Carlini. Oltre a queste sequenze girai anche una azione del GAP, ricostruita. A Visconti si devono invece le riprese del processo di Carretta e del suo linciaggio che poté cogliere perché si trovava a passare da lì con la macchina da presa.

Giuseppe De Santis in L'avventurosa storia del cinema italiano, a cura di F. Faldini, G. Fofi, Feltrinelli, Milano 1979


Vuol essere, questo Giorni di gloria, la esposizione cinematografica della lotta partigiana e degli avvenimenti d'Italia dall'8 settembre sino alla liberazione del Nord: l'occupazione nazifascista e la nascita delle brigate partigiane, gli atti di sabotaggio, la stampa clandestina e l'eccidio delle Fosse Ardeatine, i processi e la fucilazione di Caruso, Kock e Scarpato, gli episodi di guerra aperta nell'alta Italia, la fine di Mussolini, la liberazione di Milano, l'inizio faticoso della ricostruzione. La narrazione dei diversi avvenimenti era condizionata, purtroppo, alla esistenza di materiale girato sul momento. Per cui alcuni episodi sono illustrati con maggiore ampiezza di altri, magari più importanti, ma dei quali i realizzatori del film non avevano a disposizione che qualche metro appena di pellicola impressionata o addirittura solo qualche incerta fotografia.
Comporre in un corpo coerente e compatto, dare unità stilistica e narrativa a un materiale così frammentario era compito difficilissimo. E bisogna riconoscere subito che i realizzatori del film (Mario Serandrei e Giuseppe De Santis) hanno, in genere, superato brillantemente ogni difficoltà. Così che la cronaca viva e dolente della lotta per il riscatto d'Italia vive, in tutta la sua umana e tragica verità, nelle sequenze di questo Giorni di gloria. Al quale presta un insolito e suggestivo e validissimo aiuto il commento parlato dovuto a Umberto Calosso e ad Umberto Barbaro.
Maggiori possibilità, maggiore spazio di tempo disponibile e soprattutto una più matura riflessione avrebbero evitato a Serandrei e De Santis alcuni fin troppo evidenti errori. I quali consistono sia in una difettosa struttura di montaggio che, a scapito della linea narrativa e dell'emotività del film, appare ansioso di utilizzare fin in fondo alcuni brani sia pure bellissimi che di per sé avevano già la compiutezza di un documentario (quelli di Luchino Visconti sul processo Caruso e, ancor più, quelli di Pagliero sulle Fosse Ardeatine); sia in inutili compiacimenti figurativi che accentuano ancor più la discrepanza esistente e visibile tra il materiale propriamente documentario e quello "ricostruito".
Ma, al di là delle incoerenze sintattiche e stilistiche, sta la violenza drammatica di gran parte di quelle immagini, cariche di una emotività così intensa e toccante da obbligare lo spettatore a stringere con le figurazioni dello schermo un patto inevitabile di partecipazione e d'amore.

Antonio Pietrangeli, "Star", n. 41, 9 novembre 1945


I partigiani, con indosso gli abiti e le armi che avevano in montagna e che ancora non avevano reso, ripetono per la macchina da presa i gesti e le azioni dei giorni di guerra, i momenti della vita al campo, del rancio, del tribunale partigiano. Altri episodi, più legati alla cronaca, sono girati da Luchino Visconti, a cui si devono le straordinarie riprese con suono diretto del processo Caruso, del "linciaggio" del questore Carretta, della fucilazione di Caruso e di altri fascisti, e Marcello Pagliero che girò le fasi del disseppellimento e del riconoscimento delle vittime delle Fosse Ardeatine. De Santis, da parte sua, gira alcune inquadrature di azioni di guerra partigiane totalmente ricostruite: suo è nel film, insomma, ciò che più evidentemente è finzione, messa in scena, e la cosa appare emblematica, sia per la carriera futura di De Santis sia per tutto il cinema italiano resistenziale. Giorni di gloria, anche se utilizza alcuni materiali Incom, è il segno vivente dell'impossibilità di fare in Italia un film realmente "documentario" sulla resistenza e sui suoi aspetti quotidiani. Gran parte dei documenti originali girati da operatori partigiani furono infatti subito sequestrati dal P W B americano ed è su questa assenza che il cinema resistenziale italiano si costruirà come cinema eroico, romanzesco, fatto di avvenimenti tutti eccezionali e incapace di indagare la quotidianità, le voci e i corpi della resistenza.

Alberto Farassino, Giuseppe De Santis, Moizzi, Milano 1978

Biografia

regista

Mario Serandrei

Mario Serandrei (Napoli, 1907 - Roma, 1966) ha lavorato come montatore per alcuni fra i più grandi registi italiani (Visconti, Rosi, Blasetti, Fellini, Zurlini, Ferreri).

Giuseppe De Santis

Giuseppe De Santis (Fondi 1917 - Roma 1997) comincia a occuparsi di cinema negli anni '40 come critico, sceneggiatore e aiuto di Luchino Visconti in Ossessione (1942). Partecipa alla Resistenza romana e, nel 1946, collabora con Aldo Vergano per Il sole sorge ancora. Nel 1947 esordisce nella regia con Caccia tragica e, due anni dopo, firma il suo capolavoro Riso amaro. Nel 1950 è la volta di Non c'È pace tra gli ulivi, girato nel Lazio e ideale continuazione del film precedente. Successivamente firma Roma ore 11, uno dei suoi maggiori successi internazionali. In Jugoslavia realizza La strada lunga un anno (1958), mentre si reca in Unione Sovietica per Italiani brava gente (1964), uno dei suoi lavori più emozionanti. Dopo un lungo silenzio, partecipa alle riprese di Oggi è un altro giorno (1995).

FILMOGRAFIA

Caccia tragica (1947), Riso amaro (1949), Non c'È pace tra gli ulivi (1950), Roma ore 11 (1951), Un marito per Anna Zaccheo (1953), Giorni d'amore (1954), Uomini e lupi (1956), La strada lunga un anno (1958), La garÁonniÈre (1960), Italiani brava gente (1964), Un apprezzato professionista di sicuro avvenire (1972), Oggi è un altro giorno (1995).

Marcello Pagliero

Luchino Visconti

Cast

& Credits

Regia: Mario Serandrei, Giuseppe De Santis, Marcello Pagliero, Luchino Visconti.
Soggetto: Mario Serandrei.
Commento: Umberto Calosso e Umberto Barbaro.
Fotografia: Massimo Terzano, Gianni Di Venanzo, Giovanni Ventimiglia, Della Valle, De West, Jannarelli, Lastricati, Novarro, Pucci, Reed, Werdier, Vittoriano, Manlio, Caloz.
Musica: a cura di Costantino Ferri.
Montaggio: Mario Serandrei, Carlo Alberto Chiesa.
Produzione: Fulvio Ricci.
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