Nazione: Italia
Anno: 1949
Durata: 105'


Karin, giovane lituana, che la guerra ha sbalestrato lungi dal suo paese, mentre si trova in un campo di concentramento italiano, conosce Antonio pescatore dell'isola di Stromboli. Antonio s'innamora pazzamente della bella straniera, la quale per sottrarsi alla prigionia, acconsente a sposarlo. Ma a Stromboli Karin non trova il paradiso descrittole da Antonio: l'isola è un ammasso di pietre vulcaniche, gli abitanti sono primitivi, il loro nido è una bicocca desolata e spoglia. Alla ribellione dei primi giorni subentra uno stato d'animo più equilibrato: Karin cerca d'avvicinarsi maggiormente al marito, collabora con lui nel riassestare la casa, cerca di far amicizia con gli isolani, ma trova incomprensione ed ostilit`. Mentre la sua vita trascorre agitata tra delusioni e speranze, si manifestano in lei i segni premonitori della non lontana maternit`. A questo punto il vulcano entra in una fase d'attivit`, cagionando distruzioni e spavento. Karin decide di fuggire dal marito e dall'isola, passando attraverso il vulcano; ma sopraffatta dalla stanchezza e soffocata dalle esalazioni sulfuree, dopo una crisi di disperazione, s'addormenta. Al suo risveglio, il pensiero della vita, che porta in grembo, la spinge a rivolgersi al Dio misericordioso, ch'ella invoca piangendo.

Segnalazioni cinematografiche C.C.C., vol. XXIX, 1951


Una delle più tenaci lezioni di quest'ultima guerra è stata quella di un egoismo aggressivo. Adottato inizialmente come difesa, è diventato poi una seconda natura dell'individuo che gli d`, è vero, una sicurezza spietata, ma che lo lascia in una solitudine nuova, senza speranza.
Da tempo maturavo l'idea di rendere, dopo i drammi della guerra, questa tragedia del dopoguerra: la tragedia di questa aggressiva e disumana solitudine senza più miti, che trasferendo il mondo intero dentro la creatura le d` l'orgogliosa certezza di poter vivere ignorando l'amore, l'umilt`, la comprensione e che, ridotta ai suoi termini estremi, tornava ad essere con accento nuovo, ma con significato antichissimo, la lotta fra Creatore e creatura.
Trovata l'interprete che potesse dare al personaggio realt` assoluta; in Stromboli che smentiva i manierati clichés delle isole felici avevo trovato i termini naturali del linguaggio drammatico. Se la protagonista era un caso limite, l'isola ne era un altro. Ridotta alla più schematica nudit` la vicenda che il mio personaggio si apprestava a vivere, accentrata la tragedia su di lui e sul suo tormento, la natura e la sua ostile avversa terribilit` da una parte e gli uomini con la loro incomprensione dall'altra diventavano i soli necessari elementi di contrappunto, e Stromboli me li forniva alla perfezione.
Così, gli schemi dell'antica tragedia mi parvero i soli possibili a dar vita a questa lotta fra Creatore e creatura.
Personaggioprotagonista la donna, cinica ed egoista, che ha contro di sé quel duplice silenzioso corso: gli uomini con la loro gretta incomprensione, la natura ostile e avversa. Ignorato, invisibile ma onnipresente, il suo antagonista: Dio.
È contro di lui che nel suo atteggiamento contraddittorio la protagonista lotta ribellandosi al coro; ad ogni istante combattuta tra i suoi sentimenti di orgogliosa rivolta e di negazione e quelli di sottomissione obbediente che le detta la ignota voce interiore nascosta nella sua anima.
Dio, il suo antagonista, non si riveler` che all'ultimo, quando avr` trionfato sul coro e sulla protagonista, conducendola al vertice della sua cocente disperazione, per piegarla ad invocare la luce della Grazia che la liberi dalla sua disumana solitudine.

Roberto Rossellini, "Film", n. 3132, 16 agosto 1950


È in parte una leggenda che io giri senza sceneggiatura improvvisando continuamente. Ho ben chiara in mente la "continuit`" dei miei film; inoltre ho le tasche piene di note; tuttavia devo confessare che non ho mai capito bene la necessit` di avere una sceneggiatura se non per rassicurare i produttori. Cosa c'è di più assurdo della colonna di sinistra: "piano americano carrellata laterale la cinecamera panoramica e inquadra..."? È un po' come se un romanziere facesse una sceneggiatura del suo libro: a pagina 12 un congiuntivo perfetto poi un complemento oggetto indiretto...! Quanto alla colonna di destra, lì ci sono i dialoghi: io non li improvviso sistematicamente, sono scritti da parecchio tempo, e se li do all'ultimo momento è perché non voglio che l'attore, o l'attrice, vi si abitui. Questo dominio sull'attore lo raggiungo anche ripetendo poco e girando veloce, senza troppe riprese. Bisogna contare sulla freschezza degli attori. Per Stromboli il negativo girato era molto poco, è vero che ci furono 102 giorni di riprese, ma fummo rinchiusi nell'isola, handicappati dall'incostanza del tempo, dalle troppo grandi variazioni del mare e del vento; per quanto riguarda la pesca abbiamo atteso otto giorni i tonni. In conclusione non procedo diversamente dai miei colleghi: semplicemente mi dispenso dall'ipocrisia della sceneggiatura.

Roberto Rossellini in L'avventurosa storia del cinema italiano, a cura di F. Faldini, G. Fofi, Feltrinelli, Milano 1979


Rossellini non ha tenuto fede a se stesso e al cammino del realismo cinematografico italiano. Lo spunto di Stromboli poteva esser buono, ma c'è solo lo spunto. Il film si perde per strada, quanto più la soluzione mistica prende piede e costringe Rossellini a darci immagini vaneggianti. [...]
La "scoperta" di Stromboli da parte di Karin, dovrebbe essere il tema del film, e poteva condurre ad assai interessanti considerazioni sul piano umano e sociale. Invece Rossellini perde subito il controllo; un naturalismo eccessivo, un estetismo di tipo dannunziano (che esplode nella scena del massacro del tonno) gli impediscono di tenere i contatti con la realt`. I problemi del nostro Paese s'allontanano sempre più, man mano che Karin sale, tossicchiando, verso la cima del vulcano, per avvicinarsi a Dio.
Film ambizioso e fallito (nonostante il "Premio Roma" assegnatogli), come tutti gli ultimi di Rossellini. In sostanza, tra Stromboli e Vulcano (girato in Italia da un regista straniero poco al corrente delle nostre tradizioni e della vita del nostro popolo), non c'è la differenza che avevamo il diritto di pretendere.

U.C. [Ugo Casiraghi], "L'Unit`", 10 marzo 1951


Rossellini sapeva perfettamente di aver introdotto nel suo film, sviluppando e approfondendo elementi del suo stile gi` presenti nei film precedenti, non poche novit` linguistiche, attraverso quella commistione di documentario e di finzione, di osservazione della realt` e di sua decantazione formale, che sar` considerata come peculiare e caratteristica del suo cinema.
In questa luce, d'un nuovo stile totalmente ancorato alla "materialit`" dell'ambiente, degli accadimenti, delle azioni comuni dei personaggi, in cui non sempre è facile distinguere la finzione dalla realt`, Rossellini volle sviluppare in Stromboli un discorso sulla solitudine in termini alquanto diversi da quelli usati in Germania anno zero. Ed è naturale che lo smontaggio e rimontaggio del materiale operato a Hollywood contro la sua volont` non poteva che alterare il contenuto dell'opera, stravolgerne il significato. Non era possibile, ovviamente (soprattutto in un film rosselliniano), tenere distinti il soggetto dalla cosiddetta forma, il tema esplicito del racconto invero estremamente esile dalle sue componenti interne e più profonde, rilevabili attraverso quelle immagini, quel montaggio, quei pianisequenze. Era un vero e proprio tradimento, contro il quale bisognava opporsi. Rossellini aveva infatti dichiarato: "Quello Stromboli che è stato presentato negli Stati Uniti con il mio nome non lo riconosco come mio film, con tutte le conseguenze giuridiche che ne deriveranno. Io sono la prova vivente della brutalit` che domina Hollywood".
Ciò che a lui premeva, realizzando Stromboli, era un'attenta analisi delle conseguenze dell'egoismo aggressivo sviluppatosi negli anni della seconda guerra mondiale, un egoismo che lasciava l'uomo in preda a una solitudine senza speranza.

Gianni Rondolino, Roberto Rossellini, UTET, Torino 1989

Biografia

regista

Roberto Rossellini

Roberto Rossellini (Roma, 1906-1977) ha cominciato a lavorare nel cinema durante il fascismo. Emerso nel dopoguerra con i capolavori neorealisti Roma città aperta (1945), Paisà (1946) e Germania anno zero (1947), ha poi realizzato opere che indagano la solitudine, l’alienazione e la crisi della coppia – Stromboli terra di Dio (1950), Europa 51 (1952), Viaggio in Italia (1954) –, sempre sorretto da uno stile sperimentale e aperto su una realtà indagata con sguardo soggettivo. Negli anni Sessanta è passato alla televisione dedicandosi al cinema storico e didascalico.

FILMOGRAFIA

filmografia essenziale/essential filmography
La nave bianca (1941), Un pilota ritorna (1942), L’uomo della croce (1943), Roma città aperta (1945), Paisà (1946), Germania anno zero (1947), L’amore (ep. Una voce umana, 1948), La macchina ammazzacattivi (1948), Stromboli terra di Dio (1950), Francesco giullare di Dio (1950), Europa 51 (1952), Dov’è la libertà (1953), Viaggio in Italia (1954), Giovanna d’Arco al rogo (1954), La paura (1954), Le psychodrame (1956), India (1958), Il generale Della Rovere (1959), Era notte a Roma (1960), Viva l’Italia (1960), Vanina Vanini (1961), Anima nera (1962), La presa del potere da parte di Luigi XIV (tv, 1966), Atti degli apostoli (tv, 1968), Socrate (tv, 1970), Pascal (tv, 1971), Agostino d’Ippona (tv, 1972), Anno uno (1974), Il Messia (1975).

Cast

& Credits

Regia: Roberto Rossellini.
Soggetto: Roberto Rossellini, Sergio Amidei.
Sceneggiatura: Sergio Amidei, Gian Paolo Callegari, Renzo Cesana, Art Cohn, Padre Felix Morlion (non accreditato).
Fotografia: Otello Martelli.
Musica: Renzo Rossellini.
Montaggio: Jolanda Benvenuti.
Interpreti e personaggi: Ingrid Bergman (Karin Bjorsen), Mario Vitale (Antonio Mastrostefano), Renzo Cesana (il parroco), Mario Sponza (il guardiano del faro), Roberto Onorati (un bambino) e abitanti dell'isola di Stromboli.
Produzione: Berit Film (BergmanRossellini) per RKO.
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