Nazione: Italia
Anno: 1947
Durata: 105'


Silvia e Citto, sorella e fratellino, scoprono un giorno nei pressi della fattoria dello zio Tigna, due tipi, un bianco e un negro. Sono Ronald, corrispondente di guerra americano, e Joe. Entrambi fuggiti da un campo di prigionieri col proposito di attraversare le linee, devono fermarsi perché Joe è ferito. Silvia e Citto ospitano i due fuggiaschi nella stalla dello zio Tigna, con grave rischio degli abitanti della fattoria, perché i tedeschi non scherzano con chi dà asilo a prigionieri fuggiaschi. Ma lo zio Tigna, bonario e arguto, decide di assumersi questa responsabilità e affida il negro alle cure d'un medico partecipe del grande segreto. Ronald e Joe sono ormai di casa. Nel villaggio però c'è un sottufficiale tedesco, Hans, e il segretario del fascio: lo zio Tigna non è mai tranquillo perché teme che uno dei due si avvicini troppo alla fattoria. Infatti Hans una sera si reca a casa del Tigna e questi nasconde Joe in cantina sperando che il tedesco se ne vada. Ma Hans, in vena di nostalgie, non si muove, e Joe, in cantina, si ubriaca e si mette a cantare. Allo zio Tigna non resta che cercar di far bere anche il tedesco. Ma l'incontro inevitabile avviene: quando Hans vede il negro scoppia in una fragorosa risata. E i due, il negro e il tedesco, ubriachi fradici, se ne vanno assieme per il paese vociando e sparando, finché il tedesco cade al suolo esausto. Che succederà quando Hans si sveglierà? Quante terribili rappresaglie colpiranno il paese? Gli abitanti, impauriti, abbandonano le loro case con masserizie e mobili. Ma gli alleati intanto avanzano e l'incubo finisce. Solo lo zio Tigna paga con la vita il suo gesto di generosità. E gli abitanti della fattoria, ora che la guerra è passata, riprenderanno col lavoro dei campi, a vivere in pace.

Documentazione stampa d'epoca


Dopo tante interpretazioni in chiave tragica di quest'ultima guerra, ecco un film che ce ne propone una serena e faceta, narrando con un certo divertito distacco alcuni casi eroicomici che toccano ad un pacifico agricoltore laziale, nella cui fattoria si sono rifugiati un americano e un negro, evasi dalla prigionia nazista. La sceneggiatura, dovuta all'arguzia fine e smaliziata di Suso Cecchi (cui rifiutiamo di attribuire il malinconioso finale), eccelle nella descrizione minuta e quasi sempre satirica dei personaggi, nell'asciutto umorismo con cui annoda e scioglie i tenui e pur ingegnosi sviluppi delle situazioni, nel sùbito raddolcimento della beffa di fronte alle notazioni più sentimentali e nella scelta dosata e di buon gusto dei tipi rappresentativi, decisamente spogli di qualsiasi retorica.

G. L. Rondi, "Il Tempo", 20 marzo 1947


Siamo di fronte ad una pellicola riuscita, interessante e bella, da un capo all'altro. Il regista, il Zampa, qui si laurea superando l'esame a pieni voti. Non racconteremo la trama della pellicola. Il nostro lettore se la vada a vedere e porti moglie e figli (se il portafoglio glielo consente), e vedrà che avrà speso bene tempo e denaro. [...]
Zampa ha amalgamato tutti egregiamente e ha orchestrato quel certo ballo complice il vino tripartito: americano, tedesco e italiano che è un capolavoro.
La trama, avverte l'annunciatore, è desunta da un fatto autentico. L'episodio è avvenuto realmente non lontano da Roma: se così è si deve dire che talvolta la realtà è più sbrigliata della fantasia.
Vivere in pace, è un bel film, che fa onore alla cinematografia italiana, e che avrà fortuna all'estero. Una grande fortuna, senza dubbio e questo ci fa veramente piacere. Auguriamo alla Lux un sacco di quattrini: se li è meritati, anche perché fotografia, commento musicale e sceneggiatura (quel finale intelligente e umano, che poteva essere maledettamente retorico) sono degni di vivo elogio.

Carlo Trabucco, "Il Popolo", 18 marzo 1947


Accolto trionfalmente dal pubblico e dalla critica internazionale (nel 1947 i critici cinematografici di New York lo giudicarono il miglior film straniero dell'anno) questo film di Zampa, in un primo approssimativo giudizio, venne considerato come una delle voci più vive del nascente neorealismo, insieme ai film di Rossellini e De Sica. Anche in Italia esso ottenne un lusinghiero successo. In realtà, nel narrare i casi della popolazione di un paese di campagna italiano ancora occupato dai tedeschi dove vengono a rifugiarsi due soldati americani fuggiti da un campo di prigionia, Zampa indulge volentieri su toni umoristici, grotteschi, melodrammatici, non uscendo dai limiti di un bozzetto paesano, anche se vivificato da un nobile messaggio umanitario.

Gianni Rondolino , Catalogo Bolaffi del cinema italiano, vol. 1, Torino 1967

Biografia

regista

Luigi Zampa

Cast

& Credits

Regia: Luigi Zampa.
Soggetto e Sceneggiatura: Suso Cecchi D'Amico, Aldo Fabrizi, Piero Tellini, Luigi Zampa.
Fotografia: Carlo Montuori.
Scenografia: Ivo Battelli.
Musica: Nino Rota.
Interpreti e personaggi: Aldo Fabrizi (zio Tigna), Ave Ninchi (la moglie di zio Tigna), Gar Moore (Ronald), John Kitzmiller (Joe), Henrich Bode (sottufficiale tedesco), Mirella Monti, Ernesto Almirante, Nando Bruno, Aldo Silvani, Gino Cavalieri, Piero Palermini.
Produzione: Lux Film - Pao.
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