Nazione: Italia
Anno: 1947
Durata: 90'


Durante le giornate dell'armistizio a Milano, un giovane, Cesare, lascia i panni militari in una casa di tolleranza e si avvia verso il paese natale di Villavecchia. Giuntovi, lo trova dopo qualche anno di assenza ingombro di sfollati. Tra questi nota una ragazza, Laura figlia di un operaio antifascista che lavora alla fornace dei Crivelli, i proprietari della fattoria diretta dal padre di Cesare e di una villa che è il luogo dì Piacere della contessa Matilde, sensuale seppur gi` sulla via del declino fisico. In un primo tempo Cesare si lascia sopraffare da costei, ma in seguito egli comprende come la sua via, la via giusta sia quella dei vecchi compagni che lasciano il paese per la montagna, del parroco Don Camillo, della stessa Laura educata dal padre. Prima che arrivi il presidio tedesco Cesare ha raggiunto gli amici.
Nella notte del Capodanno 1943 i tedeschi, avvisati dal fratello di Cesare rimasto in paese, Mario borsanerista e spia, sorprendono un gruppo di partigiani scesi dai monti mentre stanno studiando la ubicazione di un deposito di munizioni installato nella fattoria. Cesare e Don Camillo, implicati nella congiura, sono catturati. Heinrich l'ufficiale tedesco ubriaco per la festa e per l'odio, li lega al palo e montato su una slitta compie intorno ad essi un'infernale girandola, sparando all'impazzata. Nel disperato tentativo di liberazione eseguito dagli altri partigiani, uno viene catturato al posto di Cesare e morir` all'alba insieme a Don Camillo.
Queste della corsa folle a slitta e della fucilazione dei due prigionieri, mentre Don Camillo recita una litania e tutta la popolazione gli fa coro con un crescendo impressionante di voce, sono a parere di tutti le sequenze esemplari del film montate con un ritmo drammatico che non concede respiro, scabro e lineare. Il film termina poi con la liberazione del paese, con la morte di Heinrich, di Matilde e del borsanerista, e con la felicit` di Cesare e di Laura.

Ugo Casiraghi, "Pattuglia", n. 2, 6 febbraio 1947


Ma non lieve è il nostro imbarazzo a giudicare oggi Il sole sorge ancora, le cui contraddizioni ai danni di un argomento che nessuno di noi dimenticher` tanto facilmente, sono di ben altra importanza e gravit`. Formalmente il film che svolge alcuni episodi della resistenza partigiana in Alta Italia è tutto fedele a una specie di alta scuola cinematografica, dalla quale si svincola però con una furiosa coerenza stilistica, adagiando i numerosi effetti alla francese, ma, più di tutti, alla russa, in un ritmo limpido e amaro, le cui generose verit` crediamo sia venuta l'ora di definire italiane; l'inquadratura è spesso folgorante, sempre nutritissima e composta in doviziose perfezioni formali; la calligrafia non sfuma quasi mai nell'arabesco, anche perché è prestigiosamente incalzata da una fotografia che, soprattutto negli esterni, raggiunge effetti di generosa potenza, su toni maestosamente concisi; il ritmo (specie nelle sequenze della corsa dei carrozzini) urge in meditate stilizzazioni barbariche che ricordano quasi un Ben Hur nibelungico, e altrove (nell'inseguimento del traditore) è il montaggio che tocca profonde cadenze su semplici definizioni fotografiche. Senonché, per un malinteso e arido intellettualismo pudibondo d'ogni sentimento, tutto questo è stato gelidamente profuso al servizio di una storia la cui fredda e distante umanit` non giunge mai a quell'incandescenza poetica che il soggetto esigeva (salvo, eccezione grandissima, le sequenze corali della fucilazione del parroco, dove regia, montaggio e sonoro aprono la via alle più liriche emozioni): i personaggi, i loro acerbi contrasti, i motivi centrali della resistenza al tedesco, io stesso calmo e solenne paesaggio lombardo coi suoi filari di pioppi e i suoi abitanti tagliati in legno duro, hanno dato solamente vita ad una materia più che realmente espressa, astrattamente illustrata e poco o niente elaborata nei suoi nuclei essenziali. E da un soggetto che è carne e sangue di tutti gli italiani non ce lo saremmo mai aspettato.

Gian Luigi Rondi, "Il Tempo", 17 gennaio 1947


Non convincono neanche le molte sequenze, a suo tempo lodate, che sanno troppo di tavolino e di esempi sovietici mandati a memoria, le scene madri accuratamente programmate che emergono dalla totale confusione del film, come quella in cui Don Camillo, il prete interpretato dal comunista Lizzani (quante anticipazioni in un solo personaggio) è portato alla fucilazione fra litanie e rintocchi in un crescendo di campane. Il film se la cava meglio se sottoposto a una lettura chiaramente poco controllata, sopra le righe, che far` apprezzare allora la florida sensualit` di Elli Parvo, la nobildonna che appare per la prima volta mentre amoreggia con un suo aitante modello (il suo hobby è infatti la pittura) e per l'ultima quando cade a terra, raggiunta alla finestra da una pallottola, lasciando scoperta una gamba e una giarrettiera mentre il ragazzino suo figlio gi` canta bandiera rossa. E il finale positivo del film, in cui i cattivi pagano i loro misfatti e i buoni vedono realizzarsi il loro sogno: l'ultima offensiva contro i nazisti è iniziata, nella cascina lombarda in cui il film è ambientato si intrecciano le sparatorie, i tedeschi cadono come birilli e finalmente arrivano dalla montagna i partigiani a cavallo in mezzo a mandrie di vacche in fuga, per dar vita a uno sfrenato finale western concluso da una grande festa sull'aia con balli, canti e un lungo carrello aereo che la attraversa.

Alberto Farassino, Giuseppe De Santis, Moizzi, Milano 1978

Biografia

regista

Aldo Vergano

Cast

& Credits

Regia: Aldo Vergano.
Soggetto: Giuseppe Gorgerino.
Sceneggiatura: Guido Aristarco, Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani, Aldo Vergano.
Fotografia: Aldo Tonti.
Soggetto: Anna Gobbi.
Musica: Giuseppe Rosati.
Interpreti e personaggi: Elli Parvo (Matilde), Lea Padovani (Laura), Vittorio Duse (Cesare), Massimo Serato (il tenente tedesco), Checco Rissone (Mario), Carlo Lizzani (il prete), Aldo Vergano (il ferroviere), Gillo Pontecorvo, Marco Levi, Alfonso Gatto, Egisto Olivieri, Ada Cristina Almirante, Lia Gollmar, Riccardo Tassari, Marco Sarri, Aldo Lombardi, Cesare Brusa, Ruggero Jacobbi, Renato Weisner.
Produzione: G. G. Agliani per ANPI.
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