Nazione: Italia
Anno:
Durata: 50'


L'ultimo lavoro fatto con Gianni. C'eravamo persi (invece la voce, la sua voce, era lì, celata alla nostra distrazione da "un'altra pista") la sua traduzione in voce di buona parte della lunga impossibile (definirla così) "intervista" con Paradjanov registrata in video durante la Mostra del Cinema del 1988 a Venezia, e pochi mesi fa era tornato a prepararci i sottotitoli.
Settembre 1988 al Des Bains, la stanza d'albergo di Paradjanov (che non aveva tempo e poi ne aveva troppo) sembrava di volta in volta enorme e piccolissima, come in un film dei Marx. Conteneva due intervistatori di "Libération", un fotografo belga con un'altra fotografa e assistente, due o tre amici di Paradjanov (un altro andava e veniva dal bagno), tre persone della nostra troupe RAI, Gianni e io, un telefono sempre in linea. E Paradjanov continuava a attraversarla in qua e in l`, a scarti più che a scatti, svelando cimeli portati lì per scambio o vendita impossibile, per omaggio affettuoso a "amici" italiani ("Dov'è Fellini?" gridava "Dov'è 'tanina' Guerra, dov'è la Masina, dov'è Mastroianni", e chiedeva ogni cinque minuti se poteva avere una cassetta di Amarcord o de La nave va, prima di partire). Trovarobato, antiquariato come da tradizione paterna e da sua leggendaria abitudine alle cose antiche non necessariamente curatissime o rarissime, per il gusto del tempo solidificato, conservato, ucciso, tramandato in esse. Noi cercavamo notizie, titubavamo domande, Gianni bofonchiava a volte traducendo mie richieste, impossibili, Paradjanov trovava sempre un'altra cosa per le proprie mani e per le nostre, incoronava Buttafava con drappi antichi, mi regalava una camicia grigia della milizia e una stella con falce e martello. Cercavamo le parole e trovavamo icone e pendagli, coseimmagini che Paradjanov mostrava freneticamente, cominciando a raccontare storie subito interrotte o ricordando "questa l'ho usata in Suram".
Gianni, amico e "gratuito", stava a tutti i giochi di quell'incontro privato e affollato, seguito dalla telecamera con difficolt` spericolata, eccitato come tutti noi lì e insieme ahimè perfino "professionale", fedele al nostro obiettivo. Alla fine Paradjanov ci invitò con calore per il gennaio dopo, sul set del suo film da Lermontov, poi iniziato e mai terminato. A Gianni brillavano gli occhi, quelli di Paradjanov erano a ogni istante incredibilmente lucenti. È solo per quella luce, per la vitalit` di quelle due persone, un amico, un regista amato, che non riesce a sembrarmi mortuario tornare ancora (e cercare di "montarla"? Ma no: "lasciarla" tutta) sul video di quell'incontro, di quella lunga immostrabile conversazione gi` tante volte scheggiata e riusata sempre a brevissimi pezzi (e di fatto in gran parte inedita). Documento di una situazione rara nel l'affollamento da festival, e della solarit` quasi ossessiva e triste di Paradjanov, di quella vitalit` esibita che quasi imbarazzava e di cui l'imbarazzo resta: oppure oggetto di paradjanoviano "antiquariato", se volete. Imbarazzato, (e) forse (per essere) "ancora vivo", mi piace far rivedere Gianni, con la sua doppia voce, italiana e russa, con la sua curiosit` inesausta. Infatti, la sua voce era di gi` su un'altra pista.

Enrico Ghezzi

Cast

& Credits

durata 50 minuti
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